Il pronipote di Mazzini ha scelto i progressisti

Il pronipote di Mazzini ha scelto i progressisti Il pronipote di Mazzini ha scelto i progressisti PBARI OSTO che in tempi calamitosi è difficile parlare di margherite, partiamo subito dal caso Bari e togliamoci il pensiero. Lei come la vede, professore? «Allora, facciamo pure finta li esserci svegliati dinanzi a u a montagna d'immondizia. Facciamo finta, dico, visto che quando il latte scorreva a fiumi nessuno fiatava. A questo punto però che facciamo? Restiamo a farci soffocare dal puzzo, lasciamo che un'in'era comunità s'immiserisca nel gicjo al massacro? Saliamoci, invece, su questa montagna perché forse dalla cima si guarderà più lontano. E cominciamo a pensare alla Puglia in termini di buonavita organizzata. Perché di malavita, sa, ne abbiamo più che abbastanza mentre invece questa regione ha potenzialità'straordinarie...». L'immagine sarà pure un tantino repulsiva, ma JGK è fatto così, tanto sofisticato nel pensiero quanto pronto a renderlo in termini spessi e immediati. Proprio come il suo maestro. Che non è, come si potrebbe penare, uno degli illustri meridionalisti del passato ma un certo John Maynard Keynes. Il professor Luigi Ferrara Mirenzi, 56 anni, tre figli, candidato del dopo-alluvione per tutti, ma proprio tutti i progressisti pugliesi si porta dietro quest'etichetta da vent'anni. Dai tempi in cui, inascoltato, come docente di economia politica tentava di fare della Regione Puglia qualcosa di decente, o almeno di diverso dall'ufficio titoli del Pusp, il trasversalissimo Partito Unico Spesa Pubblica. Non riuscì e se ne andò. E da allora combinandosi al nomignolo amicale (Gigetto) quell'originale impasto di cultura e familiarità, alta teoria e senso pratico che esprime l'uomo, è sfociato nell'acronimo attuale dove «Geigikei» sta per John Gigetto Keynes. • Si potrebbe ritenere che la cosa mascheri intenti derisori, invece no. Domandi in giro e tutti, proprio tutti, tracciano di Ferrara Mirenzi l'identico ritratto. Persona per bene, come peraltro il suo rivale Distaso. Cattolico, accademico. Esperto di programmazione. L'unico che in tempi non sospetti ebbe la forza di andarsene dalla de sbattendo la porta. «Sa com'era, allora... Nel '76, come responsabile della programmazione alla giunta regionale, presentai un documento intitolato "Programma per un impegno comune". Vuole vederlo?». No, grazie. Lo potrebbe riassumere? «Semplice: il bilancio di quell'anno "sforava" di 81 miliardi, ed io misi per iscritto che cosi le cose non potevano continuare. Dicevo più o meno: se la Regione dà i libri gratis chi curerà la manutenzione delle scuole? Che senso ha distribuire medicine a tutti se gli ospedali crollano? Fissare un prezzo politico per i trasporti se gli autobus vanno in pezzi?». La risposta? «Bravo, bravissimo. Quell'anno si falcidiarono le previsioni di spesa ma nella parte programmatica il documento -estò lettera morta: c'era scritto cosa fare, con che tempi e con quali mezzi. Due anni dopo con due colleghi approntammo un secondo documento. 1978: "Opzioni programmatiche per il piano regionale di sviluppo e assetto del territorio". Ce l'ho qui: le interessa?». Meglio saltare alla conclusione. Anche quel progetto cominciò a rimbalzare fra un ufficio e l'altro, Ferrara Mirenzi prende cappello, saluta tutti e cambia ruolo. «Mi resi conto allora che a biliardo si può giocare solo se esistono le sponde». Fino all'altro ieri delle «sponde» John Maynard Ferrara ha continuato a fare a meno. Anni da splendido isolato (o come ama dire, da «perdente di successo»). Consigliere indipendente al Comune, poi assessore, unico oppositore ai inega progetti edilizi, pezzetto di zenzero nella marmellata. E ancora, fervente cattolico («dopo aver assistito alla morte dolcissima