Attesi invano ad Addis Abeba. Per l'ambasciata bloccati dal maltempo a Makallè, ma i voli erano regolari Italiani in Dancalia, l'odissea continua
Attesi invano ad Addis Abeba. Per l'ambasciata bloccati dal maltempo a Makallè, ma i voli erano regolari Attesi invano ad Addis Abeba. Per l'ambasciata bloccati dal maltempo a Makallè, ma i voli erano regolari Italiani in Pancalia, l'odissea continua Tornati liberi, rimane il mistero su dove si trovino ADDIS ABEBA DAL NOSTRO INVIATO Sembra non aver fine l'odissea dei nove turisti rapiti il 21 marzo nella depressione dancala da una banda di Afar Damboida e liberati giovedì mattina dopo una complessa trattativa condotta dagli anziani Afar che hanno fatto da mediatori fra i rapitori e il governo etiopico. Liberi, ma dove? Si diceva che erano stati portati a Makallè, il capoluogo dancalo sull'altopiano dove avrebbero trascorso la notte in un albergo. Ma nessuno li ha visti, sembra invece che siano stati trattenuti a Berhale, villaggio dell'altopiano dove, secondo una ricostruzione degli avvenimenti fatta con i notabili Afar, sarebbe avvenuto lo scambio fra Damboida e governativi. Ieri mattina erano attesi ad Addis Abeba, per tutta la giornata c'è stato un alternarsi di notizie: sono partiti con un elicottero militare, la partenza è stata rinviata, stanno per arrivare. Non sono arrivati. Alle 18 l'ambasciatore Melani ha comunicato ai giornalisti che i nostri connazionali si trovavano ancora a Makallè «con le forze armate etiopiche», perché sulla zona infuriavano dei violenti temporali e l'elicottero non era decollato. Fonti Afar contattate per telefono a Makallè hanno detto invece che durante la giornata alla pioggia si sono avvicendate lunghe ore di bel tempo, cielo sereno e sole sfavillante: infatti i due voli di linea della mattinata sono partiti regolarmente. Perché allora questo ritardo? L'ambasciatore ha ribadito che lungo la rotta le condizioni erano proibitive e per questo le autorità etiopiche hanno preferito rinviare la partenza. Questo ritardo, ha precisato, ha creato «imbarazzo, meglio dispiacere agli etiopici perché non hanno potuto rispettare il programma concordato». Ma alla domanda: dove si trovano adesso i nostri connazionali, non ha saputo dare una risposta precisa. Forse a Makallè, forse ancora a Berhale. Ha potuto parlare con loro? «Personalmente non li ho sentiti, ma stanno bene, non esistono problemi». Quando arriveranno ad Addis Abeba? «Domani (ndr - oggi per il lettore) ma non sono in grado di precisare quando perché dipende dalle condizioni meteorologiche». L'ambasciatore ha escluso che siano trattenuti perché è emersa qualche responsabilità a loro carico: sinora non sarebbero ancora stati interrogati dalle autorità locali, contro di loro non è stata mossa nessuna accusa, neppure quella, prospettata nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri etiopico, di essere entrati illegalmente nel Paese. Ma c'è il sospetto, invece, che siano trattenuti lontani dalla capitale proprio per essere interrogati. La storia si ammanta di mistero. Per esempio nessuno è in grado di dire se la guida eritrea che li accompagnava è stata liberata o è ancora prigioniera. La figura di questa guida, Alem, un eritreo che da 18 anni lavora per il Nto, organizzazione turistica nazionale, sembra essere al centro di questo giallo. Si dice, infatti, che fosse coinvolto con il Derg, il governo presieduto dal negus rosso Menghistu che aveva armato i Damboida per utilizzarli nella guerra contro il Tplf (fronte popolare per la liberazione del Tigrai): forse proprio la sua presenza potrebbe essere all'origine del sequestro. I Damboida, che fanno parte di un'organizzazione Afar, Ugugumo, che non accetta l'autorità del nuovo governo etiopi¬ co, sono in aperto contrasto con il governo di Asmara che non ha riconosciuto l'autonomia degli Afar, concessa invece dal governo di Addis Abeba. Di qui l'accusa mossa dai rappresentanti dell'Ardu (Unione rivoluzionaria democratica Afar) a Londra che, all'indomani del rapimento, hanno emesso un comunicato in cui si precisava che prima di liberare i turisti bisognava accertare che non fossero spie al servizio degli eritrei. Una storia complicata dove le implicazioni politiche, le mille rivalità tribali, l'impossibilità di instaurare un dialogo diretto con i protagonisti rendono difficile arrivare ad una soluzione, [f. for.] C'è il sospetto che li stiano interrogando ^ gì&'C&f^* Capanne degli Afar nel deserto della Dancalia A destra dall'alto Alberto Locatelli e Pierpaolo Arnoldi due degli italiani rilasciati dopo sedici giorni di prigionia
Persone citate: Alberto Locatelli, Ardu, Melani, Pierpaolo Arnoldi
Luoghi citati: Addis Abeba, Asmara, Londra
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