«Ci sarà la Repubblica del Nord» Bossi:con la destra salta la democrazia

«Nel Settentrione siamo al 25 per cento Anche senza tv convinceremo gli elettori Noi occupiamo l'area che era di pli e pri Roberto Maroni? Chi va con lo zoppo...» «Ci sarà la Repubblica del Nord» Bossi: con la destra salta la democrazia IL LEADER DELLA LEGA A TORINO VTORINO 1NCEREMO al Nord per liberare il Sud»: Umberto Bossi urla, bisbiglia, racconta la storia della Lega, del movimento che ha destabilizzato i vecchi partiti. E parte dalle origini. Soprattutto per avvertire i suoi, la Torino riunita al teatro Massaua nella semiperiferia Nord-Ovest della città, che «il pentapartito, gli accoliti di Craxi e del suo Cavaliere di Arcore stanno risorgendo nel Polo berlusconiano». E avanti con le invettive: contro la Fininvest, «La fabbrica di Bettino Craxi»; l'msi, ovvero An, «partito da sempre contiguo con la mafia»; l'Opus Dei, «la finanza sporca del Vaticano», e così via, attaccando di continuo Berlusconi, a tratti Fini, persino Formigoni. Rivelando con un sussurro nel microfono che l'ex ministro di Grazia e Giustizia, Biondi, gli confidò di «essere stato costretto da Berlusconi a varare il decreto contro le manette facili in Tangentopoli perché i giudici stavano mei tendo in galera suo fratello». Si è visto un Bossi scatenato, perché? «Stiamo vivendo un nuovo dopoguerra, nel quale lo scontro tra destra e sinistra è stato ed è molto duro. Abbiamo fermato l'avventura della destra, ma ora dobbiamo stare attenti al ritorno del consociativismo. Il nostro cruccio è stato sempre ciucilo di evitare lo scivolamento a destra dei ceti medi e qutmdo abbiamo capito che non potevamo battere Berlusconi abbiamo fatto nostro l'aforisma latino, secondo il quale se non puoi battere il nemico devi abbracciarlo e stringerlo finché non cede». Onorevole, lei dice di esse¬ re ad un passo dalla conquista del Settentrione. Afferma che, dopo la «vittoria», il passaggio alla Repubblica del Nord sarà immediato. Ci crede davvero? Anche se gli ultimi sondaggi danno la Lega a meno del 5 per cento nazionale? «Ma quali sondaggi? Nelle Province settentrionali - ho i dati siamo al 25 per cento, in Lombardia viaggiamo sul 28 per cento. I problemi ci sono piuttosto nelle grandi città. E certo che senza televisioni diventa tutto più complesso, la gente è più difficile da convincere. Ma ce la faremo ugualmente. Anche nelle metropoli. Andatelo pure a dire a Berlusconi». La vittoria della Lega significherà «Repubblica del Nord» subito? «Un momento, se vinceremo, come credo, la Repubblica del Nord sarà nei fatti. Perché amministreremo le Regioni, daremo avvio alle riforme, al federalismo. E, a quel punto, sarà difficile per i manutengoli del Cavaliere circolare in pianura». Scusi, cosa vuol dire? «Voglio dire che se vince la destra, salta la democrazia. Ebbene, allora annuncio a quella gente lì, agli uomini della Fininvest, che non gli conviene vincere. E' meglio che prendano un'aerostato verso l'Avana». E' vero, la Lega ha sconvolto il vecchio sistema dei partiti, ha mandato a casa il governo Berlusconi, ma adesso «corre» sola. Darà voti alla sinistra? «No. Staremo al centro, formulando un patto tra social e liberaldemocratici. Un patto che può salvare il Paese». E se vince la destra? «Con la destra non ci sarebbero le riforme. Lo ripeto, salterebbe la democrazia. Ma badi bene, la gente ha capito. Berlusconi, Fini, i loro accoliti stanno bombardando Torino, Milano, Genova. Ma non passeranno, i cittadini sono più accorti di ciò che pensano loro». Quale il ruolo, lo spazio della Lega, dunque? «Noi siamo un partito di centro liberaldemocratico. Occupiamo l'area dove c'erano il pli e il pri. I maggiori consensi penso che ci potranno arrivare dalla quota maggioritaria: nel proporzionale prevarrà il senso di appartenenza a gruppi, partiti e movimenti». Non sarete danneggiati da chi vi ha abbandonato scegliendo il centro-destra? Per esempio i federalisti che, ad Assago, hanno definito la loro strategia a fianco del Polo di Berlusconi? «Ma neanche per idea. Quelli sono i morti e i dispersi di una battaglia che, lo ripeto, è stata e sarà ancora molto dura». Considera anche l'ex ministro Roberto Maroni fra questi «morti e dispersi»? «In questo caso vale l'antico adagio: chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Si sa, quando a Berlusconi tolgono i tacchi elettrici... Altro che zoppo». Giuseppe Sangiorgio «Nel Settentrione siamo al 25 per cento Anche senza tv convinceremo gli elettori Noi occupiamo l'area che era di pli e pri Roberto Maroni? Chi va con lo zoppo...» Il leader della Lega Nord Umberto Bossi A destra: l'ex ministro Alfredo Biondi

Luoghi citati: Arcore, Assago, Avana, Genova, Lombardia, Milano, Torino