Il fabbricante di anticorpi

Il fabbricante di anticorpi Il fabbricante di anticorpi Il Nobel GeorgQUALCHE giorno fa è morto all'età di 49 anni Georges Kòhler, un ricercatore tedesco che nel 1984 aveva diviso giovanissimo con Cesar Milstein il Premio Nobel per la medicina a riconoscimento di ricerche sulla genetica degli anticorpi. La storia in cui Kòhler e Milstein si erano inseriti era una delle tipiche sfide che spesso si lanciano in campo scientifico: si voleva prendere una singola cellula producente anticorpi, in qualche maniera costringerla a produrre anticorpi (o immunoglobuline) specifici per il bersaglio scelto e successivamente ottenere un clone immortale di queste cellule. La tecnologia degli Anni Sessanta e degli Anni Settanta non disponeva di strumenti in grado di ottenere questi risultati: allora, come spesso si fa in casi simili, si chiese aiuto e suggerimenti agli esperimenti che la natura compie per conto suo. In patologia umana vi è una malattia, il mieloma o plasmocitoma, che fa sì che una plasmacellula (un linfocita B al termine della sua vita differenziativa), anziché morire come è programmato, continua a vivere e a duplicarsi in cellule figlie tutte uguali a quella che è andata incontro al processo di trasformazione tumorale. Tra le altre caratteristiche che la plasmacellula conserva della cellula da cui deriva, c'è la capacità di produrre un singolo tipo di immunoglobuline dette monoclonali perché totalmente identiche tra di loro. Bisogna inoltre aggiungere che il mieloma è una malattia riscontrabile anche nei topi, nei quali è facilmente inducibile in laboratorio. E qui prende avvio la sfida: gli Stati Uniti, che a quei tempi avevano bilanci illimitati e arroganti sicurezze, decisero di risolvere il problema immunizzando migliaia di topolini con antigeni molto semplici, evocare una risposta immunoglobulinica limitata data la semplicità dell'antigene e quindi indurre trasformazione tumorale dei linfociti sensibilizzati. La speranza, peraltro alquanto ragionevole, era quella di avere una plasmacellula che produceva una Ig specifica, che diventasse un mieloma e quindi fosse dotata di crescita e produzione illimitate. Michael Potter, un ricercatore tuttora operativo, ripetè queste operazioni migliaia di volte: tuttavia con frustrazione notò che nessuna delle linee di mieloma ottenute derivava dalle cellule immunizzate artificialmente. Tuttavia il ricercatore americano riuscì a produrre la più grande collezione di linee di mielomi murini esistente, tuttora insuperata e ge¬ Il Nobel Georg Tenendo presente che tutte le settimane vengono estratti cinque dei primi novanta numeri interi e che i casi che si possono presentare sono tanti quante le combinazioni di novanta numeri a cinque a cinque, le probabilità di vincere sono rispettivamente: * con un ambo, 2 su 801 * con un terno, 1 su 11.748 es Koehler nerosamente messa a disposizione della comunità scientifica internazionale. Dall'altra parte dell'Atlantico, a Cambridge, un ricercatore argentino operava in un minuscolo laboratorio e con un bilancio inesistente, applicando tecniche di fusione cellulare; l'idea, semplice, era quella di unire una celula normale (portatrice della informazione genetica desiderata) e una cellula di mieloma (portatrice della caratteristica di crescita illimitata tipica dei tumori). Le cellule figlie, le cellule ibride, ereditano entrambe le caratteristiche. Nel 1974, il giovane Kòhler lavorava ai Basel Institute for Immunology, il mitico centro svizzero finanziato dalla Roche per il puro proWfk | gresso della ricerca immunologica e senza preoccupazioni di budget: Fritz Melchers, ora direttore dell'Istituto, e altri membri di quella fucina di ricercatori colsero l'importanza delle osservazioni di Milstein e si affrettarono a spedire a Cambridge il giovane Kòhler. Qui venne messo a punto un modello di grande semplicità ed efficienza, basato sulla immunizzazione in vivo in topolino, le cui cellule immuni venivano fuse con linee di mieloma. Il «pool» di tali cellule veniva poi selezionato e soprattutto clonato, cioè venivano derivate colture che producevano anticorpi tutti uguali fra loro, appunto anticorpi monoclonali. Le applicazioni di questi reagenti hanno modificato la ricerca di base e la medicina applicata, soprattutto la diagnostica in vitro, il dosaggio di ormoni o di sostanze biologiche e l'analisi del fenotipo delle cellule normali e tumorali. Inoltre questi reagenti, definiti con enfasi «proiettili magici» anche se non hanno risposto a tutte le attese delle applicazioni nella pratica medica, sono ora usati per curare pazienti durante le fasi acute del rigetto di trapianto, eliminare cellule tumorali particolari o ripulire organi, come il midollo (con la tecnica di «purging»). Non meno importante, le osservazioni di Kòhler e Milstein si sono rivelate di grande importanza economica, per le potenzialità tuttora insuperate di questa tecnica associata a un costo molto basso. La miope burocrazia del Mrc, il Consiglio delle Ricerche inglese, non capì l'importanza dei risultati e non ritenne utile brevettare tale tecnica, che in breve divenne la più diffusa ed applicata ricaduta di una geniale scoperta scientifica, i cui effetti tutti sperimentiamo, anche se inconsapevoli, ogni volta che entriamo in un ospedale. es Koehler Fabio Malavasi Università di Ancona CHI SA RISPONDERE? ■ Che cos'è uno tsunami? ■ Perché i fusti crescono verso l'alto e le radici verso il basso? ■ Perché le cose bagnate luccica- Risposte a «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax numero 01165.68.688 * con una quaterna, 1 su 511.038. Il ciclo equo, cioè il ripetersi dello stesso evento dopo che si sono succeduti settimanalmente tutti gli altri possibili è all'incirca rispettivamente: 1 ogni 8 anni; 1 ogni 226 anni; uno ogni 9.827 anni. Domenico Lucci Torino

Luoghi citati: Ancona, Cambridge, Stati Uniti, Torino