L'ex europarlamentare sul compagno ferito con il coltello «Era ubriaco»

Libera Dacia Valent i sene solo difesa « L'ex europarlamentare sul compagno ferito con il coltello: «Era ubriaco» Libera Dacia Valent i sene solo difesa « » ROMA. Dacia Valent, dopo una notte passata in guardina, è libera. Il giudice Angelo Paladino ieri mattina l'ha interrogata a lungo. S'è convinto che non di tentato omicidio si tratta, bensì di lesioni, e ha ordinato l'immediata scarcerazione dell'ex europarlamentare. Cruciale è stata la testimonianza di Lue Tshambae (italianizzato in Ciombé) Mutshàil, la vittima. «E' stato un equivoco. Un fatto totalmente privato - ha detto lui, nascondendo il braccio fasciato, mentre usciva dalla stanza del giudice - che è stato interpretato male dai carabinieri. Era una discussione qualunque, di quelle che chiunque può avere a casa». Ma Dacia Valent racconta tutta un'altra storia: «Sono due anni che vengo maltrattata. Lue è un violento. L'altra sera aveva bevuto e come sempre era diventato manesco. Io per fortuna sono riuscita a scappare. Sono arrivata in cucina e ho impugnato il coltello che avevo usato mezz'ora prima per preparare degli hamburger. L'avevo fatto più per dissuadere che per usarlo. Solo che lui era già su di me. E il suo braccio s'è scontrato con la lama. Allora ho chiamato i carabinieri: non dimenticate che io sono un poliziotto, un pubblico ufficiale, sia pure in aspettativa. E in casa mia c'era stato un reato. Riconosco che quando i carabinieri sono entrati, la scena, se fosse stato il mio turno, mi avrebbe fatto impallidire. Ma solo in apparenza. La realtà oggettiva è che Lue ha qualche punto al braccio e una prognosi di sette giorni». Una ordinaria storia di maltrattamenti in famiglia, insomma. Venuta alla ribalta per un moto di difesa della vittima predestinata e per la notorietà dei protagonisti. Europarlamentare comunista e ora in rotta di avvicinamento ad Alleanza nazionale, lei. Profugo politico e nipote del famoso presidente katanghese, lui. Una coppia che nei momenti belli andava al massimo. «Ma è stata una relazione sempre molto conflittuale - racconta ancora lui - perché veniamo da radici completamente diverse». E però, a giudicare dal racconto di lei, «conflittuale» è un eufemismo. «Sono stati - prosegue Dacia - due anni di violenza. Ci sono molti testimoni. Quindici giorni fa sono anche andata a Telefono rosa, per parlare del mio caso. Le donne che lavorano lì potranno confermare se io, come impropriamente hanno raccontato i carabinieri, e per questo motivo intendo querelarli, sono una donna gelosa che avrebbe fatto di tutto pur di non farsi lasciare dal suo uomo». Ora Dacia è una donna distrutta, o quasi. «E' molto difficile parlarne. Chiedo un minimo di rispetto per il dolore di una storia d'amore finita. Un compagno è una persona che t'aiuta e ti protegge. Non ho bisogno di una persona come Lue». Ma lui e il vicepresidente dello Score, l'associazione a difesa degli immigrati, di cui lei è la presidente. «La nostra è un'associazione democratica. Lue è stato votato per le sue capacità». E ora? «Spero di non trovarlo più a casa quando tornerò a Riano. Quella è casa mia. E se lui ci sarà, lo pregherò di andare via. Io sono la maltrattata. Ma come accade spesso alle donne, vivo le violenze come una colpa. E' stato molto difficile denunciare il danno. Spero di non vederlo mai più. Quando l'ho incontrato dal giudice, lui m'ha chiesto scusa. Non ho niente da scusare, gli ho detto io. Ma ora è finita». Ma come è possibile che una donna all'apice del successo, colta, determinata, deputata al Parlamento europeo, fosse vittima di maltrattamenti in casa? «In parto è colpa mia. Credevo di essere Superwoman e non lo ero. Parte è colpa sua. Viene da una famiglia molto importante: a parte lo zio, il padre è imperatore dei Lumba. Un popolo di otto milioni di persone, sparsi tra diversi Paesi africani, in una terra ricca di rame e di diamanti...». E tronca la frase, come a dire: comportamenti da imperatore. Francesco Grignetti «Lui mi picchia da anni la vittima in quella casa sono sempre stata io» «Querelo i carabinieri Hanno detto il falso» Da sinistra Lue Tshambae Mutshàil e Dacia Valent, protagonisti di una lite risolta solo dall'intervento dei carabinieri. Sotto, un'altra immagine della poliziotta che ha lasciato la divisa per la carriera politica

Persone citate: Angelo Paladino, Dacia Valent, Francesco Grignetti

Luoghi citati: Riano, Roma