LO SCANDALO DEL MAR MORTO di Sabatino Moscati

LO SCANDALO DEL MAR MORTO LO SCANDALO DEL MAR MORTO Manoscritti: una polemica e tante verità 1^ A STATA una vera e 1 V propria battaglia | ✓ senza esclusione di | colpi, quella che si A è combattuta negli | ultimi tempi a pro- I ■ posito degli ormai I] celebri manoscritti J del Mar Morto. Una battaglia aperta da una rivista americana, che ha parlato di «scandalo» e di «cospirazione», attribuendo quest'ultima al Dipartimento delle Antichità d'Israele ma coinvolgendo anche il Vaticano, ritenuto corresponsabile nientemeno che di voler nascondere il contenuto dei manoscritti stessi, nei quali si celerebbero notizie pregiudizievoli per la fede sulle origini del cristianesimo. Che dire? Due libri da poco apparsi in Italia portano la polemica anche da noi; e in qualche modo ne avviano la conclusione. Il primo, di Robert H. Eisenman e Michael Wise, parla già nel titolo di Manoscritti segreti, nel sottotitolo di Rotoli finora tenuti nascosti. Il secondo, di J. Alberto Soggin, riassume lo stato delle discussioni e delle conoscenze, giungendo a un giudizio tanto equilibrato quanto conclusivo. Rievochiamo, dunque, l'intera vicenda. Comincia nel 1947, quando due beduini, in cerca di una capra smarrita tra le grotte presso il Mar Morto, sentono rumore di vasi infranti. Cercano e trovano una serie di anfore cilindriche da cui emergono rotoli di pelle. Ritenendo che possano avere un qualche valore, li portano a Betlemme per venderli. Ma trovano difficoltà perché chiedono ben venti sterline. Pensare che, qualche mese dopo, sarebbero valsi miliardi! Alla fine però un mercante li trova. Questi li porta a Gerusalemme, dove finiscono in parte alla Scuola Biblica e in parte all'Università Ebraica. Presto emerge la verità: sono testi ebraici antichi del tempo di Gesù. Ma Gerusalemme è divisa in due dalla guerra tra Arabi e Israeliani, sicché la pubblicazione dei testi viene parimenti divisa. Intanto si fanno nuove ricerche, si scoprono altri rotoli e perfino il luogo in cui furono scritti, un monastero sul Mar Morto detto di Qumràn. Nel 1967, la «guerra dei sei giorni» porta alla riunificazione di Gerusalemme sotto il controllo israeliano; e agli studiosi israeliani passa integralmente il compito della pubblicazione, che peraltro sembra a molti lenta. Troppo lenta. Donde, nel 1989, l'inizio della polemica. Ma ecco, nel 1991, un colpo di scena: la Huntington Library di Pasadena, in California, annunzia che mette a disposizione del pubblico una collezione di fotocopie dei manoscritti, ivi depositata anni prima per assicurarne la conservazione nel caso di eventi bellici. Scoppiano altre polemiche, perché la Huntington Library è depositaria delle fotocopie, ma non ha l'autorizzazione a renderle note. La frana del segreto è cominciata, Eisenman e Wise vi s'inseriscono e ottengono di vedere e riprodurre a Gerusalemme altri documenti, che pubblicano con uno scoop di grande richiamo. Ma v'è stata davvero una volontà di nascondere o ritardare la conoscenza dei testi? E se sì, per quale motivo? Gerusalemme e Babilonia insieme, dunque Chiesa apostata: è una lettura che non solo non condividiamo ma che ci pare anche confusa e poco chiara all'autore stesso, così come la esprime nelle ultime pagine della seconda enciclica. Come può mettere queste parole in bocca al Papa: «Dobbiamo prendere atto dell'apostasia della Chiesa» e subito dopo farlo proseguire dicendo: «Alla Chiesa è promessa, e data, l'assistenza dello Spirito Santo nella verità di ciò che afferma»? Qual è questa Chiesa? Dove sta? Ed infine non è riduttivo affidare oggi alla Sinagoga e all'ebraisno la semplice funzione