Politica e leggenda vanno al ristorante di Raffaella SilipoIndro Montanelli

Politica e leggenda vanno al ristorante Tra presente e passato la «Guida ai locali storici d'Italia»: Prodi, come il Vescovo, dal Greco Politica e leggenda vanno al ristorante // caffè amato da Pertini e l'Hotel dove tramava Gelli TESTIMONI D'ITALIA LA storia abita queste stanze, si siede intorno a questi tavoli, guarda da dietro queste finestre. Il Caffè amato da Sandro Pertini e quello preferito da Cesare Battisti, l'Hotel dove tramava Licio Gelli e quello che vide la firma dell'armistizio tra Hitler e la Francia... locali d'elite, dove, tra stucchi e giardini, si uniscono, bizzarramente, il nuovo e l'antico: e trattati di pace, dichiarazioni di guerra, alleanze decisive, convivono accanto a Tangentopoli, alle vacanze dei vip, alle polemiche quotidiane. E' un pezzo non tanto piccolo di storia patria, quello che si scopre leggendo la «Guida ai locali storici d'Italia 1995», raccolta di 151 tra alberghi, caffè e ristoranti doc, alla luce degli avvenimenti attuali. Scopo del volumetto, pubblicato dall'Associazione locali storici d'Italia, è di «valorizzare il turismo culturale nei luoghi dove sono stati scritti capitoli gloriosi della storia e del nostro Paese». Luoghi tutt'altro che morti: la storia va avanti, e lo- ro si aggiornano. Emblematico il caso dell'Hotel Villa d'Este di Cernobbio, sul Lago di Como, un tempo teatro di romantiche vicende: la misteriosa Wally Simpson venne scoperta proprio in quei giardini con il Duca di Windsor, che per lei rinunciò al trono. Oggi è invece meta del summit economico mondiale: qui Antonio Di Pietro ha fatto la sua prima uscita «politica», la proposta per uscire da Mani Pulite foriera di tante polemiche. All'Hotel Miramare di Casti- glioncello, nell'agosto 1944 gli artefici della Liberazione in Italia, il Generale Clark e Winston Churchill, sedettero attorno un tavolo apparecchiato in giardino. Lo stesso giardino assai amato da Giovanni Spadolini. All'Antico Caffè Greco di Roma passavano Listz, Bizet, Gogol, Wagner, Goethe, Casanova e Stendhal. E se un Cardinale siede al Greco, leggenda vuole che sarà Papa. Chissà se è per questo che Romano Prodi lo ha scelto per il suo battesimo politico romano. Gli studenti di Padova li ha incontrati al Pedi-occhi, detto da Stendhal «le meilleur café d'Italie». A Torino, invece, Casanova andava a mangiare al Ristorante del Cambio, frequentato poi da Rattazzi, Lamarmora, Depretis e soprattutto il Conte di Cavour. Oggi il salotto subalpino riceve tutti i vip in visita alla città. E all'Hotel Turin Palace han convissuto Maria José, ex regina d'Italia, e i Rolling Stones. Assai «cruente» le vicende dell'Hotel La Palma, il più antico di Capri: qui August Kopisch descrisse le bellezze della Grotta Azzurra. Un'estate fa, di fronte ai suoi cancelli è avvenuto «lo schiaffo di Anagni della Prima Repubblica». Una vecchietta ardila spula addosso all'ex ministro della Sanità De Lorenzo: «Io pago o' tichette e tu ti arrobbe i sorde, mariuolo!» Famoso anche perché frequentalo da Sandro Pertini quando era direttore del «Lavoro Nuovo» è il Caffè Mangini di Genova. Proprio all'ex Presidente della Repubblica è dedicata una saletta interna del locale. Sempre a Genova c'è la più famosa confetteria d'Italia, la Romanengo, che recentemente ha fatto un omaggio al presidente Scalfaro. A Milano l'Antica Trattoria della Pesa è una delle ultime, gloriose osterie: locale prediletto da Mondadori, Longanesi, Rizzoli, poi assiduamente frequentato da Montanelli e Pasolini. Il presidente del Senato Carlo Scognamiglio, grande appassionato di lirica, si ferma spesso al ristorante Savini, tappa d'obbligo per il dopo-Scala, già ai tempi di Giuseppe Verdi. E Roma? La «Basilica Taberna Ulpia», che si affaccia sui mercati traianei, deve buona parte della sua fama a Mussolini che li si racconta avesse un passaggio segreto per Palazzo Venezia. Mentre all'Hotel Excelsior, splendido contenitore di Belle Epoque, simbolo della Dolce Vita Anni 60, aveva fissa dimora e «riceveva mezzo mondo» il Maestro Venerabile Licio Gelli. «Lo rivedo ancora - raccontava Angelo Rizzoli - nella sua stanza che dice: ti ci vuole un managerre». Le glorie del passato e le tensioni del presente si stemperano, resta la bellezza senza tempo dei luoghi e un insegnamento sussurrato tra il gelsomino e la cannella del Ristorante pasticceria Charleston Mazzara di Palermo, dove Tornasi di Lampedusa ideò il «Gattopardo»: «Bisogna che cambi tutto, perché non cambi nulla». Raffaella Silipo Palermo, al Charleston Mazzara Tornasi ideò il «Gattopardo» Al Turin Palace han convissuto Maria José, ex regina d'Italia con i Rolling Stones Il presidente Scalfaro e Indro Montanelli