Prodi: di Massimo mi fido perché lui ha bisogno di me

Prodi: di Massimo mi fido perché lui ha bisogno di me IL PROFESSORE IL PROFESSORE E LA QUERCIA Prodi: di Massimo mi fido perché lui ha bisogno di me BAJANO (Campobasso) DAL NOSTRO INVIATO In suo nome, su a Roma, si sbracciano tutti, specie i pidiessini. E Prodi è qui, quarto sedile a destra, che prova a chiudere gli occhi, mentre fuori dal pullman gli passano le conche verdi del Molise. «Uff - borbotta - tutto questo agitarsi... L'alleanza c'è, è solida, e comunque alternative per vincere, dico: vincere, non ce ne sono». Scusi prof, ma domenica scorsa, quando sull'Unità ha scritto che il pds deve darsi una scossa e possibilmente cambiare facce, smagrire gli apparati, lei che si aspettava (dal pds), applausi? Prodi apre gli occhi e anziché dire embè, soffia, sorride, borbotta, alza le spalle così che la penna del cronista viaggiatore resta asciutta e a mezz'aria. Riproviamo. Insisto, prof. E lui: «Ma siete voi a inventarvi 'ste cose. Guardi che Napolitano l'altra mattina mi ha telefonato per dirmi che in fondo era d'accordo con me». Però poi ha dichiarato il contrario. E pure D'Alema, puro Tortorella («Chi? Ah».), quasi quasi anche Veltroni. Dicono in coro che il rinnovamento è stato fatto... «Vero in parte». Che le facce sono cambiate... «Vero in parte». Che fa, l'incontentabile? «Parliamo seri: quando ho detto che ci vuole il rinnovamento non mi riferivo ai leader, ma all'apparato intermedio che soffoca, rallenta... Perché poi i protagonisti non sono mai reduci. Ma scusi, lei pensa davvero che io possa auspicare l'uscita di scena di Napolitano?». No? «Niente affatto». E di chi allora? «Dei burocrati a mezza via, di quelli che anche in questo viaggio ogni tanto incontro e mi si appiccicano, spingono per salire sul palco, vogliono la fotografia con me per farsi la medaglia. Io dico che se vogliamo rinnovare la politica per farla volare alta, dobbiamo cancellare molto». Lei di D'Alema si fida? «In che senso?» Come alleato. «Al cento per cento». Spieghi bene. «La parola che mi viene in mente per descriverlo è: non insidioso». Per simpatia o che altro? «Perché con lui ho impostato un rapporto di grande chiarezza». Sarà, ma lui ha dietro un partito che vale il 23 per cento e lei ha un Ulivo che non si sa... «Tanto per cominciare dietro all'Ulivo oggi ci sono 1500 comitati. C'è questo viaggio che ogni giorno mi sbalordisce per la gente che mobilita. Ma soprattutto c'è il fatto che per vincere D'Alema ha bisogno di me». E lei di lui. «Lo vede che siamo pari? Si guardi i sondaggi, senta tutti i politologi e troverà una verità ripetuta cento volte: la prossima campagna elettorale si vince al centro e per sfondare al centro la Guercia non basta». Torniamo alle irtsofferenze del partito e a Napolitano. «No, Napolitano diamolo per questione risolta». Va bene, il partito. La avverte una qualche ostilità oppure no? «Di non essere proprio amato da una parte della nomenclatura io l'avevo messo in conto. Ma c'è un risvolto interessante». Sarebbe? «Che mentre una piccola parte dell'establishment accenna a chiudersi davanti a me, l'elettorato progressista si apre. Ho moltissimi segnali positivi dalla base del pds». E lei anziché farsi cannibalizzare dal vertice finirà per mangiarsi la base? «Santo cielo, ho già sentito questi verbi terribili: cannibalizzare. Per carità, qui stiamo parlando di politica, l'antropofagia non è compresa. Spero». Sempre lassù, a Roma, dicono che se le amministrative irrobustiranno il pds, lei perderà peso, se invece il pds si indebolirà, lei ugualmente... «...perderò peso perché verrò considerato la causa: cioè io sarei destinato a sparire in ogni caso... Questa è pura fantasia politichese, è chiacchiera in libertà. Le dirò che questa è una teoria cara alla destra, anzi l'ha messa in giro proprio la destra» Lei archivia la doppia ipotesi. «Con un sorriso, si». E invece come andrà? «Andra che l'alleanza è una cosa seria, perché si salderà sul programma, il programma del centrosinistra, non su lattiche elettoralistiche». Veltroni però dice che la sua candidatura è nata dal vertice e non dalla base, un metodo che lui spera non si ripeta più. «Onesta è una polemica che riguarda il pds... Va bene: quella di Veltroni è una obiezione sensata, ma riguarda il metodo, non la sostanza». E perché lei candidato leader e non un altro? «Perché loro me lo hanno chiesto, me lo hanno motivato, ne abbiamo discusso a lungo, per mesi, e infine io ho accettato. Non ci sono state trame, né oscuri patteggiamenti, non che io sappia almeno». Poi c'è stata la sua pubblica investitura, a Roma, sala Umberto, più o meno febbraio scorso. «Pubblica e pubblicamente accettata». Comunque anomala: un grande partito che sceglie di sottomettersi... «Guardi che in questo ultimo anno di rivoluzione permanente e rivolgimenti di fronte, e rischiose derive, ne sono successe tante di anomalie». Lei parla dell'Italia. «Parlo degli schieramenti politici». A proposito di schieramenti, amministrative in ordine sparso, perché? «Errore, fortissimamente errore: il ppi per metà da una parte, la lega da un'altra. Peccato, io speravo che l'amalgama messo in moto per le prossime politiche avrebbe funzionato...». Queste amministrative in realtà saranno politiche. Pure Scalfaro lo ha detto. «Con ragione». Una curiosità: Fede si lagna da giorni che l'ha invitata quattro volte quattro. «Bugia. Ne io né i miei collaboratori abbiamo ricevuto inviti. Lui forse pensa che basti dirlo in tv, non conosce carta e penna o magari un telefono. Peccato che io non abbia una tv per rispondergli. E insegnargli l'educazione». Pino Corrias

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