Un esempio per noi? Il colosso divide gli esperti e a Roma c' è un'Arca che scoppia di Bruno Ventavoli

Un esempio per noi? Un esempio per noi? // colosso divide gli esperti e a Roma c 'è un 'Arca che scoppia A ROMA MMIRAZIONE, ma anche sospetto. I tecnici del libro in Italia sono divisi sull'ultima, faraonica, operazione culturale francese. Paolo Venezia ni, da cinque anni direttore della Biblioteca Nazionale di Roma, la commenta «rispecchiando il giudizio degli esperti francesi del settore, tra i quali non sono mancate critiche»: «Secondo alcuni è una monumentale impresa culturale, per altri è una realizzazione più volta a esaltare la grandeur. In Inghilterra, per esempio, la British Library sta facendo un lavoro altrettanto importante, ma senza il clangore di trombe francese». In Italia, data la cronica mancanza di fondi al ministero dei Beni Culturali, un'iniziativa alla parigina appa¬ re più che impensabile. Le risorse, le intelligenze, i sogni si mdirizzano altrove. Come guarda al futuro la Biblioteca Nazionale di Roma, con i suoi quattro milioni e mezzo di volumi? «I nostri obiettivi - continua Veneziani - sono essenzialmente due. Proseguire l'informatizzazione degli schedari e ampliare la rete Sbn che raccoglie i cataloghi delle maggiori biblioteche italiane. Il nostro grande problema è finanziario. Abbiamo un budget complessivo, escluse le spese del personale, di 3 miliardi e mezzo dal quale dobbiamo ricavare le risorse per le acquisizioni. Riusciamo a investire circa un miliardo l'anno, sembra una cifra grossa, in realtà copre poco più degli abbonamenti alle riviste straniere. La Biblioteca Nazionale dovrebbe essere più pre¬ sente alle grandi aste internazionali per far rientrare nel nostro Paese le opere antiche. Nei casi più importanti, interviene il Ministero con fondi speciali. Ma il mio sogno di bibliotecario sarebbe quello di potenziare la politica delle acquisizioni». La Biblioteca Nazionale di Roma è la memoria libraria d'Italia. Cresce ogni anno di circa 40 mila volumi. Conserva tutto, dai bestseller al bollettino parrocchiale. Per una legge degli Anni 30 riceve gratuitamente copie di ogni pubblicazione che ogni tipografo deve consegnare alla prefettura. Stipa il materiale in un edificio lungo 88 metri, alto 10 piani, in scaffali. Non c'è il rischio che la memoria sia debordante? «Sì. Il nostro edificio era stato progettato per un rifornimento librario inferiore alle previsioni. Alle soglie del 2000 saremo saturi e saremo costretti ad ampliarlo con nuove strutture. Ma il problema della selezione non esiste, siamo l'arca di Noè della scrittura, dell'intelligenza nazionale. Non possiamo buttare nel cestino niente. Tutto ha uguale diritto di essere conservato e tramandato al futuro». La gioiosa idea di grandeur che sottintende il progetto mitterrandiano, ricorda le biblioteche del mondo classico. Pensa subito ad Alessandria, Guglielmo Cavallo, raffinato studioso del consumo culturale nell'antichità. ((Anche nell'immensa biblioteca voluta dai Tolomei nel III secolo - dice - c'era il progetto ambizioso di raccogliere tutto ciò che era stato scritto nel mondo. Era un potente mezzo propagandistico, doveva trasmettere all'esterno e nei secoli futuri la gloria del sovrano». L'antichità classica e rinascimentale pullula di altri templi della scrittura, dove la politica si sposa con la cultura, dalla biblioteca di Apollo al Palatino voluta da Augusto, a quella Ulpia di Traiano, a quelle dei Montefeltro, degli Este, del Vaticano, fino all'Imperiale di Vienna o alla British Library. «Le grandi biblioteche pubbliche della storia sono spesso nate per iniziativa di principi. Nel caso francese, siamo in sintonia culturale con queste ambizioni del passato. E' probabilmente la prima volta che un progetto così faraonico, così carico di "immagine", viene partorito da un regime repubblicano». Bruno Ventavoli

Persone citate: Guglielmo Cavallo, Noè, Paolo Venezia, Tolomei, Traiano