L'autunno del patriarca di Atene

IL GRANDE e' debole, lavora due ore al giorno: e nel Pasok nasce la fronda L'autunno del patriarca di Atene «Papandreu sta male» IL GRANDE VECCHIO DEL SOCIALISMO CATENE HI governa la Grecia? Secondo la Costituzione, emendata ad hoc nel 1985 per iniziativa del Papandreu trionfante per la seconda volta consecutiva alle elezioni legislative, la fonte del potere esecutivo è stretto appannaggio del primo ministro. Un premier non considerato da primus inter pares di un consiglio ministeriale dalle decisioni e dalle responsabilità collettive, bensì delegato ad essere una specie di padre-padrone della formazione maggioritaria alla quale di volta in volta il responso delle urne avrebbe assegnato la conduzione del Paese. Ma ora la Grecia comincia ad accorgersi che questa formula non può più funzionare. Causa prima, lo stato di salute del leader socialista il quale un anno e mezzo fa, nell'ottobre 1993, vinse insperatamente per la terza volta. Pur restituito alla vita da una delicata operazione alla valvola aortica del cuore, subita in un ospedale londinese nel 1989, da quell'autunno Andreas Papandreu non è più stato che l'ombra del politico decisionista e versato nei colpi di mano coi quali usava sorprendere sia gli avversari che l'opinione pubblica: anzi, non riesce a lavorare che due o tre ore al giorno. Da un anno ormai la capacità del primo ministro ad esercitare effettivamente il potere è messa in discussione. Le prime contestazioni partirono dal partito avversario i cui portavoce, in mancanza di argomentazioni oggettive sull'operato governativo costretto dalle pressioni dell'Ue al binario unico del risanamento economico, preferivano fondare la loro polemica sull'aspetto emaciato e la voce flebile di Papandreu nelle sue non frequenti apparizioni pubbliche. A dire il vero, il motivo c'era. Il nuovo governo socialista, che nel suo programma elettorale alla politica semi-thatcheriana dei predecessori aveva contrapposto i miraggi dello sviluppo, si era riunito attorno allo stesso tavolo solo pochissime volte ed anche quelle ad uso quasi esclusivo della tv. Ne è conseguita una conduzione politica degli affari di Stato assai frammentaria, dove la coordinazione fra i dicasteri sembrava sempre più carente e sempre più caotico lo spazio fra progetti e la loro realizzazione. Le cosiddette «dieci grosse opere pubbliche» che, secondo le promesse, avrebbero dato fiato all'economia ed al mercato del lavoro in preda alla recessione sono ancora da iniziare. Voci maligne suggeriscono che, in mancanza di decise direttive dall'alto, il ritardo va imputato alle lotte intestine della compagine governativa ogni settore della quale tenta di impadronirsi del controllo di una maggiore fetta delle sovvenzioni europee. Intanto un Papandreu sempre più esangue e sempre più fragile nelle sue brevi apparizioni televisive viene descritto, anche dalla stampa amica, come avulso dalle future strategie dello Stato e del partito. Una foto crudele, per quanto emblematica del clima politico, lo raffigurava giorni fa sulle pagine del settimanale satirico progressista «Pontiki» mentre il fedele presidente del Parlamento Kaklamanis spingeva quasi di peso il suo premier sui gradini dei banchi governativi dell'aula ate¬ niese. Segno questo che, sebbene ufficialmente non ammessa, la guerra di successione scuote ormai i ranghi del Pasok. Segni di ribellione latenti a quella che i giornali greci chiamano la «corte di Ekali», riferendosi al rifugio dei sobborghi settentrionali di Atene, una villa lontana dallo smog della capitale, dove il leader socialista trascorre la maggior parte del suo tempo. La cerchia degli «amici del Presidente» è nota da tempo: sono il sottosegretario Antonis Livanis, dipinto da alcuni come l'eminenza grigia del gruppetto di potere, lo scialbo e noioso ministro degli Esteri Carolos Papùlias, il segretario del comitato centrale Akis Tsohatzopulos, uomo chiave dell'apparato. Da alcuni mesi però, in un clima da fine epoca, vi si contrappone apertamente un gruppetto alternativo. Un ministro in carica, Costas Simitis, ed alcuni personaggi salienti del partito, fra i quali Vasso Papandreu (senza le¬ gami di parentela col premier) ex commissario a Bruxelles, e Theodoros Pangalos, ex ministro per gli Affari Europei, ne sono la punta di diamante. Si appellano principalmente allo «spirito di rinnovamento», da applicare tanto nel Pasok quanto nell'amministrazione statale. Ma, ricorrendo a lontane reminiscenze asiatiche, gli amici degli amici preferiscono nominarli la «banda dei quattro». Minas Minassian Il governo affidato ai soliti amici e la Grecia mugugna mmmmmmmMmmmmmmmmmm, orno: e nel Pasok nasce la fronda patriarca di Atene ale» primo ministro greco Andreas Papandreu con la moglie Dimitra primo ministro greco Andreas Papandreu con la moglie Dimitra

Luoghi citati: Atene, Bruxelles, Grecia