Il Cremlino conferma le forniture atomiche a Teheran, e minaccia se la Nato si allarga a Est Mosca-Washington il grande freddo

Il Cremlino conferma le forniture atomiche a Teheran, e minaccia se la Nato si allarga a Est Il Cremlino conferma le forniture atomiche a Teheran, e minaccia se la Nato si allarga a Est Mosca-Washington, il grande freddo Fallisce la missione Perry MOSCA NOSTRO SERVIZIO Giornata nera por il ministro della Difesa americano William Perry, in missione diplomatica a Mosca. Non solo si ò visto respingere tutte le sue richieste, ma il Cremlino ha reagito alle pressioni degli Usa con insolita durezza. Perry è arrivato a Mosca per corcare di convincere i! Cremlino a rinunciare alla vendita all'Iran di quattro reattori nucleari. Un affare da un miliardo di dollari. I reattori servirebbero per usi civili, ma gli Usa temono - e hanno espresso chiaramente questo timore al Cremlino - che la loro installazione porterebbe l'Iran molto più avanti nella creazione della propria bomba atomica. Per addolcire la pillola Perry ha portato a Mosca una serie di proposte allettanti. Se i russi rinunciano al contratto con l'Iran avranno in cambio la collaborazione degli Usa nella costruzione di nuovi impianti nucleari, meno pericolosi di quelli attualmente in funzione in Russia, e si vedranno anche fornire container per le scorie nucleari. Washington ha anche fatto capire di essere disponibile all'adesione dei russi al consorzio internazionale che dovrà fornire reattori nucleari alla Corea del Nord. Ma non c'ò stato nulla da fare. Tutti gli interlocutori russi incontrati ieri da William Perry hanno risposto picche. Non ò servito a niente nemmeno il «dossier Iran», tirato fuori dallo casseforti della Cia, per convincere i russi che l'Iran sta cercando di diventare una potenza nucleare. Il premier russo Viktor Cernomyrdin è stato irremovibile: Mosca non rinuncerà al contratto firmato nel 1992. Ma è stata solo la prima delle sconfitte subite dal ministro americano nella giornata di ieri. Le trattative con il suo collega russo Pavel Graciov hanno portato a un risultato vicino allo zero. A bloccare i negoziati è stata la questione dell'allargamento della Nato a Est. Alla conferenza stampa successiva all'incontro Perry ha cercato di sorvolare sui problemi e ha preferito parlare diplomaticamente «solo delle cose positive»: l'attuazione del trattato Start-1, la riduzione delle spese militari russe e l'accettazione da parte di Graciov di una commissione di osservatori della Ocse in Cecenia. Il generale Graciov invece non ha risparmiato dichiarazioni minacciose, incurante dell'imbarazzo del suo collega americano. Se i Paesi ex satelliti dell'Urss aderiranno alla Nato, ha dichiarato il ministro della Difesa russo, verranno «isolati dalla Russia» e Mosca perderà un vasto mercato di armi che tradizionalmente le apparteneva. Se questo accadrà la Russia sarà costretta a prendere delle «contromisure»: rinunciare al trattato sulla riduzione delle armi convenzionali in Europa e creare potenti raggruppamenti di truppe nelle regioni «minacciate» dall'Alleanza atlantica. Ma Perry non ha ceduto su questo punto, limitandosi a sottolineare che la Nato non rinuncia a realizzare insieme alla Russia il programma della «Partnership far peace». E poi, ha aggiunto con un sorriso for¬ zato, l'adesione alla Nato di nuovi membri è un processo lungo. Come a dire che il Cremlino ha tempo per cambiare idea. Ma ora Mosca rimette in discussione anche gli accordi già raggiunti con gli Usa. Ieri il presidente della Camera alta del parlamento russo, Vladimir Shumeiko, ha dichiarato al ministro americano che la ratifica del trattato Start-2 sarà «impossibile» fino a che la questione dell'espansione della Nato non verrà tolta dall'ordine del giorno. La missione moscovita di Perry ha segnato forse il punto più basso nelle relazioni tra la Casa Bianca e la Russia di Eltsin. Sembra evidente che il Cremlino ritiene di avere in pugno il presidente Clinton. E' vero che Eltsin ha un assoluto bisogno della presenza di Clinton a Mosca il 9 maggio, alle celebrazioni dell'anniversario della vittoria sui nazisti, e al vertice successivo. Ma a Mosca sanno che l'amministrazione Usa punta su di loro come sull'unico successo di politica estera di Clinton. Anna Zaf esova I ^orze russe 'n azione in Cecenia: una guerra che allontana ulteriormente Mosca e l'Alleanza Atlantica