Jérusalem verdiana dal 30 marzo con Raimondi e Campanella di Armando Caruso

REGIO REGIO AMÒRE, MORTE E CROCIATE Jérusalem verdiana dal 30 marzo con Raimondi e Campanella IVERSAMENTE da quanto è accaduto per la grande maggioranza delle opere di Verdi, Torino ha mantenuto un rapporto costantemente privilegiato con l'accoppiata «Lombardi alla prima Crociata»-«Jérusalem». AMORE, morte e crociate in questa «Jérusalem» verdiana riconquistata alla Cristianità, che va in scena il 30 marzo al Teatro Regio, ore 20,30, nell'allestimento del Comunale di Bologna, per la bacchetta di Bruno Campanella. In ritardo sui suoi contemporanei, desideroso di riaffermare la propria personalità anche a Parigi, Verdi ebbe l'incarico di metter su in poco tempo un melodramma. Rossini, il Maestro, aveva insegnato a tutti i trucchi del mestiere e Verdi scelse subito il «metodo» rossiniano: innestare «vecchia» musica, ove ce ne fosse bisogno, su un nuovo impianto drammaturgico. Quale opera si prestava meglio all'urgente disegno verdiano se non «I lombardi», che divennero così «Jérusalem», proprio come era capitato al «Maometto II» di Rossini, trasformato in «Le siège de Corinthe»? Crociate, gloria e denaro: fu così che Verdi venne nominato da Luigi Filippo Cavaliere della Legion d'onore; denaro, perché l'opera gli venne pagata con un bel gruzzolo, come se fosse del tutto nuova. Altri tempi: oggi i compositori non hanno di che scialare. Ma veniamo al cast che annovera personaggi della lirica di risonanza mondiale: a cominciare da Ruggero Raimondi (Roger, fratello del conte di Tolosa), «erede» ormai riconosciuto del grande Feodor Scialjiaplin. Grande attore, conteso dai registi più in voga del teatro europeo, ma anche da quelli cinematografici (Joseph Losey per «Don Giovanni» e Francesco Rosi per «Carmen», è considerato artista di talento espressivo: forse l'unico oggi sulla scena in grado di affrontare un repertorio vastissimo, Monteil). che comprende persino il famoso «Don Chisciotte». Ma il cast diretto da Campanella (che torna così sul podio torinese anche in qualità di «stabile»), ci sono il soprano Maria Dragoni (Hèlén, figlia del conte), considerata una delle voci più interessanti nello striminzito panorama drammatico attuale; il tenore palermitano Vincenzo La Scola (Gaston, visconte di Béarn), artista sensibile, intelligente, dalla voce solare e musicista raffinato. Negli - altri ruoli compaiono José Fardilha (il Conte di Tolosa), Liliana Marzano (Isaure); Iorio Zennaro (Raymond) ed Enrico Turco (Adhemar de La regìa è di Ivo Guerra, le scene e costumi di Beppe Tommasi; la coreografia di Fabrizio Monteverde, maestro del Coro Bruno Casoni, gli studi musicali di Janine Reiss. Partendo dall'impianto scenico creato da Giancarlo Cobelli per «I lombardi» che l'anno scorso andò in scena a Bologna, il regista Guerra osserva: «Il dramma della battaglia sovrasta tutto, le ultime immagini dei bambini feriti fermi davanti a Gerusalemme distrutta, devono far riflettere sull'orrore delle Crociate». Armando Caruso

Luoghi citati: Bologna, Gerusalemme, Parigi, Tolosa, Torino