Fumata nera dal vertice a tre, riforma in aula dopo il voto Pensioni Dini prende tempo Abete ha un «contro-piano» di Paolo Patruno

Fumata nera dal vertice a tre, riforma in aula dopo il voto Fumata nera dal vertice a tre, riforma in aula dopo il voto Pensioni, Dini prende tempo Abete ha un «contro-piano» ROMA. Nella giornata che Dini aveva definito della «verifica decisiva» sulla riforma delle pensioni, il governo ha tenuto ancora coperte le sue carte durante l'incontro «triangolare» con sindacati confederali, Confindustria e sindacati autonomi di categoria. Tanto che non è stato possibile raggiungere un'intesa nemmeno sulla previdenza integrativa. Perché anche su questo progetto sia Cgil-Cisl-Uil sia la delegazione degli industriali hanno chiesto modifiche di sostanza. Così che Dini ha dovuto rinviarne il varo a martedì prossimo. E tutto il resto? A quando la discussione e la decisione sui nodi più spinosi della riforma, dal metodo di calcolo delle nuove pensioni ai trattamento di anzianità? I leader dei sindacati confederali hanno affermato, al termine dell'incontro a Palazzo Chigi, che questi temi non erano stati nemmeno sfiorati, ma che se ne parlerà nei prossimi giorni perché «la tabella di marcia non ò cambiata per niente», come sostiene il leader della Uil Larizza. E Dini ha confermato ieri la sua intenzione di presentare il quadro complessivo della riforma entro il 23 aprile, in modo da arrivare con il progetto di legge pronto per la riapertura del Parlamento, dopo le elezioni regionali. Insomma si ò ufficialmente dissolto quell'obiettivo, vagheggiato dallo stesso governo, di arrivare alla riforma già questa settimana in modo da consentire ai partiti di valutarla anche prima del voto. Dini, invece, preferisce non fare da bersaglio in questa infuocata campagna elettorale. E ha deciso di giocare a carte coperte. Così, di fronte all'evidente «melina» del governo, il presidente della Confindustria ha espresso «il forte rammarico» degli imprenditori perché ieri Dini non ha presentato alcun documento complessivo sulla riforma, mentre «i partiti andavano sollecitati a prendere posizione prima delle elezioni». Ma il malumore della Confindustria non si arresta qui. Abete aggiunge che il governo ha presentato alcune linee sulla previdenza complementare che gli imprenditori condividono (come l'eliminazione del prelievo del 15% sui contributi versati ai fondi) mentre su altre sono necessari dei correttivi, come su una maggiore percentuale dei salari devoluta ai fondi in sospensione d'imposta (scesa dal 5 al 3%). Il giudizio globale resta negativo, perché «le misure sono fortemente insufficienti per il decollo dei fondi complementari». Abete ha poi presentato una contro-proposta alla piattaforma dei sindacati, con alcune modifiche sostanziali. Prima: gli imprenditori sono contrari alla doppia indicizzazione delle pensioni chiesta da Cgil-Cisl e Uil, già esclusa nella riforma Amato. Seconda: le pensioni di anzianità dovrebbero essere portate, a regime, a 60 anni. Con trattamento maggiorato per ogni anno di lavoro oltre i 40 anni di contribuzione. Terza richiesta: per gli autonomi, la pensione di anzianità è «un controsenso» perché continuano a lavorare cumulando il trattamento pensionistico. Se il governo decidesse, però, di mantenerla, a parità di età con i lavoratori dipendenti (60 anni), l'importo della pensione di anzianità degli autonomi non dovrebbe essere superiore al valore effettivo di capitalizzazione dei contributi versati. Un certo grado di convergenza, superiore alle inevitabili divergenze, si è coagulata ieri tra Confindustria e sindacati sulla previdenza integrativa. Difatti anche Cofferati, D'Antoni e Larizza han- no espresso numerose «riserve» sul progetto governativo. Il leader della Cisl ha aperto l'elenco con l'insufficienza della quota di salario, 6% complessivo, da devolvere ai fondi (3% dal Tfr, oltre all'1,5 ciascuno da imprese e lavoratori) da aumentare, per i sindacati, fino all'8-10. D'Antoni ha aggiunto, poi, l'opportunità di chiarire meglio i rapporti tra fondi aperti e chiusi, sottolineando infine la necessità di una migliore definizione e autonomia dell'Authorty di controllo, svincolata dai ministeri. I tre dirigenti confederali hanno riferito che Dini ha riconosciuto «il contributo positivo» della proj posta avanzata da Cgil, Cisl e Uil, che secondo loro darà «risparmi immediati e compatibili con gli obiettivi della Finanziaria» assicurando il consenso sociale in questo clima politico incande¬ scente. Il presidente del Consiglio ha parzialmente corretto il giudizio riferito, definendo la piattaforma sindacale «positiva ma non sufficiente». Ma ha preferito prendere ancora tempo prima di scoprire le sue carte. Il temporeggiamento del governo non è però gradito agli autonomi di Cisal e Cisnal, come anche a Confcommercio e Confartigianato, ricevuti nel pomeriggio da Dini. Si denuncia, infatti, l'inattendibilità della trattativa e il suo «inquinamento ai danni di alcuno aree produttive e a vantaggio di altre», il rischio di «conservare privilegi a chi è responsabile dell'attuale situazione deficitaria e far pagare gli altri». Ultimo: aver fatto slittare i tempi della trattativa. Paolo Patruno Confindustria attacca il governo: troppi ritardi nelle decisioni Le imprese chiedono l'anzianità a 60 anni Il ministro del Lavoro Tiziano Treu

Luoghi citati: Confcommercio, Roma