Genova, l'uomo era stato per anni il parrucchiere più noto della città, ma da tempo gli affari erano crollati I debiti, movente di una strage

Genova, l'uomo era stato per anni il parrucchiere più noto della città, ma da tempo gli affari erano crollati Genova, l'uomo era stato per anni il parrucchiere più noto della città, ma da tempo gli affari erano crollati I debita movente di una strage Uccide marito e zio, poi si spara Il marito e il parente dormivano quando lei ha esploso i colpi GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Perché? Ha ucciso il marito, ha ucciso uno zio. Un colpo in testa a ciascuno, poi si è inginocchiata, e ha fatto fuoco contro se stessa. In bocca. Finalmente, così era tutto finito, il calvario che durava da chissà quanto, le paure, le notti insonni, la collera, lo scoraggiamento. «Siamo pieni di debiti», ha scritto in un'agenda di quest'anno sulle pagine di lunedì 22 maggio, Santa Rita da Cascia, e di martedì 23, San Desiderio. Con grafia ferma e affrettata, come se avesse deciso tutto in un momento. E invece a uscire di scena in quel modo ci pensava da tanto. Un'idea più disperata che folle, prima respinta con orrore, ma poi presa in considerazione, accettata. Pieni di debiti, e assillati dai creditori, da coloro che avevano prestato denaro e lo rivolevano indietro, con la pretesa di interessi impossibili. Usurai, perché era finita nelle loro mani la vita brillante del parrucchiere più «in» della Genova Anni 70, il parrucchiere delle dive, e quella di sua moglie. Lei, Sandra Maina, 47 anni, da tempo, ormai, tentava di evitare il naufragio, perché lui, Ezio, 54 anni, per tanto tempo punto di riferimento della Genova bene, ormai quasi non lo riconosceva più nessuno. Fuori dal giro, con i sogni andati in frantumi. Fuori moda, come le sue idee sul taglio dei capelli, sulle pettinature, sulle tinte, in una parola, sul look. Il matrimonio, una ventina di anni or sono. Aveva fatto notizia, riportato nella cronaca rosa. Ezio il coiffeur era il più ricercato, qui a Genova, dalle signore-bene che dicevano di apprezzarne l'abilità e la discrezione e lo consideravano un po' amico e un po' confidente, uno a cui si poteva raccontare molto e da cui si poteva sapere di più. Il salone, su tre livelli, era diventato una specie di «salotto» raffinato, lì in via Albaro 17 rosso, proprio di fronte alla casa del cantante Fabrizio De André, che di questa città è un po' il cuore e un po' la coscienza. Ma la stagione di Ezio era tramontata una decina di anni fa, un ictus leggero, qualche altro problema, e finire in un cono d'ombra, per il parrucchiere di successo, era stata una cosa rapida. Una caduta a valle che pareva impossibile arrestare. Sandra, la moglie, aveva capito che toccava a lei tentare: o ce la faceva, o sarebbe finita male. Davanti ai loro occhi c'era la sconfitta, sempre più numerose le signore-bene abbandonavano Ezio il coiffeur, il giro d'affari si riduceva, la clientela cambiava. Quasi a darsi una scossa, lei e lui tre anni or sono decidono di rinnovare il locale. Grandi lavori, e il salone ne esce trasformato, appare invitante, con tutti quegli specchi e la tappezzeria rosa tenue. Fino a mercoledì ci lavoravano cinque ragazze. Sandra ed Ezio puntuali, ogni mattina, tiravano su la serranda, ogni giorno speravano fosse quello buono per poter bloccare la caduta. Era costato molto, rifare tutto, i soldi loro non ce li avevano. Dunque, prestiti: dai clienti, da qualche vicino di casa, ma erano pur sempre cifre limitate. «Sì, avevano