Le accuse del generale al pool hanno un immediato e clamoroso risvolto giudiziario Di Pietro indagato e Cerciello anche di Fabio Poletti

Le accuse del generale al pool hanno un immediato e clamoroso risvolto giudiziario Le accuse del generale al pool hanno un immediato e clamoroso risvolto giudiziario Di Pietro indagato, e Cerciello anche Un «atto dovuto» per perseguire l'eventuale calunnia MILANO. Due atti dovuti. Due nomi, quelli di Di Pietro e del generale Cerciello, iscritti nel registro degli indagati (modello 21) della procura di Brescia. Va avanti così l'inchiesta nelle mani del pubblico ministero Fabio Salamone per sapere se Cerciello calunnia l'ex magistrato o se - effettivamente - ci sono state irregolarità da parte del pool Mani pulite nel condurre le indagini sulla Guardia di finanza e non solo. Va avanti con un atto ordinario ma clamoroso l'inchiesta bresciana che, per la seconda volta, vede l'iscrizione dell'ex magistrato nel libro degli indagati. Allora successe con Sergio Cusani, e Di Pietro venne prosciolto. Adesso tocca al generale, e alle sue accuse in cerca di prove. «Io procedo per abuso d'ufficio o per calunnia, tragga lei le conseguenze», dice Salamone al telefonino. E aggiunge: «Per adesso ho deciso solo quali sono gli accertamenti da compiere. Se mi sono fatto un'idea? Sì, ma non la dico». Il magistrato bresciano non dice nemmeno se e quando sentirà i due protagonisti dell'ultimo scontro che coinvolge l'attività dei magistrati milanesi. «Non ho ancora deciso», taglia corto Salamone. Si sa, invece, che davanti al pm bresciano sono sfilati alcuni testimoni per questa vicenda. Si tratta di persone indicate dallo stesso Cerciello lunedì scorso, durante l'udienza a Brescia. Chi siano i testimoni già sentiti è top-secret. Si sa solo che uno di loro è un sottufficiale, detenuto a Peschiera del Garda nello stesso periodo del generale Cerciello. Ludovico Isolabella, il difensore del colonnello Angelo Tanca, nega che il suo assistito sia stato costretto da Di Pietro a fare il nome del generale. Dice: «Né costretto, né invitato. Quanto afferma il generale Cerciello è tutto falso». Anche il difensore del colonnello Gianni Giovannelli smentisce il generale. Dice l'avvocato Carmelo Correnti: «Sono disponibile a fare da testimone. Di Pietro interrogò due volte il mio assistito e io non avvertii mai proter¬ via nelle sue domande». Questo punto è solo uno dei «cavalli di battaglia» del generale contro il pool. Forse il meno grave tra i tanti raccontati in quella lunghissima udienza di lunedì scorso, dalle 15 e 30 alle 20 e passa, in cui Cerciello ha più volte negato di avere intascato soldi per chiudere un occhio sulle verifiche fiscali. Più grave l'accusa lanciata ai magistrati sul tentativo di coinvolgere Silvio Berlusconi. Dice, in aula, Cerciello: «Ho saputo che i magistrati milanesi hanno chiesto al maresciallo Nanocchio (il primo ad essere arrestato, ndr) di fare il nome dell'ex presidente del Consiglio». Sa molte cose, il generale. Quasi mai di prima mano, però. Solo racconti di altri racconti, in un ginepraio di dichiarazioni che complicano ancora di più le indagini. Conferma Roberto Di Martino, l'altro pubblico ministero del processo bresciano contro le fiamme gialle: «Le sue dichiarazioni vanno prese con le pinze. Riferisce cose sentite da altri». E' già scritto il finale di questa vicenda? Davvero per Di Pietro si prepara un nuovo proscioglimento e - dunque una denuncia per calunnia nei confronti di Cerciello? Toccò al giudice bresciano Guglielmo Ascione - quello che ha indagato su Enimont archiviare la prima denuncia del finanziere Sergio Cusani e prosciogliere Di Pietro. Ma Salamone non è Ascione, i magistrati di Brescia non hanno (da tempo) buoni rapporti con i colleghi milanesi. E in più l'aria alla procura bresciana non ò tra le migliori, dopo l'indagine aperta dal Csm sull'attività del procuratore capo Lisciotto. Tutto da vedere, dunque. Anche se una archiviazione generalo non sarà possibile: o Di Pietro finisce sotto inchiesta o al generale Cerciello arriva sulla testa un altro processo, questa volta per calunnia. Da Brescia non anticipano nulla é dicono solo: «Quando ci sono notizie di reato l'iscrizione è uri atto dovuto». Fabio Poletti

Luoghi citati: Brescia, Milano, Peschiera Del Garda