Tel Aviv è un mini insediamento, cancellata la parte ebraica di Gerusalemme «Israele? Un errore geografico» di Aldo Baquis

Tel Aviv è un mini insediamento, cancellata la parte ebraica di Gerusalemme Tel Aviv è un mini insediamento, cancellata la parte ebraica di Gerusalemme «Israele? Un errore geografico» Ipalestinesi mettono in vendita mappe «corrette» TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Tel Aviv è un insediamento ebraico non molto più grande della vicina Jaffa, Petach Tikwa (oltre 100 mila abitanti) appare come un modesto villaggio e il settore ebraico di Gerusalemme Ovest (dove vivono centinaia di migliaia di persone) si indovina a malapena sotto la dicitura di Al Quds (la Santa, in arabo). Non è certo facile orientarsi nelle strade di Israele e della Cisgiordania basandosi solo sulla carta geografica curata dal Centro di studi arabi di Gerusalemme Est, presieduto dal dirigente palestinese Faisal Husseini. Perché la carta è stata concepita piuttosto come una mappa della memoria storica dei palestinesi, e in particolare dei villaggi scomparsi in mezzo secolo di insediamento ebraico. Ma ieri in Israele la carta geografica preparata dal centro studi palestinese è stata l'argomento del giorno. Alcuni vi hanno visto un tentativo di riscrivere la storia, di cancellare simbolicamente la presenza dello stato ebraico da parte di quanti, anche in seno ad Al Fatah, non sono ancora pronti ad andare fino in fondo nel processo di pacificazione con gli israeliani. Altri come il portavoce del movimento dei coloni, Aharon Domb hanno sollecitato il consigliere legale del governo a stabilire se la mappa non rappresenti una flagrante infrazione alla legge. Trovatesi inopinatamente al centro della polemica, le carte geografiche sono intanto andate a ruba. Husseini ha spiegato che il Centro di studi arabi ha preparato due carte: la prima riporta il nome degli insediamenti che si trovavano nel 1945 fra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, e menziona quindi tutti i villaggi palestinesi che nel frattempo sono scomparsi perché inglobati nei centri urbani israeliani. La seconda, ha aggiunto, rende conto della situazione nel 1988 e questo spiega l'assenza di vari insediamenti ebraici in Cisgiordania. «Sono carte vecchie - ha detto Husseini alla radio milita¬ re - che qualcuno ha riesumato per includerle in un libro di ricerca storica». Inesatto: le carte in vendita ora a Gerusalemme Est sono state stampate dal Centro di studi arabi, nel 1990. A infastidire gli israeliani è stato fra l'altro la denominazione di «insediamento» per una metropoli come Tel Aviv e per alcune sue città satellite: una denominazione che ha il sapore della provvisorietà, del transitorio. La parte ebraica di Gerusalemme si indovina appena: è indicata da una pudica zona retinata, ma non ha altro nome che Al Quds. La città di Afula, nella bassa Galilea, non c'è: al suo posto un villaggio arabo. Sono ignorati pure numerosi luoghi considerati sacri all'ebraismo. Di fronte a tante contestazioni, Husseini ha subito rivoltato la frittata: «Questo documento ha affermato - resterà il nostro punto di riferimento fintanto che gli israeliani insisteranno a riferirsi alla Cisgiordania con il nome biblico di Giudea-Samaria». Forse per un caso fortuito, proprio ieri i palestinesi hanno denunciato con grande veemenza l'intenzione del governo israeliano di celebrare - dal prossimo autunno, per 12 mesi il terzo millennio della proclamazione di Gerusalemme da parte del biblico re Davide come capitale del regno ebraico. «Queste cosiddette celebrazioni - ha affermato un portavoce dell'Autorità palestinese - sono un atto di pirateria senza precedenti attuato sotto gli occhi del mondo intero contro il carattere stesso della città più sacra, Gerusalemme». Se Israele vuole viaggiare nella macchina del tempo, lascia intendere Husseini, anche i palestinesi diranno la loro. Aldo Baquis A fianco Il dirigente palestinese Faisal Husseini del Centro di studi arabi di Gerusalemme Nella foto grande palestinesi armati

Persone citate: Fatah, Husseini