Francia il Guardasigilli si inquisisce (fondi neri) di Enrico Benedetto
La «Cassa del morto» della canzone dei pirati? E' un isolotto delle Vergini Ancora guai giudiziari per Balladur Francia, il Guardasigilli si inquisisce (fondi neri) 77 ministro Méhaignerie costretto a indagare su un suo conto svizzero PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ennesima tegola sul governo Balladur, imbattibile nel calamitare gli scandali. A ventitré giorni dalle Presidenziali, il ministro della Giustizia Pierre Méhaignerie si «autoincrimina» per fondi neri in Svizzera. La formazione politica cui appartiene e che diresse fra l'82 e il '94 (il centrista «Cds») li gestiva attraverso una societàombra ginevrina. Ancora da chiarire la provenienza, forse tangentosa. Aprendo un'«indagine preliminare» in materia, il Guardasigilli si ritrova comunque nei panni di giudice-imputato. Destino paradossale. Per sfuggirgli, Méhaignerie aveva tentato d'insabbiare il dossier. Ma con la stampa alle calcagna - da settimane il «Canard enchaìné» moltiplica le rivelazioni - non era facile. Specie per un uomo che da 24 mesi prometteva: «Non interferirò mai con il corso della giustizia». Così ieri pomeriggio ha gettato la spugna. E' un self- impeachment clamoroso. O - per citarlo - «senza precedenti» nella storia giuridica francese. Farà gongolare almeno due suoi ex colleghi: Alain Carignon (Telecomunicazioni) e Gerard Longuet (Industria). Costretto a dimettersi l'anno scorso per malversazioni finanziarie, il primo - sindaco di Grenoble - è tuttora in galera. Mentre il secondo, che abbandonò il governo nell'autunno causa bustarelle e favoritismi, gira libero (ma nuove accuse l'attenderebbero). Entrambi gli devono 1'«autorizzazione a procedere». E Longuet non ha dimenticato. Nel suo rancoroso esilio politico moltiplicava da settimane gli attacchi - incluso un libro - contro Méhaigne- II ministro della Gi stizia Méhaignerie rie, reo di condannare gli altri e assolvere se stesso. Per il «Centre démocratique et social» sono ore difficili. La sua presenza nell'Esecutivo non è messa in causa, e tuttavia indebolisce una compagine governativa già terremotata dai feroci duelli quotidiani ChiracBalladur. Ulteriore sfortuna per il premier, Méhaignerie - come peraltro Longuet - è balladuriano. Gli avversari non mancheranno di farlo notare agli elettori. La linea difensiva che adotterà il Cds, unico partito francese a rivendicare la tradizione sociale cristiana, è semplice. Ammettere l'innegabile (esistono prove sui miliardi che confluivano ogni anno sul conto elvetico) ma trincerarsi dietro la controversa amnistia Rocard. Nell'introdurre una severa normativa contro i finanziamenti politici clandestini, il premier ps «graziò» quelli anteriori al '90. La sanatoria doveva permettere di «mettersi in regola» senza affrontare rischi eccessivi. I Centristi vi si adeguarono con scrupolo, osserva Méhaignerie. Che dal '91 fece prosciugare il canale svizzero. Ma la prescrizione non vale se l'origine dei quattrini è fraudolenta. La magistratura potrà dunque interessarsi da vicino a Pierre Méhaignerie & compagni. I quali avevano già, per inciso, qualche peccatuccio. Ad esempio la sede Cds parigina che per 3 anni non pagò l'affitto (l'immobiliare proprietaria sperava forse in vantaggi «politici»). Adesso occorrerà far luce. E Méhaignerie si trova in prima linea tra i possibili accusati. Ma potrebbe anche decretarsi un «non luogo a procedere»: in fondo, la Procura gli deve obbedienza. Enrico Benedetto II ministro della Giustizia Méhaignerie
Persone citate: Alain Carignon, Balladur, Balladur Francia, Gerard Longuet, Longuet, Pierre Méhaignerie, Rocard
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