Cade l'ultimo segreto sull'Isola del Tesoro di Fabio Galvano

r La «Cassa del morto» della canzone dei pirati? E' un isolotto delle Vergini Cade l'ultimo segreto sull'Isola del Tesoro LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Quindici uomini sulla cassa del morto, yo-oh-oh e una bottiglia di rum», diceva la canzone dei pirati. Ora il mistero è risolto; ora si sa dove Robert Louis Stevenson prese quella filastrocca resa popolare dal suo romanzo «L'isola del tesoro». Non c'è nessun cadavere: la cassa del morto - in inglese Dead Man's Chest - non è che l'antico nome di un isolotto inospitale dei Caraibi, nel mezzo delle Isole Vergini. Appena due miglia a Est della Peter Island, oggi miliardario paradiso turistico (ci va anche Paul McCartney), servì al pirata Barbanera - al secolo Edward Teach - per relegarvi una ciurma ribelle, 27 uomini con una sciabola e una bottiglia di rum ciascuno. Barbanera, che proprio sulla Peter Island e nella sua Baia del Morto aveva quartier generale e navi, sperava che quegli avanzi di galera, violenti e ubriachi, si ammazzassero tra di loro: «Bere e il diavolo aveva fatto il resto, yo-oh-oh, e una bottiglia di rum», proseguiva la canzoncina. Ma quando un mese dopo tornò sull'isolotto, che oggi si chiama Dead Chest Island, quindici dei suoi pirati erano sopravvissuti. La filastrocca fu raccolta da quel cultore delle grandi avventure che era Stevenson; ed è stato un giornalista ed esploratore inglese, Quentin van Merle, a schiudere il mistero sulla rivista della Royal Geographical Society. L'isola, spiega, è lunga 250 metri e disabitata: ci sono solo pellicani, lucertole, serpenti e un'agguerrita colonia di zanzare che «lavorano a turni di 24 ore». Ma lui, proprio in onore di Stevenson, ha trascorso fra le rocce e i cactus, bevendo acqua piovana e nutrendosi di pesci, 31 giorni. «Per battere i trenta giorni dei pirati», racconta. Quindici uomini e una bottiglia di rum. A Barbanera, forse il più leggendario e probabilmente il meno nobile dei pirati, piaceva giocare sulla paura tanto delle vittime quanto della sua ciurma. Il nome gli veniva dalla lunga barba annodata a treccioline e legata con nastri, che immergeva nella pece e alle cui estremità dava fuoco nei momenti cruciali della battaglia. Ma la paura veniva anche dalle tre pistole che teneva nella cintura, dalla prontezza a tagliare dita e mani per prendersi un anello, dalla disponibilità a gettare in mare i nemici catturati. Era altrettanto feroce con i suoi. Un giorno sparò a bruciapelo al suo secondo, Israel Hands, e lo azzoppò. «Se non facessi queste cose di tanto in tanto - spiegò - dimenticherebbero chi sono». E in questa filosofia s'inscrive la vicenda del Dead Man's Chest. Finì ucciso nel 1718 - venti scia¬ bolate e cinque pallottole in corpo - in un epico scontro con un ufficiale inglese, Robert Maynard, che gli mozzò la testa, la mise sul bompresso della nave e con quel trofeo andò a reclamare la taglia di cento sterline. Anche Quentin van Marie è andato sull'isola con una sciabola e una bottiglia di rum (Pussers Rum, la fornitrice della Marina che ha sponsorizzato la mini-impresa), su una zattera con poche provviste. E non si è certo divertito. Niente palme o sabbie bianche, niente sorgenti d'acqua, ma soltanto una vegetazione ostile e rocce inespugnabili: esattamente come 26 anni fa, quando vi era approdato la prima volta come naufrago, con il gommone rimasto senza motore. Dell'uomo ci sono tracce - a parte due antenne radio ormai in disuso - soltanto sulla costa Est, piena dell'immondizia del mare spinta dalle correnti: bottiglie rotte, corde marce, sacchetti di plastica, lattine arrugginite, pezzi di legno. Mentre a modo suo rendeva omaggio a Stevenson ha anche trovato un tesoro. 0 quasi: un'antica chiave arrugginita, che forse un tempo apriva un forziere. Lasciata dai «quindici uomini sulla cassa del morto»? Fabio Galvano L'INNO DELLA FILIBUSTA fZtUttdicc uamùti, quùtdici uomini ■ùxdùz comò, del monto- e u*uz Cottc^Ua di iu<st. 'Sene e il demonio- euiea- fatto- il ietto1frì--o&-o£-, cfo--oJr-o&, e ietta- óottiylia, de *cc*k. PORTO: RICO: Barbanera vi confinò 27 ammutinati con una bottiglia di rum Sopravvissero in 15 Qui accanto un'immagine settecentesca del capo pirata Edward Teach meglio noto come Barbanera PORTO: RICO: GUADALUPAq m IBARBADOSd IMI ^CARAIBICO: r VENEZUELA Qui accanto un'immagine settecentesca del capo pirata Edward Teach meglio noto come Barbanera Dall'alto, la canzone dei pirati resa famosa dal romanzo «L'isola del tesoro» di Robert Louis Stevenson e la cartina delle isole Vergini A destra un'immagine tratta da un film sulle avventure dei filibustieri

Luoghi citati: Isole Vergini, Londra, Venezuela