«Porto la mia fama in dote» Ecco i vip che hanno scalato Montecitorio

« LE STAR DEL PALAZZO « Porto la mia fama in dote » Ecco i vip che hanno scalato Montecitorio VENGONO dallo sport, dai giornali, dai palcoscenici, dall'industria. Mezzo Parlamento è composto da persone che si erano già «fatte un nome», prima, in altri campi. Ci si riferisce a loro quando si parla, o si auspica, di «ingresso in politica della società civile». Ma vi sono casi particolarmente clamorosi, por i quali il successo elettorale sarebbe stato impensabile senza una fama già consolidata nei settori più svariati, anche lontanissimi dall'«esercizio della cosa pubblica». Il leader massimo di questi personaggi è senz'altro Silvio Berlusconi: grande imprenditore, signore dei mass media e, non ultimo, presidente del Milan. Se un Machiavelli contemporaneo volesse scrivere un trattato su corno «si diventa principi», l'esempio del Cavaliere sarebbe perfetto. Nei suoi confronti Prodi, che nel proprio carnet ha solo una fama in campo economico, parte sicu- ramente con un grave handicap. Ma se Berlusconi può essere il «principe» di una nuova stirpe politica, altri personaggi, in tutti i partiti, hanno percorso, magari con passo meno sostenuto, la stessa strada. Partendo dal calcio, soprattutto. Nel dopoguerra la Juventus ha dato due «ex presidenti» al Parlamento: Catella (pli) negli Anni Sessanta, e oggi Boniperti, europarlamentare di Forza Italia. La Roma ha dato il suo presidente Viola (de) al Senato. Il Torino ha dato Borsano al psi. Il Milan, prima di Berlusconi, aveva già dato alla Camera il suo giocatore più famoso, Rivera (ppi). Il calcio è così potente che riesce a far eleggere perfino i parenti dei campioni, come la moglie di Gaetano Scirea, Mariella (F.I.l. Gli altri sport ci hanno provato, ma senza risultati apprezzabili. Per il podista Alberto Co¬ va (F.I.) che ha avuto successo, si registrano le trombature di Simconi, Mennea, Abbagnale, e chissà quanti altri. Il mondo dello spettacolo è un'altra riserva di caccia della politica. Cantanti come Gino Paoli (pei) e Ombretta Colli (F. I.), presentatori come Gerry Scotti (psi), pornostar come Ilona Staller (pr), hanno superato, dopo la prova del palcoscenico, anche quella delle urne. Magari solo per una breve tournée. La politica non è piaciuta ad alcuni famosi imprenditori, come Umberto Agnelli (de) o Luciano Benetton (pri): sono stati eletti, ma poi l'hanno lasciata. E altrettanto è successo a uno scrittore come Sciascia (pei). E' stata la politica, invece, a non volere un generale come Angioni (candidato minore alle comunali di Roma) e ha fatto penare anche il generale Caligaris (F.I.). Matrimoni stabili sono quelli tra politica e magistratura, con I Violante (pds), la Parenti (F.I.), Ayala (ad). I corteggiatori più assidui della politica, probabilmente, arrivano dalla tv, e sono tutti iscritti all'ordine dei giornalisti: Michelini e Selva per An, Fabrizio Del Noce per Forza Italia, Manisco per Rifondazione. Dalla carta stampata arrivano invece i progressisti Carlo Rognoni e Sandra Bonsanti. Ma una firma pesa meno di un volto. Lo dimostrerebbe, se ve ne fosse bisogno, l'escalation dal video al Parlamento del critico d'arte Sgarbi. Un caso del tutto a parte è invece quello di Ferrara. Ha masticato politica fin da bambino; è diventato un dirigente del pei; ma sconosciuto al grande pubblico. Poi ha smesso la militanza attiva ed è comparso in tv (passando nelle vicinanze di Craxi). E allora la politica se l'è ripreso. Alla grande, come ministro di Forza Italia. Cioè dalla parte opposta rispetto alla partenza. Scherzi della popolarità. [s. COS.] Gianni Rivera, Leonardo Sciascia e Tiziana Parenti

Luoghi citati: Ferrara, Roma