«Tornare a Napoli, il mio sogno»
«Tornare a Napoli, il mio sogno» «Tornare a Napoli, il mio sogno» «Vorrei fare molti "danni" anche lì» IL «VICE» PROCURATORE SMILANO E ne va anche lei da Milano, dottor D'Ambrosio? Vuol fare la domanda al posto di procuratore generale a Napoli? «Vero, vero. E' un mio sogno nel cassetto quello di ritornare a Napoli. Voglio il Golfo, la barchetta a Mergellina...». Allora è proprio stanco delle polemiche? «Non me ne voglio andare mica per quelle. Le polemiche, ma io preferisco chiamarle insinuazioni, non mi sfiorano e non mi hanno mai scoraggiato. Anzi, mi risvegliano». Anche quando Berlusconi dice che lei e i suoi colleghi di Milano siete delle «toghe rosse»? «L'unica toga rossa che sogno è quella di procuratore generale, 'na sciccheria». Nessuno le ha detto di ripensarci? «Come no. Mi hanno telefonato pure dal Csm, tutti allarmati per sapere se era vero. Ma io faccio solo la domanda. Sono nato in provincia di Napoli e là voglio tornare, è il mio sogno». Allora bisogna solo aspettare che dicano «sì» alla sua richiesta? «Un attimo, prima devono fare il bando di concorso. Non è che se va in pensione l'attuale procuratore generale arrivo io. Intanto bisogna vedere se ho i titoli e se il Csm dice "sì". Se va bene tutto se ne parla a ottobre». E il Golfo di Napoli com'è, a ottobre? «Mi ricordo da bambino quando prendevo la barca e andavo al largo. Poi adesso magari ci sono solo aliscafi e in barchetta nemmeno ci si può andare...». Non dica che è solo una scelta personale? «E invece sì. A Napoli ho quattro fratelli. Mia figlia vive a Roma e la vedo ogni due o tre settimane. A Napoli mi sarebbe più vicina». Guardi che andrebbe a fare il. procuratore generale, mica va in pensione... «Certamente. Mi dà una carica in più pensare di poter fare qualcosa per la mia città. Mi piacerebbe fare ancora molti "danni"». Perché, ne ha fatti? «Qualcuno dice di sì. Ma, ripeto, le polemiche non mi hanno mai scoraggiato». Non la dissuadono nemmeno i suoi colleghi? «Borrelli, Colombo e Davigo non mi prendono mai sul serio. Dicono che ci potrei ripensare. E che se anche vincessi potrei chiedere la revoca». E invece? «Invece questa volta no. Ne ho già revocate tre di domande. Anche quella all'avvocatura generale, un anno fa». Ma allora Mani pulite era in piena velocità, c'era Di Pietro... «Se dovessi pensare che se me ne vado io c'è uno scompenso allora mi fermo e non vado da nessuna parte». Però l'emergenza Mani pulite è finita. «Ma c'è ancora tanto lavoro. Pensi a quello che stanno facendo i tre magistrati che si occupano di edilizia, Napoleone, Rollerò e Gittardi». «Toga rossa» a parte, non ha mai pensato di mettersi in politica? «La politica, percome la inten¬ do io, è una cosa serissima. Non ci si inventa. Capisco che anche Di Pietro abbia paura. Lui mica vuol fare il peone. Comunque ognuno ha i suoi sogni: altri sognano la politica o le Seichelles, io il Golfo di Napoli». Glielo richiedo: non è che lei sogna di andarsene adesso che sono ritornate le polemiche, i momenti più brutti per i magistrati di Milano? «I momenti brutti sono altri: per me è quando hanno ucciso il giudice Alessandrini, un amico con cui avevo lavorato molto, a partire da Piazza Fontana». E se le dicessero «no» a quel posto a Napoli? «Non ne farei un dramma, non mi accanirei. Milano è una citta in cui vivo da tantissimo, dal '62, e mi ha dato tanto. Comunque io sono un meridionale fino in fondo: stiamo a vedere come va a finire». [f. p.l
Persone citate: Alessandrini, Berlusconi, Borrelli, D'ambrosio, Davigo, Di Pietro, Gittardi
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