La decisione del governo arriva 7 minuti prima della scadenza. Solo Pannella è d'accordo Regionali bufera sulle liste di Fabio Martini

La decisione del governo arriva 7 minuti prima della scadenza. Solo Pannella è d'accordo La decisione del governo arriva 7 minuti prima della scadenza. Solo Pannella è d'accordo Regionali, bufera sulle liste Ditti concede altre 56 ore per la presentazione ROMA. Il «pasticciaccio» scoppia sette minuti prima dell'«ora x». Alle 11,53 le telescriventi lanciano un flash urgentissimo: «Il governo ha prorogato il termine per la presentazione delle liste elettorali dalle ore 12 di oggi alle ore 20 di venerdì 31 marzo». Un annuncio-bomba. Perché quello deciso da Dini è un rinvio inatteso, corposo - ben 56 ore - e soprattutto è un rinvio senza precedenti, essendo stato deciso «in corsa», circa un'ora prima della scadenza prevista dalla legge. E infatti la decisione del governo accende immediatamente le polemiche, la fantasia e la dietrologia dei fronti contrapposti. Tutti accusano tutti. Dalla trincea del Polo, si alza il presidente del Ccd Clemente Mastella che spara con l'artiglieria pesante: «Forse si vuole favorire il centro-sinistra in Campania, visto che 1' accordo non è stato ancora stretto? Dini ha calpestato le regole e si deve dimettere!». Il presidente dei senatori di An Giulio Maceratini: «Il ministro dell'Interno si merita il premio Bokassa...». Gianfranco Fini: «Una decisione inaudita, molto grave, anche perché lo spostamento di 48 ore serve per fare un favore a qualcuno...». E, sia pure con qualche minuto di ritardo, dall'altra parte della trincea si alza la contraerea. «Lo slittamento - insinua il leghista Roberto Ronchi - favorisce i partiti come Ccd, Riformatori, Forza Italia, che sono scar- samente radicati nel territorio», un'accusa che riprende anche il presidente dei deputati progressisti Luigi Berlinguer: «Mercoledì il decreto legge è stato reclamato a gran voce dal riformatore Vigevano, tra gli applausi del suo gruppo, Forza Italia». Il Polo accusa la sinistra, la sinistra accusa il Polo e in mezzo Marco Pannella, l'unico che si prende le sue responsabilità: «Quello del governo è un positivissimo atto dovuto», richiesto dai riformatori a Dini in un incontro di due sere fa. E quanto ai sospetti sulla sinistra, per una volta nella vita Pannella discolpa i progressisti: «Una solenne panzana che siano stati loro a istigare!». Ma una chiave di lettura la offre anche il ministro per la Fun¬ zione pubblica Franco Frattini che, sia pure di passata, butta li: «La legge obbliga ad una adeguata informazione, ma visto che diversi gruppi l'hanno ritenuta scarsa...» e quel «diversi gruppi» è un'allusione abbastanza chiara alle pressioni giunte a Dini da diversi fronti. Ma il clima di sospetto reciproco resta e in qualche modo è alimentato dal silenzio del governo. Trascorrono infatti ben 5 ore dalla notizia del decreto ad una nota esplicativa diffusa in serata da palazzo Chigi. «Le decisioni adottate all'unanimità dal Consiglio dei ministri - si legge hanno l'esclusivo scopo tecnico di ovviare agli effetti di incompleta informazione dei cittadini», ma soprattutto «il decreto non consente la sostituzione delle liste esistenti». Un precisazione che spazza via molte dietrologie, ovvero azzera i calcoli interessati di qualcuno. Alle 12 di ieri infatti moltissime liste erano state già depositate e tra queste ci sono anche quelle delle due regioni a rischio per il centro-sinistra, quelle per le quali fino all'ultimo si è cercato un accordo. In Campania - la regione di Gerardo Bianco - il ppi ha già depositato le liste e corre da solo, quindi non c'è più tempo di raccordarsi con pds e rifondazione, che sosterranno un proprio candidato alla presidenza. Stesso scenario in Calabria, dove Pds e Rifondazione hanno già depositato liste separate e dunque non c'è più tempo per trovare il compromesso inseguito fino all'ultimo minuto. E' vero invece che alle 12 di ieri la lista Pannella non aveva presentato la propria documentazione in 4 regioni su 15 e in molti comuni. Il risultato è che il decreto del governo molto probabilmente sarà bocciato dal Parlamento, anche per evitare l'invalidazione delle elezioni: come suggerisce il ccd D'Onofrio «si può approvare un ddl del Parlamento che faccia salvi gli effetti del decreto, visto che il danno provocato è irreparabile. Per il governo sarebbe lo scorno peggiore». La sinistra è d'accordo: «Si può fare», dice il pidiessino Franco Bassanini. Fabio Martini 1* Gianfranco Fini

Luoghi citati: Calabria, Campania, Roma, Vigevano