La Lange e gli altri premiati nella notte di Hollywood Jessica un sogno d'elite

La Lange e gli altri premiati nella notte di Hollywood La Lange e gli altri premiati nella notte di Hollywood Jessica, un sogno d'elite E dal teatro Landau e la Wiest ROMA. Lasciamo per un attimo da parte l'acclamatissimo Tom Hanks, insignito dell'Oscar per un film che dopo aver sbancato il botteghino ha fatto man bassa dei premi: al contrario di lui, gli altri tre attori che quest'anno hanno ricevuto l'ambita statuetta, Jessica Lange come protagonista e Martin Landau e Dianne Wiest come comprimari, condividono la caratteristica di essersi segnalati in film sofisticati ed elitari, molto apprezzati dalla critica e non altrettanto dal pubblico. In questo senso il colpo migliore l'ha fatto la Lange, classe 1949, nativa del Minnesota, già vincitrice dell'Oscar (come non protagonista) con «Tootsie» (1982), per non parlare delle sue ulteriori quattro nominations. Pur avendo di recente annunciato di volersi ritirare dalla carriera, la star ha sbaragliato a sorpresa con un piccolo film del 1991 concorrenti meglio piazzate quali Jodie Foster e Susan Sarandon. Rimasto intombato sugli scaffali dell'Orion e uscito solo l'autunno scorso con scarso esito, «Blue Sky» è l'ultima lodatissima regia del compianto Tony Richardson. Nel melò stile Anni 50, Jessica è la moglie dello scienziato in divisa Tommy Lee Jones, che il dirompente temperamento e l'insopprimibile sensualità rendono poco adatta al conformismo dell'ambiente militare. Sono state chiamate in ballo Brigitte Bardot e Marilyn Monroe, le sole altre «stars» in grado di interpretare questo personaggio di bionda esplosiva, che tradisce il marito e tuttavia è capace di battersi per lui, salvandogli lavoro e reputazione. Un ruolo di quelli che fanno la felicità di un'attrice perché permettono di arpeggiare libe ramente su tutta la gamma delle emozioni: soprattutto se dietro la macchina da presa c'è un re gista sensibile alla recitazione come Richardson, cui la Lange ha pagato un affettuoso riconoscimento. Sul fronte del migliore non protagonista, Martin Landau (1928) già invano candidato per «Tucker» ('88) e «Crimini e misfatti) C89), ha vinto una difficile sfida. In «Ed Wood» di Tim Burton (che sarà in competizione a Cannes), il caratterista newyorkese impersona infatti, nella sua crepuscolare vecchiaia, il mitico Bela Lugosi che assurse a figura di culto interpretando prima a Broadway e poi sullo schermo «Dracula». Incarnazione inquietante del Male e divo di enorme successo negli Anni 30, Lugosi ebbe un declino triste e inquietante. Identificandosi con il suo vampiro, cominciò a dare interviste sdraiato nella bara, ebbe problemi coniugali e finanziari e divenne schiavo della morfina. Un attore rischia di essere schiacciato dal peso di un simile personaggio: ma, pur mascherato con un trucco pesante (anche i truccatori hanno ottenuto l'Oscar) che lo rende somigliantissimo al modello, e imitandone la voce cavernosa e l'accento mitteleuropeo, Landau riesce a far sentire l'umanità disfatta dell'uomo, senza togliergli nulla della sua tragica grandezza. In verità, un vero ruolo protagonista, come del resto quello di Chazz Palminteri in «Pallottole su Broadway» che era l'unico a potergli contendere la statuetta. Il che ci porta a Dianne Wiest, premiata per la seconda volta grazie all'amico e regista Woody Alien (la prima fu per «Hanna e le sorelle»). Pure Dianne, al pari di Landau, in una parte di sublime teatralità d'altri tempi, imprimendogli la sua modernissima ironia. Alessandra Levantesi Jane Fonda sceglie un Versace uguale a quello della Koll per il Sanremo Sopra Dianne West. Al centro Jane Fonda con lo stesso vestito di Claudia Koll a Sanremo A sinistra: Martin Landau Il regista Robert Zemeckis ha molto creduto in «Forrest Gump». Ora la sua fede è stata premiata. Anzi: pluripremiata

Luoghi citati: Cannes, Minnesota, Roma, Sanremo