Una storia di tragedie e farse

Una storia di tragedie e farse Una storia di tragedie e farse Gli 007 italiani, sospetti mai fugati LROMA A «deviazione» di oggi, per dire, riguarda questo gigantesco e inutile schedatolo a nome Ucsi, di cui per anni ha parlato e parlato e parlato solo Falco Accame, nell'indifferenza generale, anzi visto come una specie di fissato. Sotto il comando di un'Alta Autorità di cui almeno in Italia non si sapeva nulla, l'apparato Ucsi prendeva (e conservava) informazioni su un sacco di gente al fine - nel migliore dei casi - di concedere corti preziosi nulla osta. Ma al Comitato Brutti ò bastato un sondaggio di fascicoli a campione per scoprire che le informazioni erano spesso e volentieri sballate, e che questi benedetti nulla osta venivano negati alle persone giuste e concessi - ti pareva - a quelle sbagliate (mafiosi, tanto per dire). Un po' come l'altra storia del cervellone elettronico (Ced, nel rassicurante gergo iniziatico), su cui non c'è alcun controllo, condizione indispensabile, questa, perché i suoi dati venissero subito utilizzati nella creazione di falsi dossier, regolarmente scoperti come tali, e quindi per nulla credibili. Per il resto, cioè per il passato, con lodevole precisione la relazione ammonticchia i guasti prodotti da una cultura contrassegnata dalla più vaga e incontrollata discrezionalità. Ci si trovano perciò - e a tutti i livelli: normativo, storico, politico - «lacune», «ritardi», «interferenze», «approssimazioni», «inadeguatezze», «incongruenze», «carenze», «intromissioni», «disordine» e, tanto per cambiare, «inquietanti ombre non diradate». Sulle «deviazioni» del servizio militare - mentre sui simpatici ladroni di quello civile, pure menzionati, c'è addirittura un film in programmazione - il rapporto Brutti ha potuto fornire la bellezza di 14 (quattordici) esempi. Quasi un pezzetto di storia d'Italia, e certo non dei più nobili. Le schedature di De Lorenzo. Scandalo primigenio, il Sifar poi Sid, poi Sismi, poi chissà che - come l'antenato ficcanaso dell'Ucsi: via con lo spionaggio di massa. Più che a proteggere l'Italia dai sovietici, però, i dossier servivano a ricattare i politici. Inutile il loro falò: molti di quei documenti erano già stati fotocopiati. Indagini truffaldine su Piazza Fontana. Subito dopo le bombe, ca di Guerin Serac, presentato come anarchico quando invece era un fascistone con agganci internazionali. Travisamento messo in atto dal Sid per prendere tempo. La letteratura «dietrologica» di sinistra lo sospettava però fin dall'inizio. La «fuga» di Pozzan e Giannettini. Espatrio e aiuto all'estero per questi due signori non del tutto raccomandabili, che nel frattempo venivano ricercati dai giudici e dai poliziotti italiani. Molto imbarazzante, subito, spiegargli il perche di questa protezione. Fabbrica di depistaggi. Incessante, anche se evidentissimamente imperfetta. Golpe, bombe e dintorni, nei primi Anni Settanta: sparizione di nastri su Borghese, allestimento di arsenale a Camerino, attentati fatti ricadere a sinistra, documenti su Freda e Ventura distrutti (invano). Copertura del «nasco» di Aurisina. Armi di Gladio malamente nascoste. Quando vengono ritrovate, nel 1972, c'è da farle sparire e da mettere tutto a tacere. A questo scopo il servizio commette un numero spropositato di reati penali. E negando di averli commessi, ne commette altri ancora. Il muro attorno alla strage di Peteano. «Invisibile ma invalicabilissimo», lo descrive il questore di Gorizia: lo costruiscono attorno alla vicenda alcuni carabinieri (che pure hanno avuto tre vittime). Il Sid, naturalmente, coopera. Ma un giudice, Felice Casson, sente odore di Gladio. Augusto Cauchi: il collaboratore bombardo. Anche in rapporti ~<-.n r!p)i; 1\Tr>l]p Tnorati:i ti""- bolenta metà Anni Settanta c'è questo personaggio di destra che si agita parecchio. Con tutta probabilità è da tempo legato ai Servizi. Ma proprio non si riesce a capire come e perché: archivio in disordine e segreto di Stato. Le lettere anonime del Capocentro. Cioè del colonnello Mannucci Benincasa, che per 20 (venti) anni di seguito regge il controspionaggio a Firenze e con un altro ufficiale scrive messaggi anonimi addossando la responsabilità di assassini e stragi a Gelli. Curiosa figura di agente segreto personale. I documenti segreti di Pecorelli. Perché, in effetti, il giornalista assassinato ne aveva davvero di tutti i tipi: sul Golpe Borghese, su Gelli (in passato anche agente doppio, legato in qualche modo anche al pei), su traffici di notrnlio o enrruzio- ne della Guardia di Finanza (M.fo.biali). Chi glieli dava? Altri depistaggi, altri depistatori. E altri ufficiali come il generale Musumeci che invece di scoprire i colpevoli s'inventano complotti internazionali e improbabili agenti segreti francesi a cui attribuire la responsabilità della bomba di Bologna. E fanno rinvenire pure valigette con esplosivo. O danno retta - e forse pure soldi - a bugiardi matricolati. La loggia P2 e l'agente Gelli. Il maestro venerabile come degno rappresentante chissà da quando - del controspionaggio italiano (pare con il nome d'arte di «Filippo»). Anche questo è imbarazzante da spiegare, con il senno di poi. Piduista, comunque, era l'intero apparato di sicurezza, che sulla P2 non è che abbia molto indagato. La sorpresa dell'archivio uruguaiano. Sempre di Gelli. Il servizio l'ha debolmente richiesto, scoprendo che per un po' era fatto dai fascicoli del Sifar, per un altro po' da quelli del Sid, e per la terza parte da informazioni di pura marca gelliana. Il Venerabile ne ha tuttora la disponibilità. Lo strano potere di Pazienza. Misteriosamente immenso, almeno per chi, nei primi Anni Ottanta, era solo un giovanotto o un intraprendente faccendiere molto vicino agli americani. Il generale Santovito, capo del Sismi, ne sembrava soggiogato. E quell'altro, intanto, si dava da fare per le carceri, a contattare camorristi per Cirillo... Il polverone su Gladio. E' storia recente, forse ancora in atto. Gladiatori veri e gladiatori occulti, gladiatori spariti e gladiatori troppo esibiti. Un grande, accorto disordine di carte, incongruenze a iosa e sospetti che proprio non si riescono ad allontanare. Come sempre. Filippo Ceccarelli Anche Gelli un «agente» Chi forniva documenti riservati a Pecorelli? Dai dossier di De Lorenzo allo strano potere di Pazienza al gran polverone su Gladio Sopra: Licio Gelli «venerabile maestro» della Loggia P2 A destra: il faccendiere Francesco Pazienza Qui sopra: un'immagine della strage di Bologna A sinistra: Mino Pecorelli

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