«Cambiate gli spot sulla Mammi'» di Maria Grazia Bruzzone

«Cambiate gli spot sulla Mommi» GIORNO NERO DEL BISCIONE «Cambiate gli spot sulla Mommi» II tribunale respinge il ricorso Fininvest Ph ROMA AR condicio, ahi, par Condicio. Ieri ha rovinato la giornata a Silvio Berlusconi, con la Camera che, a sorpresa, ha votato a favore della costituzionalità dell'aborrito decreto Gambino, che resta da convertire in legge. Come se non bastasse, ecco la decisione del tribunale civile di Roma che boccia la Fininvest e il suo «messaggio autopromozionale» sui referendum. Il giudice Francesco Tirelli ha respinto il ricorso Fininvest contro la decisione del Garante che aveva intimato di far seguire ogni volta allo spot - perché di questo si tratta, ha stabilito il giudice - una rettifica, perché, così com'è, fa intendere che «obiettivo del referendum sia quello di sopprimere le reti anziché il monopolio». Come sosteneva il Comitato per il Sì, che adesso gongola. Mentre la Fininvest contrattacca, presentando un nuovo ricorso al Tar. Par condicio e par condicio-bis. La protesta delle emittenti locali è arrivata a Montecitorio. Penalizzate dal decreto Gambino che impone loro di concedere spazi gratuiti di propaganda elettorale a candidati e partiti, tv e radio locali sono scese fin davanti al Palazzo per eccellenza e la piazza è stata invasa da una selva di telecamere e operatori e associazioni con cartelli appesi da ogni parte. Ma fuori faceva un freddo cane, e per spiegare le proprie ragioni ai parlamentari la Frt ha preferito l'Hotel Nazionale che sta>proprio lì davanti. I deputati, ai quali le tv locali stanno a cuore, sono arrivati in tanti, soprattutto i progressisti, i più attivi a favore della par condicio n. 1 e ora del decreto-bis. Pannella si affaccia, ma quando vede il drappello dei Bonsanti, Giulietti, Vita, Bassanini, Falomi fa dietro front. E si mette a parlare davanti alle telecamere. «Il mini- stro è disponibile ma finora ha fatto colossali cazzate. E poi il danno è ormai fatto, il patrimonio dell'informazione è distrutto». E forse è per ripristinarlo che l'amico Marco Taradash oggi proporrà di votare alia commissione di Vigilanza il nuovo regolamento per le Tribune Elettorali Rai, dove i «faccia a faccia» dovrebbero avvenire fra i «raggruppamenti presenti in almeno 10 regioni». Cioè, in pratica, fra Polo, Progressisti, Rifondazione... e Pannella. Che si troverebbe quasi sempre in campo contro uno degli altri. Pannella e Taradash a parte, sulla par condicio-bis l'accordo ieri non è stato poi trovato, malgrado i notevoli sforzi di Gambino che ancora non dispera. Una riunione fiume tra i capigruppo ha prodotto un accordo parziale. Sarebbero permessi: i «fili diretti» di radio e tv con gli ospiti esterni; gli annunci a pagamento di manifestazioni politiche sui giornali; la propaganda, sempre a pagamento, per i can¬ didati sulle tv locali. Il Polo a questo punto insiste per ammetterla anche per i partiti sulle tv private nazionali. I progressisti naturalmente si oppongono. E mentre Santaniello sanziona Michele Santoro, il direttore generale Minicucci fa sapere con circolare che i dipendenti e collaboratori Rai che violano la par condicio dovranno «risarcire l'azienda» per i danni. E le multe saranno salatissime, «da 10 milioni a 1 miliardo». Chissà quanto pagherà Santoro. Il terrorismo sanzionatorio non risparmia neppure le radio, accanendosi contro le canzonette a sfondo politico. Tanto che ormai, oltre che di par condicio informativa, si parla di par condicio musicale. «Siamo al ridicolo - sbotta Piero Scaramucci, direttore programmi di Radio popolare -. I deejay non hanno idea di cosa possa irritare i politici e sono nel panico». Maria Grazia Bruzzone

Luoghi citati: Roma