KAROL WOJTYLA I segreti di una papa

Tra interviste e documenti riservati un giornalista ricostruisce la vita, dall'infanzia in Polonia al Vaticano In anteprima mondiale alcuni brani della biografìa di Giovanni Paolo II che sta per uscire in America KAROL WOJTYLA d J/ segreti di un Papa il N giorno il Papa, quando seppe che Tad Szulc voleva scrivere un libro sulla sua vita, gli disse in polacco: «Una biografia deve essere qualcosa più che un insieme di date, fatti, citazioni. Deve comunicare il cuore di ima persona, il suo animo, i suoi pensieri». Con questo viatico, Szulc, ex giornalista del New York Times (e giudicato molto autorevole in Vaticano) si è dedicato al monumentale Papa Giovanni Paolo II. La biografìa, appena uscita in America da Scribner. E' una dettagliatissima storia del Pontefice che restituisce un'immagine appassionata e poliedrica del 264" successore di Pietro, diviso tra profondo misticismo e lucido pragmatismo politico, tra un viscerale attaccamento all'anima e alla storia polacca e le aspirazioni di una Chiesa universale. Dall'adolescenza in Polonia al Vaticano, emerge l'immagine di un uomo di coraggio, coerenza e carisma, sempre pronto a combattere per il bene della Chiesa, mantenendosi equamente distante dai due nemici della modernità: l'ateismo comunista e il capitalismo aggressivo. Il giornalista ha compulsato centinaia di scritti e intervistato protagonisti della storia mondiale, leggendo documenti top secret che gettano una luce inedita su eventi cruciali. Del tutto nuova, per esempio, è la notizia che Wojtyla sia stato il ghost writer di Paolo VI per l'enciclica Humanae Vitae, sulla contraccezione. Si scopre che i comunisti polacchi, con ingenuità e scarsa preveggenza, favorirono la nomina di Wojtyla a vescovo. Vengono rivelati retroscena sconosciuti su un piano del Kgb per neutralizzare il Papa, e poi i particolare della triangolazione segreta con Jaruzelski e Gorbaciov per la transizione alla democrazia nell'Europa dell'Est; .l'impegno personale di Wojtyla, da sempre «amico degli ebrei», per stabilire relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Israele; lo «strano» ruolo della Cia nelle indagini sull'attentato. Pubblichiamo, in esclusiva mondiale, alcuni brani dal volume di Szulc. Bruno Ventavoli / seg La cantonata dei polacchi I comunisti polacchi, verso la fine degli Anni 60, pensavano di poter dividere la Chiesa, innescando rivalità tra Wojtyla e il primate Wyszynsky, commettendo un clamoroso errore di valutazione sulla personalità del futuro pontefice. Ecco, per la prima volta, il racconto dello strano caso, ricavato dai documenti della polizia segreta polacca: «Curiosamente i comunisti si erano formati un'idea di Karol Wojtyla molto differente da ciò che egli rappresentava quando raggiunse la sua posizione di potere nella Chiesa polacca nel 1967. Sebbene fosse stato vescovo e arcivescovo per nove anni, essi sembravano ancora incapaci di comprenderlo correttamente. Di conseguenza, intrapresero una campagna per dividere lui e il Primate Wyszynsky, senza tuttavia essere convinti che avrebbe ottenuto successo. L'opinione del regime su Wojtyla era espressa in un documento della polizia segreta polacca, datato 5 agosto 1967 - cinque settimane dopo che era diventato cardinale intitolato «La nostra tattica nei confronti del cardinal Wojtyla e di Wyszynsky». Il documento di cinque pagine è stato ritrovato negli archivi del quartier generale della polizia segreta dopo la fine del comunismo. Offre un affascinante colpo d'occhio sulla mentalità del regime. Ecco alcuni brani: «Per valutare i due cardinali occorre considerare i tratti del loro carattere, l'ambiente sociale dal quale provengono, i gradi di carriera nelle gerarchie ecclesiastiche... II cardinale Wyszynsky è cresciuto in una famiglia di servi della Chiesa. Nell'opinione del clero, questi sono considerati un tipo di persone inferiori, e questo marchio pesa ancora su di lui... In parecchie occasioni "prendersi la rivincita sul clero" era per lui un "principio di compensazione" freudiano... Il suo clericalismo estremo e il culto del marianesimo affondano radici nella sua atmosfera casalinga... Egli ha costruito la sua carriera scientifica sulle attività anticomuniste e su scritti anticomunisti che nel 1948 sono risultati