MESSAGGI D'AGGUATO Il codice dell'orrore

MESSAGGI D'AGGUATO Il codice dell'orrore Così la mafia avverte le sue vittime MESSAGGI D'AGGUATO CHE significa nel gergo mafioso la testa mozzata o la carcassa di un animale? E' certamente il più classico dei segnali di morte dei clan, specie se accoppiato alla croce o al disegno di una cassa funebre. Un chiaro messaggio di morte annunciata che nelle ultime settimane ha raggiunto più di un destinatario a Palermo. Una mese fa una testa mozzata ò stata abbandonata a Corleone davanti all'ingresso della casa della fi- danzata del sindaco pidiessino Pippo Cipriani; un'altra a Catania è stata infilzata nell'inferriata della villa dell'editore-direttore del quotidiano la Sicilia, Mario Ciancio; un'altra ancora lasciata sull'uscio di casa di padre Gino Sacchetti, un emiliano cappellano del carcere di Termini Imerese che da anni nella città a 35 chilometri da Palermo è impegnato in un difficile apostolato e nel recupero dei drogati. Ma ci sono altri simboli e segnali nel gergo della magia. Le mani mozzate indicano, per esempio, la punizione di un ladro, esattamente come nel codice coranico: i tre secoli di presenza musulmana in Sicilia, a cavallo del secondo millennio, hanno lasciato ben ampie tracce. I soldi gettati sul cadavere di un ucciso significano che si trattava di un uomo di ben poco valore, o di un traditore, oppure che il delitto ha saldato un con¬ to aperto. E ancora: pene e genitali nella bocca dell'ucciso sono la punizione per chi ha avuto o insidiato una donna intoccabile come la moglie, la figlia, la madre o la fidanzata di un boss o di un detenuto. L'incaprettamento (la vittima ancora viva è legata mani e piedi e si strangola da sè nel tentativo di liberarsi proprio come avviene ai capratti) è un altro «trattamento» per indicare che il morto era considerato «un infame». [a. r.)

Persone citate: Gino Sacchetti, Mario Ciancio, Pippo Cipriani

Luoghi citati: Catania, Corleone, Palermo, Sicilia, Termini Imerese