Spinosa, l'ex direttore

Spinosa, l'ex direttore Spinosa, l'ex direttore «Non gli perdono di avere gettato una testata gloriosa nel fango» BARI. Dottor Spinosa, lei è stato il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno che ha nominato Russo vicedirettore. Adesso che è in carcere come si sente? «Sorpreso perché non avrei immaginato che l'inchiesta su Bari potesse arrivare a queste proporzioni. Ma che qualcosa bollisse in pentola era chiaro...». Anche a proposito di Russo? «Russo ha una responsabilità più grave perché ha trascinato nello scandalo il giornale. Sapendo di poter finire nell'inchiesta, doveva rifiutare di diventare direttore». Qual è la sua responsabilità? «Non so. Bisogna vedere se è limitata alle singole persone o no». Cosa vuole dire? Che Russo nasconde responsabilità più grandi? Dell'editore? «E' difficile dire di più». E' vero che Russo le è stato affiancato dall'editore Romanazzi per moderare la sua linea troppo filo-Berlusconi? «No, Russo non interferiva nella li¬ nea politica. Doveva coordinare le redazioni distaccate». Prima cosa faceva? «Era il factotum di Romanazzi». Lei fu cacciato da Romanazzi? «Io non fui cacciato, ma mi dimisi spontaneamente, perché all'indomani del decreto Biondi, quando Di Pietro comparve in tivù e il governo fu costretto a ritirarlo, Romanazzi mi chiamò e disse: Berlusconi è finito, cambiamo linea». E lei non era d'accordo? «No. La linea era stata concordata con lo stesso Romanazzi e non si cambia da un giorno all'altro». E Cavallari lei lo conosce? «Non ho mai voluto conoscerlo. Nemmeno lui mi ha mai cercato». E Russo lo conosceva? «Sì, certamente. Quando Cavallari fini in carcere si fece vivo con il giornale attraverso Russo che mi porto personalmente una sua lettera di difesa...». E lei cosa fece? «La pubblicai. Ma non ricordo se scrivemmo volentieri o no», le. m.l

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