Israele, Sos gas nervino di Fiamma Nirenstein

Israele, Sos gas nervino Israele, Sos gas nervino «L'Olp flirtò coi terroristi nipponici» GLI SCENARI DELLA PAURA GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO E se i terroristi giapponesi sbarcassero in Israele e si unissero agli estremisti musulmani, o persino ad Arafat in un piano criminale di eliminazione degli ebrei, magari con armi chimiche? Non sarebbe la prima volta dicono sul Jerusalem Post Uri Dan e Dennis Eisemberg autori, fra l'altro, di un famoso e ben documentato libro sul Mossad: quando nel 1972 il gruppo terrorista «Armata Rossa Giapponese» costituì un asse con l'Olp, il risultato fu un attacco micidiale di una squadra nipponica all'aeroporto Ben Gurion di Lod, a Tel Aviv. Là, appena entrati nel terminal dei passeggeri, i giapponesi tirarono fuori le loro armi automatiche e spararono all'impazzata sulla folla. Il risultato fu di 24 morti e 80 feriti, quasi tutti pellegrini cristiani provenienti da Portorico. I terroristi si suicidarono. L'unico sopravvissuto, Kozo Okamoto, interrogato, dimostrò di non avere nessuna idea su chi fossero gli ebrei, ma di avere in massima considerazione gli scopi comuni della rivoluzione terrorista in atto. Erano anni lontani, ma gli autori sembrano temere che gli eredi dell'estremismo arabo di un tempo possano avere tenuto le fila di un forte rapporto con gli eredi dell'estremismo nipponico: tanto forte era il legame che Fusako Shiganuvu, la «regina» del terrorismo nipponico - un'autentica ideologa, amica personale di Arafat -, sposò un palestinese e si dice che oggi viva con lui in Libano, circondata da bambini palestino-giapponesi. La vera preoccupazione di Dan e Eisemberg scaturisce dal fatto che l'uso di armi chimiche, di gas e veleni programmati per uccidere decine di migliaia di persone è una possibi¬ le calamita fra il terrorismo nipponico e una vocazione che fa parte della storia di svariati Paesi e gruppi di potere in Medio Oriente. L'Egitto usò gas contro i civili in Yemen, nel 1960; l'Iraq se n'è servito durante la guerra lunga e feroce contro l'Iran; e nel 1988 Saddam Hussein l'ha usato a iosa contro i curdi. E anche la Siria e la Libia dispongono di «fabbriche di aspirina» come una volta le ha chiamate Gheddafi. Dan e Eisemberg si spingono fino a pensare che possano nascere brutte avventure e dal fatto che il Giappone è un antico sostenitore di Arafat (ha donato l'anno scorso 20 milioni di dollari alla sua Orient House, a Gerusalemme, e ad altre istitu¬ zioni a lui legate); ed anche dal fatto che Arafat ogni tanto, nostante i negoziati di pace, seguita a far riferimento al sogno palestinese di veder sparire Israele. Ma questa sembra davvero fantapolitica. Semmai una realtà inquietante, in questi giorni all'attenzione degli israeliani, è una mappa della Palestina fatta dall'Istituto gerusalemitano di Studi Mediorientali diretto da Feisal Husseini, sulla quale Israele semplicemente non esiste, Gerusalemme è chiamata «capitale della Palestina» mentre Tel Aviv, Haifa e le altre città d'Israele sono segnate in blu col nome «insediamenti ebraici». Fiamma Nirenstein Arafat, un vecchio «asse» con Tokyo