«Autonomi, fate più sacrifici» Larizza: avete ancora troppi privilegi di Gian Carlo Fossi

«Autonomi, fate più sacrifici» LE RAGIONI DEL SINDACATO «Autonomi, fate più sacrifici» Larizza: avete ancora troppi privilegi PROMA ER tutti ò giunto il momento della verità. Nasconderla non serve a nessuno. Ci si deve render conto del dovere generale di contribuire a risanare e stabilizzare il sistema previdenziale». Lasciando Palazzo Chigi al termine dell'incontro con il presidente Dini, il leader della Uil Pietro Larizza reagisce alle «urla ingiustificate» dei lavoratori autonomi, soprattutto dei commercianti e degli artigiani, e lancia un appello alla ragione- volezza e al senso di responsabilità. «I lavoratori autonomi afferma Larizza - strillano e protestano, sollevando problemi di giustizia e di equità, ma siamo noi che reclamiamo equità e giustizia, ed esortiamo il governo a tenere duro di fronte a situazioni non più sostenibili». Cioè? «Mentre governo e sindacati sono impegnati in una difficile opera di razionalizzazione che riguarda tutti i settori, nel comparto dei lavoratori autonomi ci si imbatte in tre condizioni veramente uniche al mondo. La prima ò che essi hanno facoltà per legge di autodeterminarsi la propria condizione previdenziale sulla base degli ultimi dieci anni, decisivi per il calcolo della pensione: paradossalmente, possono dichiarare il reddito di una lira per 25 anni e di 100 milioni per i successivi dieci anni e, quindi, possono costruire una rendita previdenziale basata su 100 milioni. La seconda è che non corrono nemmeno il rischio del costo di questa operazione, perché usufruiscono di una norma che consente loro di dichiarare un reddito ai fini previdenziali ed un reddito anche molto più basso ai fini fiscali: è una cosa assurda. Terza condizione: beneficiando del cumulo tra pensione e lavoro autonomo, sia pure con una piccola riduzione, la quasi totalità degli operatori opta per il pensionamento anticipato, scaricando sul sistema oneri enormi». E' questa una delle questioni più controverse? «E' certamente un fronte sul quale il governo incontra forti resistenze. Nel momento della verità, se dovessi lanciare un appello al presidente della Confartigianato Spalanzani e della Confcommercio Colucci direi con pacatezza, ma con grande fermezza, che il lavoro autonomo deve contribuire al risanamento del sistema in maniera speciale, perché gode di trattamenti speciali, che erano un lusso, ma ora diventano offesa grave all'equità sociale cui tutti debbono guardare. Non serve a nulla che si mettano a strillare: se continueranno a farlo, daranno solo la sgradevole sensazione che vogliono fare un ricatto elettorale, minacciando un blocco di voto». Comunque, che ne pensa della decisione del governo di tirare fuori il suo progetto di riforma solo dopo il 23 aprile? «Mi sembra una necessità, da un lato per evitare ulteriori manifestazioni di cecchinaggio da destra e da sinistra in vista delle elezioni, dall'altro per esplorare fino in fondo le possibilità di un consenso che ancora non è per nulla scontato». Non crede, dunque, ad una riforma senza consenso? «E' una convinzione che scaturisce dalla storia di questa vicenda. Almeno cinque governi hanno costruito ipotesi di riforma e, salvo quella Amato nel '92 (di cui una parte attuata con decreto), nessuna di esse ò giunta in porto proprio perché vi era stata scarsa ricerca del consenso sociale. L'alternativa non è tra dieci tipi di riforma, ma tra una riforma con il consenso e nessuna riforma». Gian Carlo Fossi

Persone citate: Colucci, Dini, Larizza, Pietro Larizza, Spalanzani