di mia madre»), pronipote di mazziniani, docente alla Pontificia Università Teologica del Meridione, amico di Ardigò e Ruffìlli, studiose all'Università, all'Eni, allo Iasm, convinto che nella vita si debba «anzitutto seminare». Com'è che allora, candidandosi, adesso cerca di raccogliere? «Io la vedo abbastanza semplicemente: in Italia esistono posizioni di destra, ma un pensiero di destra ancora non c'è. Dunque da che parte avrei potuto schierarmi? Su quali altre posizioni è possibile (non dico facile) armonizzare programmazione e solidarietà, preminenza dell'uomo sulla produzione ed buon uso delle risorse?». Perdoni, ma questo lo dicevate anche prima. «Lo dicevate, chi? Anzi, per meglio "'"^» 'A dire: io che cacchio c'entro con quelli di prima? Ed anzi, tanto per salire in cima a quel cumulo di spazzatura, domando: può avere qualche senso questa politica da Far West? Altro che "non sparate sul pianista": qui si sta sparando a raffica su pianisti e pianoforte, col rischio che fra un po' l'orchestra potrebbe cambiare ma la musica sarebbe la stessa». Di Romano Prodi il nostro professore è amico, molto amico. Gli rassomiglia perfino, in versione più magra. La differenza risiede nello iato fra bonomia emiliana e «cazzimma» pugliese. «Provi a fare una ricognizione fra quanti, in Puglia, dicono di rappresentare il nuovo e adesso stanno a destra. Non sapevo che la via di Damasco passasse per Monopoli. Comunque, ritroverà gran parte della gente che alla Regione mi diceva "bravo, bravo" e poi gettava i programmi nel cestino. Li guardi, ma chi sono? Il grande riferimento è Clemente Mastella: proprio lui, il capo della segreteria di De Mita, il cerimoniere di piazza del Gesù. Vogliamo far vincere la scuola di Ceppaloni? Quella che ha tentato di dire alla Lega: voi gestite la ricchezza del Nord, che la povertà del Sud ce l'amministriamo noi?». Per spiegarmi le difficoltà della Puglia il professore ha impugnato un compasso: «Faccia la prova su una cartina geografica: fra il Nord ed il Sud della Regione, fra Poggio Imperiale e Capo Leuca, c'è la stessa apertura, la stessa distanza che separa Torino da Venezia. Può essere sufficiente a capire quanto assurdo sarebbe tralasciare le particolarità, pure nell'ambito di una seria politica comune?». E, da Poggio Imperiale a Capo Leuca, Luigi Ferrara Mirenzi continua come una trottola in incontri con impiegati cattolici, braccianti di Rifondazione, pidiessini di varia estrazione e pugliesi senza specifiche. E confida: «Vorrei, .trovare, ogni tanto, uno che mi dicesse: io voto a destra perché voi siete sporchi, mi schiero coi puliti e vi spiego perché. Ce ne fosse uno...». Giuseppe Zaccaria Il leader del centro-sinistra: «No al Far West» Il candidato del Polo: «Sono fuori dalla politica» in Italia esistono posizioni di destra, ma un pensiero di destra ancora non c'è. Dunque da che parte avrei potuto schierarmi? Su quali altre posizioni è possibile (non dico facile) armonizzare programmazione e solidarietà, preminenza dell'uomo sulla produzione ed buon uso delle risorse?». Perdoni, ma questo lo dicevate anche prima. «Lo dicevate, chi? Anzi, per meglio "'"^» 'A ogni tanto, uno che mi dicesse: io voto a destra perché voi siete sporchi, mi schiero coi puliti e vi spiego perché. Ce ne fosse uno...». pGiuseppe Zaccaria II alla Facoltà di economia e commercio. Ho 58 anni ed è la prima volta che mi candido. Credo che tutta la società, e soprattutto qui, in questo momento di tanta bufera, debba impegnarsi in prima persona. Vi stati i miei figli à'convincermi». Corteggiato e preso: sarai tu il Presidente della Regione, gli altri non hanno speranze, «così dicono». Ma perché proprio lei, Professor Matthau? «Forse perché in dicembre ho pubblicato un libro bianco sulla città con il gruppo "Amici di