Tangentopoli cinese, prima vittima di Francesco Sisci

Tangentopoli cinese, prima vittima Tangentopoli cinese, prima vittima Suicida il vicesindaco di Pechino, tremano altri vip PECHINO NOSTRO SERVIZIO Per trovare un altro leader politico cinese che si uccide bisogna andare indietro di oltre vent'anni, tra la metà e la fine degli Anni Sessanta, quando le guardie rosse agli ordini di Mao perseguitavano i burocrati del partito. E già solo questo parallelo è inquietante per i pechinesi che, con un passa parola rapidissimo, hanno appreso del suicidio, venerdì 7, di Wang Baosen, vice sindaco della capitale, coinvolto, secondo le voci di qui, in quella Tangentopoli cinese che promette di rivoltare come un calzino la classe dirigente del Paese dopo Deng. Wang si è sparato un colpo di pistola in testa, in campagna, alla periferia di Pechino. Un funzionario del municipio non ha negato ma ha detto: «Non ho ancora -ricevuto questa notizia». Wang Baosen aveva 60 anni e una carriera un po' bizzarra alle spalle. Era stato rapidamente promosso solo negli ultimi anni nel governo cittadino. A 56 anni, il 15 maggio '91, all'età in cui funzionari del suo rango vanno quasi in pensione, era stato nominato secondo vice sindaco; il 17 dicembre '92 era entrato nell'ufficio politico del pc di Pechino e qualche mese dopo, il 5 febbraio '93, aveva assunto anche la guida dell'importante Commissione di pianificazione economica municipale. Wang negli ultimi tempi si occupava prevalentemente dell'industria. A 65 anni avrebbe dovuto ritirarsi. Ma Wang appare l'ultima, più eccellente vittima di una già lunga catena di persone arrestate, fermate, indagate: tutte accusate del peccato capitale della Cina di adesso, «crimini economici», formula dal senso molto vago ma che indica ogni tipo di corruzione e concussione. Il mese scorso 5 importanti funzionari del Comune di Pechino sono stati fermati e interrogati a causa' del loro coinvolgimento in una oscura storia di licenze edilizie. Tra di loro c'erano persone che lavoravano alle dirette dipendenze del segretario del partito della capitale Chen Xitong, del sindaco Li Qiyan e del primo vice sindaco Zhang Baifa, responsabile per l'urbanistica. E nei segnali politici di queste parti, mandare i poliziotti dai sottoposti significa minare la posizione dei superiori. Secondo voci pechinesi il destino di Chen Xitong è segnato. Prima ancora, a febbraio, era stato arrestato Zhou Beifang, il presidente di una consociata con base a Hong Kong della più grande acciaieria della capitale, la Shougang. Suo padre, Zhou Guanwu, era presidente della Shougang e s'è dimesso dalla carica, ufficialmente per motivi di età, negli stessi giorni dell'arresto del figlio; era un grande amico del massimo leader del Paese, l'ormai morente Deng Xiaoping. Subito dopo sono stati messi sotto inchiesta almeno dieci funzionari del ministero del Commercio interno, tra cui i presidenti di due società del ministero stesso. Il ministro del Commercio interno Zhang Haoruo è stato trasferito a fare il vice responsabile della Commissione di ristrutturazione economica dello Stato. Anche per loro l'accusa era crimini economici. Ma i contorni dell'intera vicenda restano sfuggenti. Più volte negli ultimi mesi i màssimi dirigenti del pc hanno detto che combattere la corruzione montante è questione di vita o di morte per il partito. Allora perché la stampa ufficiale non pubblica queste storie? Proverebbe la determinazione del governo in tale lotta. Cosisi fa largo il sospetto che dietro la corruzione si agiti anche un'importante lotta politica, per la successione a Deng. Francesco Sisci Il leader cinese Deng Xiaoping

Persone citate: Chen Xitong, Deng Xiaoping, Mao, Wang Baosen, Zhang Baifa, Zhang Haoruo, Zhou Beifang, Zhou Guanwu

Luoghi citati: Cina, Comune Di Pechino, Hong Kong, Pechino