Veneziani: preferiscono i cani di Andrea Di RobilantMarcello Veneziani

Veneziani: preferiscono i cani Veneziani: preferiscono i cani «Basta una biografia e diventi direttore » ALL'ITALIA SETTIMANALE ROMA ICCOLO' Machiavelli terminò di scrivere II Principe e ne diede una copia in regalo a Lorenzo de' Medici, assieme a due bei segugi. Pare che il Magnifico apprezzò molto i cani e poco il libro. Ma è noto: i politici amano avere i loro bei segugi al guinzaglio». Con chi ce l'ha Marcello Veneziani, il direttore di Italia settimanale defenestrato in circostanze misteriose dal suo consiglio di amministrazione? I comitati di lettori prò Veneziani si sono dati appuntamento nella sala verde dell'Hotel Plaza per saperne di più. Fuori i nomi dei segugi del Princi- pe Fini! «Non voglio fare nomi», dice Veneziani. Ma poi in quella saletta catacombale, senza un filo d'aria, rischiarata a malapena da 18 vacillanti candele, i nomi di Adolfo Urso e Maurizio Gasparri lievitano e circolano di bocca in bocca. «Storace no», aggiunge Ve¬ neziani. «Storace mi ha chiamato subito. Non facciamo di ogni erba un fascio...». In un articolo per Panorama anticipato ieri Veneziani rincara la dose: dipinge Urso come l'anima nera dietro la sua cacciata, accusa «i marescialli di Alleanza nazionale» di aver commissariato Italia settimanale, assicura di aver ricevuto solidarietà «da tutte le parti a eccezione del Secolo d'Italia». Frecciate al curaro anche per il nuovo direttore, Alessandro Caprettini: «Mi telefona giurando che io sono e resto il direttore ideale e naturale de L'Italia. Caprettini, ex craxiano, ex de, estraneo ai lettori de L'Italia, è recente biografo di Fini. Le biografie di Fini portano fortuna, è il secondo che diventa direttore appena pubblica un libro sul leader di An». Altroché segugi. Il filo della trama porta dritta dritta al Principe. Conclude Veneziani: «Mi assale il dubbio che a difendere la destra mi sia sbagliato io». Ma intanto bisogna pensare al futuro e i comitati prò Veneziani sono lì per quello. Nella sala verde del Plaza c'è un tale che propone di affidargli una rivista tutta nuova e offre anche «un po' di capitali». Un altro dice che prima bisogna aspettare «il funerale di Italia set- rimanale». Un editore vinicolo («Ognuno di noi deve schierarsi e mi sono schierato con gli editori vinicoli di destra») gli suggerisce di andare di più in televisione. Un senatore esce dalla penombra e dice che tutto sommato il licenziamento è stalo una buona cosa: «Così il vero Veneziani è finalmente sul campo di battaglia!». A consolarlo interviene anche lo storico Giordano Bruno Guerri: «Non capisco lotta questa foga per una rivista che era così bruttina». E rivolto all'assemblea: «Cacciate i soldi e fategliene fare una migliore». Andrea di Robilant Marcello Veneziani

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