Falsi Br segreto di Stalo di Giovanni Bianconi

Lo 007 del Sisde ai magistrati: «Non posso rispondere». L'operazione fu ideata da Parisi? Lo 007 del Sisde ai magistrati: «Non posso rispondere». L'operazione fu ideata da Parisi? Falsi Br, segreto di Stalo E i giudici chiedono aiuto a Ditti ROMA. «Non posso rispondere, è una vicenda coperta dal segreto di Stato». Seduto davanti ai giudici di Roma e di Perugia, lo 007 non ha dato altre spiegazioni: sull'«operazione Vola», i falsi volantini delle Brigate rosse confezionati dal Sisde nel 1981, non può parlare. Il verbale d'interrogatorio s'è chiuso in fretta, con quelle tre parole dell'ex-funzionario del Sisde: segreto di Stato. Ma altrettanto in fretta è arrivata la contromossa dei magistrati; dalle Procure di Roma e di Perugia sono partite due lettere indirizzate al presidente del Consiglio, I^mberto Dini, con la richiesta di rimuovere quell'ostacolo frapposto alle indagini su tre «casi» ancora misteriosi: l'omicidio Pecorelli, la morte di Calvi, i restroscena del sequestro Moro. Di quei comunicati terroristici fabbricati dal Servizio segreto civile i magistrati sanno ancora troppo poco. Ne ha parlato l'excapitano del Sisde Raffele Vacca, a suo tempo «postino» di due falsi volantini, che ha riferito di aver ricevuto ordini dai superiori; e ne ha parlato il funzionario (ora temporaneamente sospeso dal Servizio) Mario Fabbri, che ha passato tre settimane in carcere per aver reso false dichiarazioni al pm perugino Fausto Cardella, titolare dell'inchiesta sul delitto Pecorelli, sui suoi contatti con alcuni boss della banda della Magliana. Da quella e da altre deposizioni è venuto fuori il nome dell'allora vice-direttore del Sisde Vincenzo Parisi (divenuto poi direttore e successivamente capo della polizia, scomparso tre mesi fa) come ideatore dell'«operazione Vola», andata avanti tra la primavera e l'estate dell'81, in pieno sequestro Cirillo. Ma quando è toccato a chi avrebbe materialmente predi- sposto il testo dei falsi comunicati brigatisti, il testimone - responsabile dell'ufficio analisi del Servizio per il terrorismo rosso ha opposto il segreto di Stato. I magistrati volevano sapere con esattezza di quali volantini si tratta, chi li ha confezionati materialmente, i criteri ispiratori dell'operazione, ma è arrivato il diniego previsto dall'articolo 202 del codice di procedura penale, quello che obbliga i pubblici ufficiali a non deporre «su fatti coperti dal segreto di Stato». Lo stesso articolo però dice che l'autorià giudiziaria può chiedere al presidente del Consiglio di rimuovere il segreto, e così Cardella e i suoi colleghi romani Ionta, Salvi e Vardaro (titolari delle inchieste su caso Moro e omicidio Calvi) hanno interpellato Dini, che dovrà rispondere entro sessanta giorni. Se il capo del governo non confermerà il segreto, «il giudice - recita il codice - ordina che il testimone deponga». La richiesta dei magistrati a Dini è articolata, e nelle due lettere si spiega al capo del governo quali veli si intendono sollevare con le tre inchieste collegate. In particolare, le due Procure vogliono accertare se per caso il falsario a cui il Sisde si rivolse nell'81 non sia lo stesso che nel 1978 confezionò il falso «comunicato numero 7» delle Brigate rosse, quello che annunciava l'avvenuta esecuzione di Moro e che indicava nel lago della Duchessa il luogo dove era stato gettato il cadavere. Quel falsario era Tony Chicchiarelli, un malavitoso romano in contatto sia con Pecorelli che con la banda della Magliami, autore di una rapina multimiliardaria alla Brink's Sekurmark nel marzo del 1984 e assassinato sei mesi dopo. Un intreccio di vicende torbide e mai chiarite. su cui la rimozione del segreto potrebbe invece aiutare a far luce. Un'eventuale conferma del segreto da parte di Dini, invece, potrebbe far arrivare il caso alla Corte costituzionale, perché un'altra legge, quella del 1977 che ha riformato i Servizi segreti istituendo Sisde e Sismi, precisa che «in nessun caso possono essere oggetto di segreto di Stato fatti eversivi dell'ordine costituzionale». Qui ci sono di mezzo il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro, ma anche il rapimento di Ciro Cirillo se è vero che uno dei falsi comunicati - quello confezionato e diffuso nel luglio del 1981, attribuito al «Fronte carceri» delle br - riguardava proprio il sequestro dell'assessore regionale della Campania. All'inizio di quella vicenda giocò un ruolo pure il Sisde, ma l'allora vice-direttore Parisi (indicato oggi come l'ideatore dei falsi volantini) disse che dopo la prima fase, le indagini segrete furono condotte solo dal Sismi. Giovanni Bianconi

Luoghi citati: Campania, Perugia, Roma