Continua la lenta agonia delle pellicole

Continua la lenta agonia delle pellicole Continua la lenta agonia delle pellicole Già perduta quasi la metà dei film girati prima del 1950 PROPRIO mentre festeggia il suo centesimo compleanno, il cinema sta morendo. Non si tratta solo della diminuzione degli spettatori e delle sale e delle nuove tecnologie dell'immagine. Le pellicole impressionate da Lumière e Meliés, sino a Fellini e Welles, si stanno decomponendo. Vincent Pinel, uno studioso francese, afferma che sono scomparsi il 60 per cento dei lungometraggi muti e il 25 per cento di quelli sonori. Da una stima approssimata, la perdita dell'intera produzione mondiale fino alla prima metà del secolo tocca il 50 per cento. E più il tempo passa, più le pellicole muoiono, di un'agonia lenta e inesorabile. «Nitrate can't wait», il nitrato non può aspettare, dice un motto diffuso nelle cineteche: il principale indiziato per la fine della decima arte è il nitrato di cellulosa usato nella produzione delle pellicole. Thomas Alva Edison, il geniale inventore americano, aveva brevettato nel 1887 il kinetosco¬ lorazione brunastra, l'emulsione diventa appiccicosa. Se si svolge la pellicola, si possono staccare porzioni di sali d'argento, compromettendo l'immagine. Il tutto accompagnato da un odore caratteristico, che ormai permea molte cineteche. Con il deterioramento aumentano anche i rischi di incendi: una pellicola in perfette condizioni brucia a 170°, mentre la temperatura di infiammabilità di un film in decomposizione scende a 41°. La pellicola muore con la formazione del «miele nitrico», una materia molle, schiumosa, color miele, dall'odore molto acre, che solidifica in una massa compatta: questo è il film al suo stadio terminale.. Le migliori condizioni per conservare un nitrato, consigliate dalla Fiaf (Fédération Internationale des Archives du Film), prevedono il controllo di temperatura (tra 2 e 4°), di umidità (dal 40 al 60 per cento) e ventilazione dei locali. Una soluzione ideale è quella di ospita¬ re i film in grandi celle frigorifere, in contenitori di alluminio, non chiusi ermeticamente ma dotati di fori per l'uscita dei gas che il nitrato inevitabilmente produce. Le cineteche spesso ristampano i film su supporto ininfiammabile (Safety) in triacetato di cellulosa. In questo caso, il pericolo si chiama «vinegar syndrome», sindrome dell'acetato, per il fortissimo odore acidulo emanato. Il processo di decomposizione delle pellicole in acetato di cellulosa è molto simile a quello del nitrato: la pellicola diventa fragile e tende ad accartocciarsi. Al limite estremo, dei film resta solo una manciata di trucioli trasparenti. Il grido d'allarme è stato lanciato qualche anno fa da uno studio di James Reilly per conto dell'Image Permanence Institute di Rochester. Tutti i film, quelli dell'epoca del muto ristampati ma anche quelli prodotti dopo il 1950, rischiano una morte lenta. Tra i fumi dell'aceto, [g. v.] pio, un apparecchio per la visione individuale di immagini in movimento. Per girare i suoi film aveva bisogno di un supporto resistente e flessibile su cui stendere l'emulsione fotografica. Usò la celluloide, prima sostanza plastica della storia, sintetizzata dai fratelli Hyatt già nel 1868. Come capita talvolta, la scoperta fu casuale, perché John Wesley stava cercando un sostituto dell'avorio per produrre palle da biliardo. La celluloide, costituita da una miscela di nitrocellulosa con canfora, era proprio il materiale che Edison stava cercando. Resa liquida, veniva stesa su ampie superfici di vetro e si solidificava, dopo l'evaporazione della canfora, in una pellicola trasparente e flessibile. A questo punto si stendeva l'emulsione fotografica su un sottilissimo substrato adesivo in gelatina. I fogli venivano poi tagliati in nastri di vari larghezza: la pellicola vera e propria. Il supporto dell'emusione è sempre stato di celluloide, e quindi di nitrati di cellulosa. Pur avendo buone proprietà fisiche (plasticità) e ottiche (trasparenza), il nitrato ha un limite: l'infiammabilità. Proprio per i grossi rischi di infammabilità, negli Anni 50 il nitrato di cellulosa è stato poi sostituito dal meno pericoloso acetato di cellulosa o, in certi casi, dal poliestere. Ma il problema del nitrato non è solo l'infiammabilità. Fin dal momento della produzione della pellicola si avvia un processo di decomposizione inesorabile. Anche nelle migliori condizioni di conservazione (temperature basse e buona ventilazione), il supporto in nitrato sviluppa diversi gas, in particolare anidride nitrosa che, combinata con l'acqua contenuta nel substrato di gelatina e con l'aria, produce acido nitroso e acido nitrico. Sono questi acidi che corrodono i sali d'argento dell'emulsione, portando alla perdita progressiva dell'immagine. Il supporto assume una co¬

Persone citate: Fellini, Hyatt, James Reilly, John Wesley, Thomas Alva Edison, Vincent Pinel, Welles

Luoghi citati: Rochester