Greco, sete di modernità con ironia
Greco, sete di modernità con ironia Il grande scultore catanese si è spento in una clinica romana, aveva ottantadue anni Greco, sete di modernità con ironia Dal manierismo rinascimentale all'erotismo delle bagnanti ROMA ! O scultore Emilio Greco ìj è morto ieri in una clini I I ca romana a ottantadue *-*\anni. Era nato nel 1913 a Catania. La sua vicenda biografica e formativa ha un sapore di antichi tempi: famiglia povera, apprendistato presso un laboratorio cimiteriale. La sua generazione è quella di Messina, di Marini e di Manzù. Il faticato approdo agli studi accademici a Palermo non apre grandi orizzonti alla sua sete di modernità e anch'egli tenta come Guttuso la carta romana. Ma mentre questi con il secondo viaggio a Roma nel 1933 entra nel discorso e nel rapporto con le situazioni giovanili nazionali, nello stesso anno Greco non coglie frutti e rientra nell'isola dove comincia a esporre terrecotte e disegni. Questo, della grafica e dell'incisione, è un territorio in cui il Greco rivaleggerà con Manzù in nitore ed eleganza classica, con un occhio meridionale rivolto anche alla preziosità pagana in punta d'argento di Gemito: la sua produzione, quasi esclusivamente di nudi e teste femminili squisitamente tipizzate dalla «coda di cavallo», allineava nel 1980 oltre 300 fogli. I dieci anni di meno di Greco rispetto agli altri maestri di quella generazione di artisti sono verificabili concretamente nella datazione 1939 della prima opera significativa, L'omino in terracotta, presentato alla Quadriennale di guerra del 1943 e acquistato per cinquemila lire dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. Era comunque già un bel progresso rispetto ai disegni venduti in Sicilia a dieci lire. All'inizio degli Anni 50, nel primo momento di fortuna mercantile e della vittoria al concorso per il monumento di Pinocchio a Collodi, guarderà con serena ironia e umor pratico - il suo tratto fu sempre e fin troppo anti-intellettuale -: «Ho tirato la carretta fino a quarant'anni, poi si sono visti tutti insieme». I soldi. L'omino è vicino alle sintesi classiche del primo Marini e quella direzione di discorso si sviluppa fino alla tappa del Lottatore del 1947, con l'accentuazione di una compattezza sferica arcaizzante del nudo plastico. Su questra strada, la sintesi estrema del Bove di un anno dopo è vicina all'ultima fase di Marini. L'opera è attualmente esposta nel «Greco Garden», il museo personale di 1800 metriquadri ad Hakone in Giappone: le fortune giapponesi dell'opera di Greco costituiscono un singolare e anticipatore fenomeno. Tali fortune sono forse anche legate ad una certa aura da idoli orientaleggianti, equilibrata dallo scoperto manierismo cinquecentesco, alla Giambologna, che avvolge le tipologie più celebri e fortunate dello scultore, le Bagnanti e le Ballerine, eleganti e maliziosamente ereti¬ che, a partire dalla Grande Bagnante del 1956 che gli ha fatto vincere il Gran Premio di Scultura del Comune di Venezia alla Biennale, oggi alla Tate Gallery di Londra. L'eccezionale livello di mestiere ha permesso d'altra parte al maestro di percorrere anche, in parallelo, la strada delle commissioni pubbliche soprattutto di arte sacra, nonostante l'iniziale incidente di percorso dell'infelice monumento di Pinocchio, con soluzioni «d'avanguardia» a lui del tutto estranee: dai bronzi della chiesa di S. Giovanni Battista sull'autostrada del Sole alle porte del Duomo d'Orvieto, fonti di tante polemiche ma indubbiamente valide nella loro asprezza neoromanica, fino al monumento di Papa Giovanni in San Pietro. Marco Rosei Esordì nel [j9. Per il monumento a Collodi e le porte del Duomo d'Orvieto fu bersaglio di polemiche Lo scultore Emilio Greco nel suo studio
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