«Liberi i br che non hanno ucciso»

«Liberi i br che non hanno ucciso» L'ex capo storico dei brigatisti presenta un video sui «detenuti politici» «Liberi i br che non hanno ucciso» GaHinari: ina io non mi pento, stragista era lo Stato DOPO GLI ANNI DI PIOMBO PTORINO HOSPERO GaHinari, il «compagno Gallo», è arrivato in citi à vestito come da copione: calzoni di velluto a coste, camicia a scaccili di flanella. Capo storico delle Br, condannato all'ergastolo per il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro. E' un irriducibile, non si è dissociato né pentito. Ai Murazzi, il lungo Po dei centri sociali e delle Posse, ieri ha raccontato la sua verità sugli Anni di Piombo. Con Loris Parali (arrestato nel '75), era ospite del Centro sociale autogestito per la presentazione del video «Memoria, identità, liberazione»: una lunga intervista a GaHinari interrotta da spezzoni di film di Antonioni, Bellocchio, Pontecorvo. Il video (realizzato dai Centri di documentazione Senza Pazienza di Torino e Lorusso di Bologna) punta «a liberare i detenuti politici: condannati a 20, 30 anni senza aver mai sparato un colpo, per reati d'opinione». Gallinari è uscito dal carcere per motivi di salute (la pena gli è stata sospesa per un anno). Che cosa ha fatto, lontano da Rebibbia? «Ho ripreso contatto con la società, la gente. Ho un grande desiderio di conoscere, capire». Chi ha trovato ad aspettarla? «Qualche amico. E un'Italia diversa, in cui le sezioni di partito non sono più il cuore pulsante dei quartieri popolari, il proletariato è andato a destra. Colpa dell'incapacità della sinistra di rappresentarlo, I centri sociali rappresentano la sopravvivenza, la resistenza al reflusso. Ma tendono a chiudersi, non a comunicare con l'esterno». Ha dei rimorsi? «Chiedo di essere giudicato politicamente. Rimorsi non ne ho. Non ho mai messo bombe. Non sono un terrorista, le stragi le ha ordite solo lo Stato. Io ho sparato in faccia ai fascisti. Ho combattuto le istituzioni, lo Stato e i suoi simboli». [Si ammazzavano le persone... «Ma il caporeparto era anche un simbolo, uno che faceva correre gli operai in nome del padrone. Quando gli industriali hanno ristrutturato le fabbriche, tanti operai si sono uccisi. Ma nessuno li ha accusati di strage». Tutti sbagliamo, lei no? «Vedo il mio percorso in modo po¬ sitivo. Sì, abbiamo fatto un grosso errore: non prevedere questa fine, non aver saputo costruire un trapasso restando in piedi. Si e arrivati alle dissociazioni, i pentimenti: un disastro. Si può cambiare idea, fare autocritica politica. Ma vendere la propria esperienza in cambio di qualcosa, no. Mai». A fine mese i giudici decideranno se farla tornare in carcere. Sarebbe ingiusto? «Non sono mai andato con il piattino a elemosinare. I medici hanno presentato le mie cartelle cliniche, i giudici mi hanno scarcerato. Ora decidano di me. Io, per me, mi assumo piena responsabilità. Anche per Moro: la Faranda ha detto che non l'ho ucciso io, ma quel fatto va valutato sul piano politico, non della cronaca. Chi abbia premuto il grilletto, non importa». Un desiderio? Un progetto? «Spiegare la nostra vera storia, falsificata da tutti e soprattutto dal pei. Trasmettere ai giovani la verità, la memoria». [g. fav.] Prospero GaHinari

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