Il caso. Fondazione Cini: guerra di successione per designare l'erede di Visentini Branca sul trono del gran borghese? di Pierluigi Battista

i l c as o. Fondazione Cini: guerra di successione per designare l'erede di Visentini i l c as o. Fondazione Cini: guerra di successione per designare l'erede di Visentini Branca sul trono del gran borghese? Le alchimie di una scelta che condiziona l'equilibrio tra ipoteri di Venezia v ri VENEZIA IN intellettuale cattolico ■! al posto del Grande BorI I Ighese. Con ogni probabile I lità sarà infatti Vittore Branca, critico letterario e filologo, curatore dell'edizione critica del Decameron del Boccaccio, ad assumere l'eredità di Bruno Visentini, scomparso un mese fa, alla presidenza della Fondazione Giorgio Cini. La decisione ufficiale spetta al consiglio d'amministrazione della Fondazione che si riunirà il prossimo 26 aprile. Ma già adesso, tra conciliaboli, sondaggi e colloqui che si intrecciano tra le autorità politiche, culturali ed ecclesiastiche della città, l'orientamento prevalente pare quello di affidare le sorti della Fondazione a un nome di prestigio come quello dell'ottantaduenne Branca. Almeno fino alla scadenza del 1996, quando l'attuale consiglio completerà il proprio mandato. E' una complessa partita a scacchi, quella che si gioca all'isola di San Giorgio dove ha sede la Fondazione istituita da Vittorio Cini. Una scelta delicata destinata ad incidere sui fragili equilibri di una città esposta in modo particolare ai flutti di una crisi che rischia di inghiottire un patrimonio storico inestimabile. Una scelta che offrirà un segnale degli orientamenti prevalenti tra i vari poteri di Venezia. La lunga presidenza di Visentini alla Fondazione Cini ha rappresentato un equilibrio tra il peso esercitato sulla vita cittadina dal Patriarcato di Venezia, la cui determinante presenza nella Fondazione fu espressamente promossa dal conte Cini, e il mondo del «laicismo» borghese che Visentini incarnava, punto di sintesi tra il mondo della cultura e quello della finanza. Una sintesi, specialmente negli ultimi anni, non priva di polemiche nei confronti di altre istituzioni cittadine, a partire dal Comune. Tanto che l'augu- rio formulato dall'assessore alla Cultura della giunta Cacciari, Gianfranco Mossetto, è che «la Fondazione possa ritornare tra noi, ad essere parte della città più di quanto non sia stata negli ultimi tempi». L'augurio, insomma, è che «l'isola di San Giorgio sia un po' meno isola e che la nuova amministrazione di Venezia possa finalmente trovare un interlocutore un po' meno distratto». Come si vede, c'è una punta polemica nelle parole dell'assessore Mossetto. Ma la tensione che in passato ha reso difficili i rapporti tra la Fondazione Cini e il Comune non sembra essersi allentata. E anzi, più di una voce all'interno della Fondazione fa sua l'esigenza di salvaguardare, attra¬ verso la nomina del nuovo presidente, il senso della «molteplicità» della vita culturale cittadina, il significato di un'identità separata, appunto l'«isola», che non sia riducibile alle espressioni politiche e culturali simboleggiate dalla nuova giunta di Massimo Cacciari. Perciò l'orientamento prevalente sembra quello di opporre personalità «autonome» per la guida della Fondazione. Da qui il nome più accreditato, quello di Vittore Branca, che è già vicepresidente della Fondazione nonché membro della Getty Foundation. Seguito a ruota da quello, per ora meno probabile, di Feliciano Benvenuti, cattolico di ferro, presidente della Procuratoria di San Marco, ex membro del Cda della Rai «dei professori» e presidente di Palazzo Grassi. Nomi che ricorrono nelle conversazioni della Venezia «che conta», e che appaiono particolarmente graditi al Patriarca di Venezia cardinale Marco Cè, anche se negli ambienti «ufficiali» della Fondazione, il cui segretario generale è Renzo Zorzi, si considera «prematura un'ipotesi di nomi che non ha nulla di ufficiale e che verrà presa in considerazione soltanto nel consiglio d'amministrazione del 26 aprile». Resta insoluto il problema se il nuovo presidente debba considerarsi provvisorio, cioè destinato a decadere assieme al Consiglio in scadenza nel 1996, o se invece si profila una scelta che voglia inaugurare un periodo di stabilità all'interno della Fondazione almeno paragonabile a quello della lunga presidenza Visentini. Anche perché tra i requisiti del nuovo presidente grande importanza viene annessa oltreché ai titoli culturali e accademici anche alla capacità, molto pronunciata nell'era Visentini, di reperire fonti finanziarie per una Fondazione che basa la sua attività culturale sempre più sul contributo dei privati (e sempre meno sul flusso, peraltro esiguo, dei finanziamenti pubblici). Tanto che circolano per il futuro nomi che stanno a indicare una fisionomia profondamente diversa da quella del professor Branca. Primi fra tutti quelli di Giorgio Rossi, di Franco Cingano e di Luigi Bazoli, presidente dell'Ambroveneto. Una sintesi di pragmatismo e di rispetto per la cultura che è stato il contrassegno della presidenza Visentini. Un laico fortemente voluto dagli ambienti cattolici di Venezia. Pierluigi Battista L'isola di San Giorgio Maggiore; a destra. Bruno Visentini, presidente, recentemente scomparso Da sinistra, Vittore Branca e Renzo Zorzi rispettivamente vicepresidente e segretario generale della Fondazione Cini

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