Alla scoperta del «vero» Cenacolo: dopo il restauro, da sabato sarà riaperto al pubblico Zeri così mi è apparso il Leonardo sconosciuto

Alla scoperta del «vero» Cenacolo: dopo il restauro, da sabato sarà riaperto al pubblico Alla scoperta del «vero» Cenacolo: dopo il restauro, da sabato sarà riaperto al pubblico Zeri, così mi è apparso il Leonardo sconosciuto /n] milano L" ONO davvero stupefatto» % continua a ripetersi turbai 1 to, se non addirittura com•x. 1 mosso, Federico Zeri: «No. Non capita tutti i giorni di fare scoperte così. Credo anzi che sia uno dei grandi fatti culturali, uno dei più importanti di questo scadere di secolo. La scoperta di un capolavoro sconosciuto». Di che mai si tratterà? Federico Zeri ha «scoperto» l'Ultima Cena di Leonardo. Si sa che il sofisticato conoscitore non ha mai celato le sue perplessità su Leonardo. Certo stima e ammirazione: ma nessun'indulgenza umana. E' pur vero, non l'antipatia istintiva che nutre per Michelangelo, ma certo nemmeno la stessa sintonia d'affetti che tradisce parlando di Raffaello. Anche nel suo libro autobiografico appena uscito da Longanesi, Confesso che ho sbagliato: reverenza di fronte a due capolavori da camera, La Dama dell'Ermellino, oggi a Cracovia e La Belle Feironière del Louvre, ma nessun'ulteriore complicità. «E' vero, lo ammetto, ho sempre pensato che Leonardo fosse mi portentoso disegnatore, poi, ovviamente, scienziato, inventore, ma soltanto quei due quadri di dame, sicuramente le amanti di Ludovico il Moro, li trovavo straordinari, fra le cose più belle mai dipùite al mondo. La Gioconda, certo, ma ormai così poco leggibile... Il resto? Mi sembravano esperimenti, coraggiosi, arditi, ma anche un po' velleitari». Ora che si scopre a contatto di carnagione con il Cenacolo recuperato, che da sabato sarà riaperto al pubblico, qualcosa davvero si incrina, qualcosa si muove, dentro la craquelure che pareva assestata d'un conoscitore che ha «letto» tutti i quadri. Anche senza dover ammettere tout court «d'aver sbagliato». «Ma è prodigioso, guardi qui, questo dettaglio della tovaglia, le piegature, i riflessi. E chi mai lo avrebbe pensato. Noi eravamo abituati a vedere una schifezza, un pasticcio. Tutte le ripitture del '700, dell'800. Altro che Leonardo!». Ma è abbastanza miracoloso veder dipanarsi, millimetro per millimetro, quest'autentica «conversione», documentata «in presa diretta» davanti a una telecamera. La negletta e disprezzabile tv-baraccona dei nostri giorni può anche riservare di queste sorprese. Se lunedì sera, su Raiuno, si guarderà il programma di Nino Crescenti, Anteprima Leonardo, realizzato con la collaborazione di Desideria Cavilla e con la regia di Antonio Ficarra, si vedrà materializzarsi uno stupore e una golosità quasi infantile nella maschera impenetrabile di Zeri. All'inizio, con la sua naturale propensione alla pedagogica teatralità delle sorprese, il temuto decano della Connoisseurship sta da¬ vanti alla chiesa di Santa Maria delle Grazie come mi bonario nonno-turista, brandendo col bastone mia cartolina, come in mi filmino eh famiglia. «Chiunque di voi quest'immagine l'ha vista, per lo meno una volta nella vita. E' una delle immagini più consumate dell'arte europea. Magari anche riprodotta: io l'ho vista perfino trasformata in vetrata, in mi cimitero di Los Angeles. Ma non è l'immagine del Cenacolo di Leonardo». Una contraffazione. A partire dal formato rettangolare, cartolina. Perché i prodigi dell'affresco, «clic non è nemmeno un vero affresco, ma una pittura su parete perché egli tentò arditamente di sposare la tecnica toscana dell'affresco con la pittura a olio di tradizione fiamminga», i prodigi s'iniziano molto più in alto, nelle riscoperte grottesche vegetali che s'abbarbicano intorno agli scudi degli Sforza, le meno deturpate dai restauri, perché ricoperte di calce sino all'800. «Basta guardare quelle trasparenze, quei passaggi cromatici, io ero convinto che certe raffinatezze Leo¬ nardo le avesse raggiunte solo nei disegni. E invece, ecco qui, questi dettagli sublimi sulla grande tavola, che un tempo erano illeggibili, i lavamani e i piatti di portata davanti agli Apostoli, e poi la luce che si riflette nei piatti di peltro. La luce crepuscolare di una dolce serata lombarda. Perché due sono le fonti di illuminazione, quella del Cristo al centro del dipinto ma anche del Refettorio, secondo un abile calcolo prospettico, in modo da guardare negli occhi ogni monaco, e poi la luce naturale, che veniva dalle finestre». Stimolato abilmente dal conduttore del Tgl Marco Varvello, Zeri si fa ottimo anfitrione. Riceve e complimenta l'artefice di questo «miracoloso» restauro, Pinin Brambilla, che fra due anni sarà concluso, grazie anche ai contributi dell'Olivetli. Ma il pubblico potrà, nel frattempo - dopo esser transitato in un corridoio fantascientifico, depurato d'ogni scoria di polluzione milanese -, sostare a piccoli gruppi: «Certo, proprio come in una camera sterile d'ospedale, degna del più grande malato della storia dell'arte», scherza il ministro Paulucci, un altro degli illustri convitati. E mentre la Brambilla racconta del minuzioso lavoro di microscopio che ha permesso di ritrovare sotto le ridipinture anche la vera fisionomia degli Apostoli, ti accorgi che Zeri si defila, conio un bambino curioso e va a toccare con gli occhi il prodigio di questa «rivelazione» imprevista. «Sublime, da non credere». Marco Vallora «Altro che capolavoro, eravamo abituati a vedere un pasticcio» Federico Zeri davanti all'Ultima Cena di Leonardo nel Refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, durante le riprese della trasmissione che andrà in onda lunedì sera su Raiuno. Con lui l'autore del programma Nino Crescenti, il regista Antonio Ficarra e il conduttore Marco Varvello

Luoghi citati: Cracovia, Los Angeles, Milano, Zeri