decisivi per la sua nomina a vescovo... Per un verso, il Vaticano aveva bisogno di un vessillo per la sua crociata anticomunista in Polonia, per l'altro verso le forze reazionarie in patria e all'estero avevano bisogno di creare un'opposizione legale, e non esisteva un candidato con esperienza maggiore della sua...". (...) «Il cardinal Wojtyla, invece, godeva di molto più rispetto da parte della polizia politica: "Proviene da una famiglia dell'intelligencija, da un ambiente religioso, ma non devoto. Ha studiato all'Università Jagelloniana e ha avuto contatti con giovani di sinistra... Durante la Seconda guerra mondiale ha fatto l'operaio in un'industria chimica di Cracovia che aveva una considerevole tradizione nel movimento dei lavoratori. Ha scalato i gradi della gerarchia ecclesiastica non grazie al suo anticomunismo, bensì grazie ai suoi meriti intellettuali (i suoi lavori sulla moralità cattolica e sull'etica, come Amore e responsabilità, sono stati tradotti in molte lingue)". «La polizia serbava altri complimenti segreti per Wojtyla: "Si può dire senza ombra di dubbio che sia uno dei pochi intellettuali nell'episcopato polacco. Coniuga abilmente - a differenza di Wyszynsky - la religiosità tradizionale del popolo col cattolicesimo intellettuale, sapendo come migliorare entrambi... Non si è mai impegnato in attività apertamente anti-statali. Sembra che la politica sia la sua qualità più debole; è sovra-intellettualizzato... Manca di qualità organizzative e di leader, e questa è una debolezza nei confronti del rivale Wyszynsky..."». Un mistero del Conclave «L'intrigo prese vigore mercoledì 11 ottobre, tre giorni prima del Conclave. Una quindicina di cardinali dell'Europa occidentale e del Terzo Mondo si erano riuniti discretamente, la sera, al Seminario Francese di via Santa Chiara, un imponente edificio nel centro di Roma, per mettere a punto una strategia anti-Siri. Tra questi, due erano francesi, due italiani, due canadesi, un inglese, uno belga, due brasiliani, due africani e un coreano. Tutti estremamente influenti nel collegio. Ma questo gruppo non stava ancora pensando a un papa non italiano. Erano preparati per schierarsi con Benelli, o in alternativa, col cardinale Ugo Poletti, Vicario di Roma, o col cardinale Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano. Non erano ancora pronti a rompere la tradizione del papa italiano. Ma due cardinali "chiave", che non avevano assistito agli incontri del Seminario Francese, stavano già pensando a un papa non italiano, e in special modo a Karol Wojtyla. «Si trattava di due suoi vecchi amici, il cardinale Kònig di Vienna e il cardinale Krol di Philadelphia, i figli della Polonia (entrambi i nomi significano "re"). Sebbene le loro politiche divergessero - Kónig era un "progressista" e Krol un "conservatore" - essi erano d'accordo sul fatto che Wojtyla fosse l'uomo giusto. Kónig credeva che la Storia fosse ormai giunta a un punto tale in cui la Chiesa avrebbe potuto essere salvata solo dall'«Est» europeo perché la civilizzazione occidentale era in decadenza - una visione che condivideva con Wojtyla mentre Krol era enormemente impressionato dalla giovanile energia del polacco e dalla sua profonda spiritualità. «Nel 1993, ricordando il con- clave, Krol ha dichiarato che molti cardinali europei, incluso se stesso, erano profondamente disturbati dalla situazione politica italiana, soprattutto dagli scandali finanziari e di governo sui quali aleggiava l'ombra misteriosa della loggia massonica P2. Gli scandali avevano offuscato l'immagine dei maggiori leader italiani e sfiorato la Curia romana. "Alcuni cardinali ha detto Krol - pensavano che un papa non italiano sarebbe stato la soluzione migliore per allontanarsi da quella situazione... Sentivano che un papa non italiano sarebbe stato un vantaggio per la Chiesa". Krol, a quanto si sa, è stato l'unico cardinale a riconoscere pubblicamente che la questione della P2 abbia influenzato la decisione finale dei cardinali stranieri in favore di un non italiano - e gli stranieri avevano la maggioranza nel collegio. Questo fu uno dei grandi segreti del Conclave». La campagna di Mosca «Secondo i documenti ottenuti nel '94 dagli archivi del Comitato centrale del partito comunista sovietico a Mosca - e finora mai svelati - la