«Borsellino disse: mi uccideranno» Il fratello: voleva abbandonare la magistratura

//fratello: voleva abbandonare la magistratura LE «PAURE» DEL GIUDICE Rivelazioni al processo per la strage. «Indicò anche il pericolo di via D'Amelio» «Borsellino disse: mi uccideranno» //fratello: voleva abbandonare la magistratura CALTANISSETTA NOSTRO SERVIZIO Paolo Borsellino era amareggiato, voleva lasciare la magistratura, ma la mafia lo uccise prima. L'ha rivelato ieri a Caltanissetta, in corte d'assise al processo per la strage di via D'Amelio a Palermo, il fratello Salvatore. Una testimonianza drammatica, la sua, che ha seguito di alcune udienze la deposizione infiammata in cui la vedova, Agnese, ha detto che il marito nella trincea antimafia di Palermo era stato isolato dal suo capo di allora, il procuratore Piero Giammanco. Secondo la vedova, Giammanco era ostile a Borsellino. L'alto magistrato, ora in Cassazione, aveva replicato subito, respingendo le affermazioni della signora e sostenendo che, anzi, i suoi rapporti con Borsellino erano ottimi. E ieri un'altra udienza sul filo di estrema tensione. Citando una telefonata del fratello all'anziana madre, il dot- tor Borsellino, che vive da anni a Varese, ha detto che il magistrato precisò di essere contento del lavoro che stava facendo e che ha aggiunto: «Se lo concludo, potrò finire di fare il magistrato e avrò terminato la mia missione». La dichiarazione ha sorpreso i presenti nell'aula dove l'istruttoria dibattimentale procede da mesi. Un sintomo di stanchezza del magistrato che, dopi la strage di Capaci con la morte di Giovanni Falcone, stava forse per ultimare clamorose indagini? Può darsi. Dello stato d'animo di Paolo Borsellino, estremamente agitato, ha parlato anche una delle due sorelle, Adele. La signora, che ha pure deposto ieri, ha raccontato fra l'altro: «Un giorno che eravamo affacciati al balcone, Paolo parlando in dialetto siciliano mi disse: "Vedi, mi ammazzeranno qui o da mamma e Rita in via D'Amelio". Sì, mi disse proprio così». Un'agghiacciante premonizione. Il processo pro¬ seguirà martedì prossimo con altri testi citati dai p.m. Annamaria Palma e Carmelo Petralia che hanno chiesto al presidente Renato Di Natale l'interrogatorio in aula dei quattro imputati: il pentito Vincenzo Scarantino e il cognato Salvatore Profeta, boss della borgata Santa Maria di Gesù; l'autocarrozziere Orofino, che si sarebbe occupato della 126 fatta esplodere e Pietro Scotto, l'esperto di telefoni che avrebbe intercettato le telefonate fatte da Borsellino alla madre e alla sorella compresa quella in cui annunciava: «Sto arrivando». Il giudice per le indagini preliminari non ha ancora deciso se rinviare a giudizio altri 16 incriminati, primo fra tutti Totò Riina seguito da altri componenti della «cupola» di Cosa nostra e da alcuni boss che avrebbero pure avuto un ruolo nella strage in via D'Amelio in cui il 19 luglio del 1992 con Borsellino furono assassinati cinque dei sei poliziotti della scorta. Acquisita la colpevolezza, almeno secondo l'accusa, dei quattro attualmente sotto processo, gli sviluppi delle indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Caltanissetta nei mesi scorsi hanno portato all'incriminazione dei nuovi sedici imputati. E se anche questi ultimi saranno rinviati a giudizio, in pratica dovrà essere celebrato, come stralcio, un altro processo dopo quello ai quattro imputati di ora. [a. r.J li giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia in via D'Amelio

Luoghi citati: Caltanissetta, Capaci, Palermo, Varese