I'ex pm lezione di libertà di G. Ce.

I/ex pny lezione di libertà I/ex pny lezione di libertà «Subito le riforme istituzionali guadare il fiume delle incertezze» MILANO. «Siamo qui per parlare della Rivoluzione liberale, per capire chi sono gli amici, chi i nemici, chi gli amici dei nemici...». Il professor Antonio Di Pietro, con un'ora abbondante di ritardo accademico e in esclusiva tv per Telemontecarlo, ha diretto anche ieri mattina la sua lezione per gli universitari di Castellanza. Ospiti illustri l'ambasciatore Sergio Romano, il direttore di «MicroMega», Paolo Flores d'Arcais, il filosofo Angelo Bolaffi e il presidente di Federtessile Angelo Pavia. Tema, appunto, «La rivoluzione liberale e i suoi nemici». Più che una lezione, come ha ammesso Di Pietro, «un panel», una tavola rotonda dove la parola più citata, oltre a «liberale», è stata «MicroMega», la rivista che nell'ultimo numero ospita saggi sull'argomento. Anche come professore, Di Pietro ha le sue stravaganze. E' un docente che parla poco, ma riassume molto. Dà la parola a Flores, prende nota e chiosa: «Il professor Flores ci ha tracciato uno schema lucido su cos'è la rivoluzione liberale e chi sono i nemici. La democrazia liberale si preoccupa dei limiti del potere e della tutela delle minoranze. E poi ci ha parlato di chi predica bene e razzola male...». L'ambasciatore Romano parla di «etica della responsabilità», «divisione dei ruoli e conflitto di interessi», critica Berlusconi per le ovvie ragioni, Nilde Jotti e Irene Pivetti' per i loro interventi in congressi di partito. Di Pietro (riJchiosa: «Sono spunti di riflessione profondi. L'amba-' sciatore parla di etica della responsabilità, bisogna darsi una regolata, insomma». Il professor Di Pietro riassume per gli studenti, dunque cita «alcune cariche istituzionali che sono con il piede in due scarpe», ma si dimentica Berlusconi. Passa il microfono «all'impresario tessile professor Pavia» e poi si entusiasma: «Come ci ha detto, vorremmo che il mercato fosse limpido come questa giornata, e che il vento spazzasse via le foglie secche». E qui, servito dal presidente di Federtessile, il professor Di Pietro (che non vuole entrare in politica) può riproporre la sua politica fiscale. «Come ha detto il dottor Pavia, Tangentopoli era il cortocircuito del consociativismo e noi dobbiamo trovare i salvavita. L'evasione fiscale va affrontata per convenienza, non per moralismo. Responsabilità e trasparenza per l'impresa sono profitto». Gli studenti domandano: «Tangentopoli è stata una rivoluzione? E perché la Rivoluzione liberale non la chiamiamo più semplicemente Rivoluzione della normalità?», «perché mio padre commercialista dice che i suoi clienti, se non evadono, debbono chiudere l'azienda?». Di Pietro questa volta non può riassumere: «L'inchiesta su Tangentopoli è stata riaffermazione di legalità». E conclude con una frese tutta politica: «E' importante che le riforme istituzionali vengano fatte al più presto possibile, perché questo aiuterà a guadare il fiume delle incertezze, che sono alla base di ciò che può portare in futuro a una rivoluzione illiberale». Riforme «perché tutti, chi ha vinto e chi ha perso, debbono partire alla pari». Fine della lezione. Fuori, su un tavolo, le copie di MicroMega aspettano, [g. ce.]

Luoghi citati: Castellanza, Milano, Pavia