debiti, ed erano brave persone. Lui negli ultimi tempi appariva un po' depresso, a tirare avanti era lei», dice Andrea Scanavino, un vicino. I soldi, quelli «veri», forse li avevano ottenuti da qualche strozzino. Un grande indebitamento, «centinaia di milioni», osserva Giovanni Marino, il capo della squadra mobile. «Era una famiglia con grosse difficoltà economiche, sì, debiti per centinaia di milioni. A noi sono rimasti molti documenti». E comincia da lì, da quelle carte, la ricerca degli usurai. Lui giocava, un po' d'azzardo c un po' di follia, con schedine del Totocalcio che costavano milioni ognuna. E poi, l'affitto di quel negozio, l'altro, dell'appartamento al terzo piano nella palazzina di via Monte Zovetto 13/6, fra Albaro e San i Martino. E poi, lui si era com' prato anche una Opel Calibra, | un coupé da quaranta milioni. ; Ouci soldi, probabilmente, li I aveva ereditati da suo padre, ' Carlo, anch'egli parrucchiere j di grido, ma sarebbero stati tanto utili per placare i debili. «Sandra era tesa, stanca, preoccupata negli ultimi tempi, si vedeva che le: cose non andavano», osserva Raffaella, che nel negozio di coiffeur e la lavorante forse più conosciuta. Non c'era niente da fare, lei lo aveva capito, lui forse no: ogni giorno se ne andava via dal negozio, tanto non lo cercava più nessuno, e passava le ore a spasso con Susy, un pechinese petulante. A casa ci stava poco. Con loro, da qualche anno, c'e ra uno zio, Gaetano Pettirossi, 64 anni, uno con problemi di testa. Uno che problemi ne dava. Sempre più in basso, dunque. Sandra ci aveva pensato tanto, a farla finita, aveva anche preso in mano quella pistola, l'aveva osservata, cercato di capire come funzionasse. Poi, ogni volta, l'aveva rimessa in fondo all'armadio, dietro ai vestiti. In casa c'era da sempre, quella Beretta calibi o 7,G5, e nessuno si era presa la briga di denunciarla. Ma l'altra sera no, l'altra sera Sandra non ce l'ha fatta più. Il marito dormiva nel letto moderno color cenere, voltato sul fianco sinistro. Lui, certi problemi, non voleva neppure ascoltarli. Come se vivesse in un altro mondo. Lo zio era nella camera accanto, quella con il letto e il cassettone panciuto di radica, che lui si era portato quando era andato da loro. Sandra ci ha pensato oro, poi ha deciso. Ha preso la pistola, ha aporto l'agenda e ha spiegato il perché avrebbe ammazzato e si sarebbe uccisa. E ha ag giunto: «Proprio non ce la facciamo a pagare. Chiedo scusa a tutte le dipendenti». Perché, lo sapeva bene, anche loro sarebbero state travolte dalla trago dia. Poi, si ('; avvicinata a Ezio i7 coiffeur, gli ha appoggiato la canna della 7,G5 alla tempia destra e ha premuto il grilletto. Poco dopo, dallo zio: anche lui, un colpo alla tempia. Infine si è spaiata. Nella pistola, scivolata sotlo il colpo, c'era un ultimo proiettile. Vincenzo Tessandori Un'amica rivela «Da parecchio ormai Sandra era tesa e angosciata» La donna ha lasciato un biglietto «Non ce la facciamo più a pagare Chiedo scusa alle nostre dipendenti» (ìli investigatori «Dovevano dare agli usurai centinaia di milioni» trage para A sinistra le salme vengono portate via dal palazzo teatro della tragedia Sopra Ezio Ratti Sotto Sandra Maina A destra lo zio Gaetano Pettirossi Tre anni fa la coppia aveva chiesto prestiti perché voleva ristrutturare il negozio Alcuni vicini di casa dei coniugi Ratti

Persone citate: Andrea Scanavino, Beretta, Ezio Ratti, Fabrizio De André, Giovanni Marino, Ratti, Sandra Maina, Vincenzo Tessandori

Luoghi citati: Cascia, Genova