di «trattenere la-piena manifestazione finale dell'anticristo», arrivando ad affermare addirittura che l'ebraismo è al limite del suo esaurimento storico? E poi dove sta scritto nel Nuovo Testamento che ci sarà la conversione degli ebrei prima della fine? Qui c'è cattiva esegesi della Lettera ai Romani! Sì, il libro di Quinzio resta un testo stimolante e denuncia molti rischi dell'attuale tendenza ecclesiastica dominante soprattutto in Italia, ma più che apocalittico risulta mi llenarista e catastrofico... Ci sia allora permesso porre a Quinzio questa domanda, con amicizia: non si sente un po' simile a Giona il profeta, che non si accontenta di annunciare un castigo di Dio per il mondo, ma che contesta a Dio stesso il mancato sopraggiungere della catastrofe annunciata? Enzo Bianchi Sergio Quinzio Mysterium iniquitatis Adelphi pp. II2.L. 20.000 Remo Bodei Di fatto, possiamo e dobbiamo dire che un ritardo obbiettivo c'è stato nel portare a compimento la pubblicazione; ma ciò concerne solo una parte ridotta dei testi, circa il venti per cento, mentre l'ottanta per cento è pubblicato. Inoltre, non v'è motivo per supporre che quel venti per cento contenga segreti particolari: sappiamo che si tratta in massima parte di manoscritti biblici, cioè di testi già noti; e per il resto il problema non è di segreti, ma semplicemente di lentezza. Sarà anche una colpa, non però intenzionale; e una colpa giustificata in parte dal carattere estremamente frammentario dei testi. Ma allora, si può già fare un bilancio dei manoscritti del Mar Morto, del loro contenuto e del loro significato? Riteniamo di sì, anche se qualche integrazione o modificazione marginale resta possibile. I manoscritti contengono in parte testi della Bibbia già noti, che peraltro presentano una redazione più antica di circa mille anni rispetto a quella che conoscevamo. La solidità di quest'ultima ne esce confermata, pur se talune varianti non sono prive di interesse (ma è un interesse preminentemente filologico). In altra parte, i manoscritti contengono testi per noi nuovi, non inclusi nella Bibbia. Si tratta di scritti propri della comunità religiosa che visse nel monastero sul Mar Morto. Sono tra essi una «Regola» relativa all'organizzazione comunitaria, un'opera apocalittica che delinea la «Guerra dei figli della Luce contro i figli delle Tenebre», una serie di inni religiosi, vari commenti biblici che riflettono le idee dei monaci. Nell'insieme, emerge il quadro di un gruppo allontanatosi dall'ebraismo ufficiale in polemica con esso, simile a quegli Esseni che dalle fonti del tempo sappiamo contrapposti ai Farisei e ai Sadducei. Qui emergono le analogie con il cristianesimo nascente. E v'è in particolare la venerazione per un «maestro di giustizia», nel quale si è pensato di ravvisare Gesù. Altre analogie significative sono nel rituale del battesimo, nella concezione messianica, nel celibato monastico. Ma l'epoca non coincide, perché il movimento di Qumràn è di qualche decennio anteriore; e alle analogie si contrappongono le differenze, prima tra tutte il formalismo legalitario che caratterizza la teoria e la pratica di vita dei monaci del Mar Morto. V'è poco da credere a scandali e cospirazioni, dunque. Ma la scoperta in sé è grandiosa, sicché la piena conoscenza dei testi è un diritto giustamente reclamato. In questo senso, anche la polemica è servita; e servirà ad accelerare quel poco che ancora rimane da pubblicare. Ed Sabatino Moscati Eisenman - Wise Manoscritti segrP/'emme pp. 290. L 38.000. Manoscritti segreti di Qumràn J.Alberto Soggin I manoscritti deNewton Compton pp. 208, L. 4900 I manoscritti del Mar Morto dmondo Berselli