segreteria del Comitato centrale approvò il 13 novembre 1979 un documento in sei punti, «Decisione di lavorare contro le politiche del Vaticano in relazione con gli Stati socialisti». La «Decisione» venne redatta in una riunione del 5 novembre costituita da un gruppo di lavoro di otto persone, tra cui Victor Chebrikov, poi vicepresidente del Kgb sotto Andropov, Pantaleymon Ponomarenko, un veterano della diplomazia presso il Dipartimento informazioni della Secretariat, e Leonid Zamiatin, direttore generale della Tass. Il documento finale della «Decisione» venne poi approvato, una settimana dopo, da nove membri del Politburo sotto Breznev. Tra quelle persone c'erano Konstantin Cernenko e Mikhail Gorbaciov, che in seguito sarebbe diventato segretario generale del partito comunista sovietico dopo la morte di Breznev, il capo ideologo del partito Mikhail Suslov, e Andrei Kirilenko, un membro della vecchia linea del Politburo. Dieci anni dopo, Gorbaciov avrebbe incontrato Giovanni Paolo II, stabilendo con lui un cordiale e durevole rapporto. «Il primo punto della "Decisione" prevedeva la "mobilitazione" dei partiti comunisti della Lituania, Lettonia, Ucraina e Bielorussia (repubbliche sovietiche con una significativa fetta di popolazione cattolica di rito romano e greco), della Tass, della televisione di Stato sovietica, dell'Accademia delle Scienze, "e di altre organizzazioni... dello Stato sovietico" per lanciare "una propaganda contro le politiche del Vaticano". «Il secondo punto prevedeva uno "scambio" di informazioni e propaganda concernenti la politica del Vaticano con i partiti comunisti di Austria, Argentina, Belgio, Irlanda, Italia, Portogallo, Francia, Germania occidentale - tutti Paesi con maggioranza di popolazione cattolica. «Il terzo punto incaricava il ministero degli Affari Esteri di "entrare in contatto con quei gruppi della Chiesa cattolica impegnati nel lavoro per la pace" nei Paesi stranieri "per spiegare loro la politica dell'Unione Sovietica in favore della pace mondiale". «Il quarto punto ordinava al ministero degli Affari Esteri e al Kgb di "migliorare la qualità della lotta contro la nuova politica del Vaticano verso l'Europa dell'Est". «Il quinto punto era rivolto specificatamente al Kgb. Incaricava i servizi segreti di "pubblicizzare nei Paesi occidentali il fatto che la politica del Vaticano fosse dannosa" e "soprattutto, di mostrare nei Paesi socialisti che la politica del Vaticano andava contro la vita della Chiesa cattolica". Al Kgb fu ordinato di "mostrare che la leadership del nuovo papa, Giovanni Paolo II, era pericolosa per la Chiesa cattolica". Un compito che doveva essere realizzato "attraverso canali speciali nei Paesi occidentali" e attraverso pubblicazioni nei Paesi socialisti. «Il sesto punto esortava l'Accademia delle Scienze a "dare impulso allo studio dell'ateismo scientifico" e a prestare maggiore attenzione allo "studio delle attività delle Chiese e delle associazioni religiose" ovunque. L'Accademia doveva "informare il Comitato centrale del partito comunista sovietico sulle attività delle Chiese, e soprattutto, sugli sforzi delle Chiese di migliorare la loro influenza nei Paesi socialisti". «Altri documenti rinvenuti nella segreteria del Comitato centrale dimostrano che vari dipartimenti erano impegnati nell'analizzare i discorsi, le affermazioni, le interviste rilasciate dal Papa e studiavano l'impatto che avevano tra i cattolici romani di Lituania, Lettonia, Bielorussia e tra i cattolici di rito greco in Ucraina. Uno dei documenti dichiara che "il problema odierno è che il Vaticano utilizza la religione nella lotta contro i Paesi socialisti... ricorrendo a nuovi metodi, cercando di accrescere il fanatismo religioso contro i principi politici e ideologici delle società socialiste"». Tad Szulc Tra interviste e documenti riservati un giornalista ricostruisce la vita, dall'infanzia in Polonia al Vaticano Una lunga battaglia contro comunismo e capitalismo // regime lo aiutò a diventare vescovo, perché «non aveva la stoffa del leader» / cardinali stranieri vollero eleggerlo per liberare il Vaticano dalla Loggia P2 // Cremlino mise a punto un piano molto dettagliato per neutralizzarlo Karol Wojtyla all'Università di Cracovia nel '38; in alto, un'altra immagine del Papa da giovane