« Allibito » D'Ambrosio ci screditano

« « Allibito » D'Ambrosio «Ci screditano» Borrelli MILANO. Co stupore tra i giudici di Mani pulite per la rapida evoluzione dell'inchiesta bresciana che vede da una parte il generale Cerciello, dall'altra Di Pietro, entrambi sotto inchiesta in attesa che si chiarisca tutto. «Sono parzialmente allibito», dice il procuratore aggiunto Gerardo D'Ambrosio. «Non c'è nulla di scandaloso. Anche a me è capitato di finire sotto inchiesta a Brescia», gli fa eco tranquillizzante il capo, Francesco Saverio Borrelli. E tutti e due sono in attesa che (ancora una volta) il pool di Tangentopoli esca con le mani pulite dall'ennesima accusa. Non c'era preoccupazione nemmeno - mesi fa quando Sergio Cusani fece partire il suo siluro contro Di Pietro, l'ultimo atto di una guerra guerreggiata combattuta nella trincea del processo Enimont, l'ultima stravittoria di Di Pietro prima di buttare la toga. Le accuse anche allora erano simili: «Di Pietro briga per condurre le indagini in spregio alla legge». E invece non era vero, sentenziò Ascione. E adesso? «Ricordo che l'iscrizione a registro degli indagati non e di per sé un atto infamante», dice didascalico il procuratore aggiunto D'Ambrosio, da oltre tre anni al timone di Mani pulite, avvisi di garanzia e iscrizione a modelli 21 in quantità industriale. «Vi sono continaia di persone che sono iscritte e nemmeno lo sanno di essere indagate. Poi la loro posiziono si chiarisce senza che ne abbiano conseguenze. Capito anche a me, tanti anni fa», spiega ancora D'Ambrosio. E si vede la sua rabbia per quelle parole pronunciato in aula dal generale (presunto) corrotto che adesso diventano un can-can da prima pagina e da polemica di prima grandezza. Da Berlusconi a Previti a tutti quelli che si vogliono buttare adesso al pool. Capisce, D'Ambrosio: «Se il dottor Salamoile intonde interrogare il colonnello Tanca (tiralo in ballo da Cerciello, ndr) non poteva che procedere in questo modo. Sarebbe slato diverso se quelle affermazioni fossero venute direttamente da Tanca. Invece provengo no da uno che ha come solo interesse screditare chi l'ha chiamato in causa». «Screditare», dico proprio così del generale Cerciello il procuratore aggiunto. E' più di un giudizio. Ed è sempre stata cosi, por tutti quelli ohe hanno «criticalo» l'attività del pool. Sia che fossero semplici dichiarazioni, sia che si trattasse di esposti o denunce, come quella l'atta arrivare a Brescia da Sergio Cusani e finita con un «llop». C'è ancora la speranza che pure Cerciello faccia «flop». Sin dal primo giorno il procuratore capo Borrelli ha smentito lo pressioni sugli imputati per tirare in ballo il generalo, le pressioni su altri per tirare in ballo Berlusconi. «Siamo sereni», ripete da giorni. E anche adesso che il nome del suo ex sostituto è finito nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato di abuso d'ufficio continua a mostrarsi sereno. Senza nemmeno voler replicare al generale Cerciello, come fa invece il suo aggiunto. «Sono corto che il passo successivo dell'inchiesta del pubblico ministro bresciano Salamone sarà l'iscrizione di Cerciello nel registro degli indagati», si augura Borrelli che ancora non sa che pure quello è un atto dovuto. «Questo ò già stato fatto», lo avvisa un giornalista. E lui, di rimando, commenta: ((Allora tutto è regolare», [f. poi.] Previti Borrelli Previti

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