Tempesta su Cosa Nostra: 100 arresti
Tempesta su Cosa Nostra: 100 arresi! Tra gli esecutori anche Totò Riina: nel 73 uccise 3 banditi che rapinavano senza permesso Tempesta su Cosa Nostra: 100 arresi! Blitz a Palermo, fatta luce su settanta delitti PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Totò Riina che a fine banchetto strangola l'anziano boss Saro Riccobono di cui non si fidava, Giuseppe Lucchese che per «onore» fa assassinare sorella e cognata perché tradivano i mariti, e poi un lungo elenco di altri crimini dei mafiosi. In tutto 73 omicidi fra il 1973 e il 1992. Quel ventennio di agguati e morte è stato «ricostruito» dagli inquirenti di Palermo nell'operazione «Tempesta» che si e conclusa con la notifica di 97 ordini di custodia cautelare. Sono state arrestate 14 persone, 61 provvedimenti sono stati notificati in carcere. Per Cosa nostra davvero una «tempesta» anchese sono rimasti liberi i latitanti eccellenti: ventidue, in tutto. E fra loro gli introvabili Bernardo Provenzano successore naturale di Riina nel vertice operativo della «cupola» e alla guida del clan dei corleonesi, Leoluca Bagarella, cognato di Riina, Pietro Aglieri, Giovanni Brusca. Fra gli arrestati Vincenzo Mangano, che fu una dozzina di anni fa, per qualche tempo, stalliere nella villa di Arcore di Berlusconi (che lo licenziò appena venne a conoscenza dei suoi precedenti), Raffaele Spina boss del rione Noce, Antonino Porcelli del mandamento di Partanna Mondello, Giovambattista Badalamenti nipote di Gaetano condannato a 45 anni di prigione negli Stati Uniti. Ai carabinieri il procuratore aggiunto Guido Lo Forte - presente anche Giancarlo Caselli ha dato atto di aver indagato nel migliore dei modi: un importante riconoscimento all'Arma dopo le recenti polemiche legate al suicidio del maresciallo Antonino Lombardo. Fra i delitti «eccellenti» chiariti dal maxi-blitz di ieri notte di centinaia di carabinieri, c'è anche l'agguato in via Scobar del 13 giugno 1983 in cui morirono il capitano dell'Arma Mario D'Alee e i due militari che gli facevano da scorta. «D'Aleo proseguiva con lo stesso impegno e immutato coraggio - ha aggiunto Lo Forte - le indagini del capitano Basile». Quest'ultimo era stato ucciso a Monreale il 4 maggio del 1980 dopo aver indagato a lungo sulle cosche di Altofonte e San Giuseppe Jato. E' stato «spiegato» anche l'omicidio ♦lei giovane, coraggioso agente della squadra mobile Calogero Zucchetto il 14 novembre 1982 all'uscita da un bar in via Notarbartolo. Per la prima volta dopo essere stato condannato fino ad oggi a otto ergastoli come mandante di omicidi, Riina è stato incriminato anche come esecutore materiale, pistola calibro 38 in pugno. Oltre all'uccisione di Riccobono, su cui hanno riferito vari pentiti fra i quali Francesco Marino Mannoia, gli viene imputata quella del 4 agosto 1973 in un negozio di frutta e verdura di tre «cani senza padrone», Giuseppe D'Amore, Francesco Paolo Morana e Tommaso Santoro: facevano i rapinatori senza il consenso del capo del loro quartiere. Uno sgarbo troppo grande perché il futuro numero uno di Cosa nostra lasciasse correre in silenzio. E così, pistola in pugno, Totò Riina «giustiziò» i tre «cani sciolti». Antonio Ravidà Il procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli illustra i risultati dell'operazione Tempesta
Luoghi citati: Altofonte, Arcore, Monreale, Palermo, Partanna, San Giuseppe Jato, Stati Uniti
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