Il musicista con la Warwick a Milano Il mito Bacharach uscito dagli Anni 60

Il musicista con la Warwick a Milano Il musicista con la Warwick a Milano Il mito Bacharach uscito dagli Anni 60 Bravura, nostalgia e canzoni celebri accendono l'entusiasmo del pubblico MILANO DAL NOSTRO INVIATO E' come imbattersi all'improvviso in un vecchio compagno di scuola: il piacere si mescola con la malinconia dei ricordi, le tue rughe si riflettono nelle sue e te ne vai convinto che sia stato comunque un grande incontro. Dopo lunghi anni di oblio, Dionne Warwick e Burt Bacharach sono sbarcati per la prima volta assoluta in Italia direttamente dagli Anni Sessanta, l'altra sera al teatro Smeraldo di Milano, di fronte ad una platea letteralmente estasiata. Li attendono quattro esauriti a Roma e Bari: l'ondata di nostalgia, l'inconsueto entusiasmo, hanno motivi ovvi nella magica alchimia che fece di questa strana coppia artistica la più riuscita dello showbusiness d'epoca. Lui è un'autentica leggenda, compositore che americanamente ha snobbato le barriere fra genere colto, jazz e pop. Ha cominciato addirittura come accompagnatore di Marlene Dietrich, e a partire da «Magic Moments» del '58, portata al successo da Perry Como con le parole del suo alter ego Hai David, ha inanellato un'impressionante serie di sue cessi, per lo più nei '60 appunto e con uno strascico a metà degli '80 per via di «That's What Friend's Are For», incisa per beneficenza e non a caso cantata anche da Dionne Warwick. La quale è sem brata l'interprete più adatta della sua musica grazie ad un'allure opposta a quella della nipote Whitney Houston: una voce morbida ed assai elegante, un poco rauca e mai urlata, in grado di assecondare le partiture audacemente classiche e sempre lievemente ironiche del Maestro. Eccoli sul palco ingombro di musicisti. Bacharach viaggia con una sezione ritmica di 7 elementi, cui s'aggiunge la Filarmonica del Petruzzelli che con un solo giorno di prove fa miracoli su e giù per i saliscendi della scrittura mentre lui dirige curiosamente di spalle, seduto al pianoforte: aitante, disinvolto, porta fieramente i 65 anni. Diorme, in lungo completo di lamé grigio, pare assai ringiovanita rispetto ad alcuni anni fa. La voce è lievemente ispessita, segue gli arrangiamenti classici e immutati di quello che si rivela subito un bombardamento di successi: «Promises Promises» e subito «Don't Make Me Over», il primo successo in comune. Ornella Vanoni ne fece un hit italiano con «Non dirmi niente» ma innumerevoli sono le cover tradotte di questa coppia. Si ricordano man mano che la musica avanza: «Anyone Who Had a Heart» era diventata «Tutti quelli che hanno un cuore» con Petula Clark, «Any Day Now» era finita in «Bambolina» di Mal; «I'il Never Fall in love again» fu ripresa dalla fragile vocina della Spaak. Mancano all'ap- pello «Trains and Boats and Planes» trasformata da Vasso Ovale nell'orrenda «Treni Navi e Aerei» e poi saremmo al gran completo. Quasi vien giù il soffitto per gli applausi, quando Burt e Dionne dialogano in un medley di successi cinematografici. Sposato con Angie Dickinson, Bacharach ha frequentato le colonne sonore in modo tutt'altro che casuale, a partire da «Ciao Pussycat» e «Casinò Royale» con Peter Sellers per finire ad «Alfie» con Michael Caine («What's it ali about, Alfie?..»), «Arthur» con Moore/Minnelli. E non va dimenticata la popolarissima «Raindrops Keeps Falling On My Head», da «Butch Cassidy». Si chiude con «That's What Friends Are For» e una ripresa di <(Alfie». Il pubblico scatta in piedi e si abbandona a una «standing ovation». Marinella Venegoni Prossime date: stasera Sistina di Roma, domani Teatro Team di Bari, 1 e 2 aprile Sistina di Roma. Dall'indimenticabile «Magic Moments» a «Ciao Pussycat» una carriera senza tramonto 1 Burt Bacharach per la prima volta in Italia si è esibito con la straordinaria Dionne Warwick

Luoghi citati: Bari, Italia, Milano, Roma