Milano, il procuratore aggiunto replica all'ex premier: non siamo né rossi né gialli «Il Cavaliere frena le indagini» di Susanna Marzolla

Milano, il procuratore aggiunto replica all'ex premier: non siamo né rossi né gialli Milano, il procuratore aggiunto replica all'ex premier: non siamo né rossi né gialli «Il Cavaliere frena le indagini» D'Ambrosio: ci porti le carte MILANO. Toghe rosso? «Ma io non sono no rosso né pjallo né verde. Ed e forse rosso Di Pietro, che si schiera al centro? E' forse rosso Davigo? Ma non scherziamo». Indagini al rallentatore? «E' Berlusconi che le rallenta. Porti le carte che sta cercando di nascondere e potremo decidere in un attimo se chiedere o no il suo rinvio a ciudizio». Non è la prima volta che Gerardo D'Ambrosio, procuratore aggiunto di Milano, scende in campo a difendere l'inchiesta Mani pulite contro gli attacchi dei politici coinvolti. Ma stavolta il linguaggio è persin più chiaro del solito, e punto per punto risponde a quello che aveva detto Silvio Berlusconi prendendo spunto dalle dichiarazioni di Giuseppe Cerciello. Era stalo il generale della Finanza, infatti, a tirare pesantemente in ballo Antonio Di Pietro accusandolo di averlo fatto coinvolgere apposta in storie di corruzione; ora stato lo stesso generale ad aggiungere per sovrappiù che «qualcuno in carcere» lo aveva informalo che i magistrati milanesi «volevano far dire al maresciallo Nanocchio il nome di Berlusconi». E Berlusconi era partito alla carica: «Spero che quanto ha dello il generale non sia vero; ma tomo che lo sia»: «Il team delle toghe rosse di Milano non ò nuovo a falli di questo genere... Mi hanno mandato l'avviso di garanzia ma non possono chiedere il rinvio a giudizio perché non ci sono prove». Il procuratore capo Borrelli aveva liquidalo le affermazioni di Cerciello: «Calunnie». D'Ambrosio è meno sintetico. «Volete che risponda a Berlusconi?» chiede ai cronisti arrivati nel suo ufficio, per un tentativo che, temono, andrà a vuoto... E invece: «Datemi il tempo di un caffè c no parliamo». Da buon napoletano D'Ambrosio assapora il suo caffè, poi scatena il contrattacco. Punto primo: le indagini. «E' vero che il 21 maggio, alla scadenza dei sei mesi dall'avviso di garanzia a Berlusconi, la procura dovrà probabilmente chiedere una proroga. Ma non per colpa nostra: è Berlusconi che rallenta le indagini. Su tutte le rogatorie i suoi avvocati svizzeri hanno pre¬ sentato opposizione; è tutto bloccato. Ad esempio, sulle carte sequestrale alla Fininvest service di Massagno il tribunale di Losanna doveva decidere in marzo; ci ha fallo sapere che tutto è rinviato a giugno. Sono carte necessarie per decidere sull'eventuale rinvio a giudizio. Se Berlusconi vuol far presto perché non prende i documenti e ce li porta? E anche in Italia i tempi sono lunghi, perché le banche tendono sempre a proteggere il cliente, specie se importante, e per trovare un documento, se non c'è collaborazione, si fa notte. Ma Berlusconi non può lamentarsi con noi: abbiamo il dovere di indagare, di verificare se anche abbiamo preso delle cantonate. E Berlusconi, se non ha nulla da nascondere, perché non collabora?». Punto due: le toghe rosse. «E' un'accusa che non ci sfiora proprio. Ma come si fa a definire rosso uno come Di Pietro, che è schierato al centro, che suo cognato, membro del ecd, definisce "uomo del polo"? Fosse davvero una toga rossa si sarebbe potuto schierare con Prodi. E invece... Ma vi ricordate come trattò Prodi, quando lo interrogò come testimone (le urla si sentivano per tutto il corridoio, ndr)? Non si può certo dire che abbia usato i guanti bianchi...». Punto terzo: gli attacchi a Di Pietro. «Io posso capire che il generale Cerciello cerchi di accreditarsi come perseguitato e che, per acquistare benemerenze, tenti di far apparire come perseguitato anche Berlusconi... Ma Berlusconi stesso come fa a dire certe cose? Io se fossi in lui, come uomo politico mi guarderei bene dall'attaccare Di Pietro. Perché è un impulsivo e potrebbe schierarsi direttamente contro Berlusconi. E Di Pietro, non dimentichiamolo, è un uomo semplice, pulito, onesto; ha i suoi difetti ma i pregi sono senz'altro superiori. E' un personaggio carismatico, ben visto dall'opinione pubblica: la sua discesa in politica potrebbe impressionare la gente». D'Ambrosio finisco così. Berlusconi contrattacca a sua volta: «E' intollerabile e inaccettabile che un magistrato faccia queste dichiarazioni». Dice; ma almeno al magistrato non affibbia più un co-, lore. Susanna Marzolla Gerardo D'Ambrosio, procuratore aggiunto a Milano

Luoghi citati: Italia, Milano