«Fermate quel killer di carta nemico della moda a Milano»

«Fermate quel killer di carta nemico della moda a Milano» VELENI DALL'AMERICA «Fermate quel killer di carta nemico della moda a Milano» C. MILANO m E' killer e killer. I tre colpi di pistola che hanno ucciso Maurizio Gucci si intrecciano con questi altri echi che giungono da New York: colpi innocui e biechi, cattiverie sparate nel mucchio, cinquecento pagine d'accuse contro la moda che sfila a Milano. E chi sarebbe questo killer che sfregia gonne e volti, che denuncia droga, lacrime e soldi sporchi che si nascondono sotto il Gran Luccichio? Chi è questo Michael Gross? «Un topo di fogna», lo battezza senza tanti complimenti Riccardo Gay, gran signore dell'omonima agenzia di modelle. Carla Bruni e Monica Bellucci, Naomi Campbell e Elio MacPherson figurano nella sua lista. «Gross si aggirava qui a ottobre durante le sfilate - racconta Gay -. Voleva aneddoti, storie, scandali. Io non ci ho neanche parlato». L'impressione è netta: «Costui vuole scalpore, cerca denunce per vendere il suo libro». Qualche prova? «Si ruban soldi alle modelle? Mafia e P2 serpeggiano nelle nostro file? Invenzioni troppo facili: lasciamole perdere. Ecco qualcosa di più concreto: Gross dice che negli Anni 70 l'agenzia milanese di Beatrice Traissac venne distrutta da una bomba e dice addirittura che questa bomba aveva la firma di due agenzie rivali. Chissà, forse addirittura la mia». Non è vero? «L'altra mattina mi telefona dal Belgio proprio Beatrice e sorpresissima mi dice che non ha mai avuto l'agenzia bruciata. Ridere, ecco quel che ci resta». Altro pettegolezzo di Gross: prende di mira Steve Meisel, un santone mondiale dell'obiettivo, quello che ha firmato le immagini di Madonna nel libro che ha fatto sensazione, uno che circuisce ogni angolo di un corpo e con la luce lo penetra e lo ammorbidisco fino a renderlo inquietante, indicibile. Come si fa a dire che copia, che è soprannominato Xerox? «Se l'è inventato lui, Gross», risponde sicura Fran¬ ca Sozzani, direttrice di Voglie. E' lei che ha creduto in Meisei, che lo ha lanciato. «Quel Gross lì lo conosco, ahimé prosegue -. S'è vendicato: Meisel gli ha rifiutato un'intervista, come gliel'hanno rifiutata Linda Evangelista e Christy Turlington, le top model che non a caso mette sulla graticola». Un ritornello: la moda milanese non si riconosce per niente nel brutto ritratto che rimbalza d'Oltreoceano. Le modelle come povere ragazze indotte a sniffare da agenti senza scrupoli? «Ma mettiamoci in testa che sono delle business women», dice la Sozzani. Intelligenti, aggressive, calcolatrici. Si dosano al secondo. Durante le sfilate dormono due o tre ore per notte. Lavorano sempre. Qualcuna che cede alla droga ci sarà pure. E con questo? Quale ambiente è senz'ombre? Le modelle stanziali a Milano sono molte, più di duecento. Durante le sfilate arrivano a cinque, seicento. Sono sciami dorati che schizzano fuori da residence dove si stipano in tre o quattro per appartamentino per risparmiare, calano in pizzeria ed errano in discoteche, ma sempre tra di loro, si assicura, al massimo con qualche truccatore, qualche parrucchiere, qualche stylist. Dov'è il marcio?». «Se Gross si è limitato a insozzare Milano - dice Brunella Casella, titolare milanese dell'agenzia Elite - è perché Milano è provinciale, è piccola. Se uno si droga, lo scoprono subito». Molte modelle sono al guinzaglio. Sotto controllo. Specie le più giovani: «Abbiamo agenti che le seguono - dice ancora la Casella -. Se non si comportano come dovrebbero, le rispediamo a casa». «Io mi stupisco - interviene lo stilista Stefano Gabbana -. Sarà perché ho 32 anni, ma io con le modelle ho un rapporto d'amicizia, senza riti: vengono da me, vanno in cucina, si fanno il caffè. Sono persone normalissime». E perché allora Gross avrebbe dipinto Milano come la capitale dèlia corruzione e dell'immoralità? «Anch'io conosco Gross - risponde Gabbana -. Piccolino, capelli ricci neri, occhialini tondi da intellettuale... L'avrà fatto per farsi pubblicità, oppure perché là sono invidiosi: un Calvin Klein, una Donna Karan, un Ralph Lauren sono forti, ma noi siamo più bravi, più forti». Altri stilisti sono sulla stes- sa linea. Miuccia Prada: «La Milano di questo Gross? Assolutamente ridicola. Non esiste». Donatella Girombelli, proprietaria del gruppo Genny e Byblos: «Io vivo ad Ancona. Quando lavoro a Milano, di quel che racconta costui neanche l'ombra». Si potrebbero archiviare, i pettegolezzi di Gross. I playboy sono stanchi e consunti, sono sempre quelli e sono controllati pure loro. Le modelle si son fatte astute. Una Terry Broome, che all'alba del 26 giugno '84 spara cinque colpi contro Francesco D'Alessio in corso Magenta 84, viene oggi giudicata impensabile. Restano altre denunce: quella di Robert Altman e del suo film Prèt-à-porter, quella dell'attrice e modella Carré Otis, che a febbraio lanciava l'allarme su stupro e droga, triste pane quotidiano per tante ragazze nel mondo della moda. O quella di Kirsy Hegel, modella pentita: «Sniffiamo in molte. L'eroina si prende perché toglie anche l'appetito, così restiamo magre».... La splendida Renée Simonsen, interprete nell'85 di Sotto il vestito niente, dicono che ha avuto una specie di crisi mistica. La sua bocca luminosa non si vede più sorridere... Di questo son tutti sicuri: la bellezza, l'eleganza, il sogno hanno sempre rughe e slanci e prezzi segreti. Claudio Aitarocca I MILANO. Cindy Crawford, la bellissima made in Uga, è lapidaria:.«Per fortuna non ho qomincjato la mia carriera lì». Lì, è Milano, capitale morale d'Italia, centro economico numero uno, la città di Berlusconi, Armani, Versace e di tutto ciò che fa moda e spettacolo in Italia. Moda, appunto, alta moda. Sfilate e top model. Il dito di Cindy si punta su un ambiente dove «l'eccesso è diventato norma, il riciclaggio di soldi sporchi rubati alle modelle si è trasformato in arte e la mafia e la P2 si sono infiltrate nelle agenzie di modelle». Parola di Michael Gross, ex giornalista del New York Times, poi cronista di moda e ora autore di «Model: the Ugly Business of Beautiful Women» («Modelle: lo sporco affare delle bellissime»), spietato atto d'accusa verso il mondo delle sfilate in generale, e verso quello di Milano in particolare. «Lavatevi le mani dopo averlo letto», raccomanda Gross ai pochi amici che hanno avuto il privilegio di vedere le bozze del libro, che negli Stati Uniti uscirà il 19 aprile e in Italia poco tempo dopo, stando all'agente Luigi Bernabò che sta trattando i diritti con Michael Gross. In cinquecento pagine Gross spiega come funziona il reclutamento in un mondo dove i confini tra voglia di far carriera delle bellissime e prostituzione d'alto boi do sembrano labili. La Crawford, che l'ha letto, è d'accordo e insiste: « La mia fortuna è stata quella di rifiutare il viaggio a Milano, a 16 anni, quando tante mie connazionali lo facevano, per iniziare la carriera». ,,( 58 Oi Alla Malpensa, o a Linate, stando a quanto racconta Gross e confermano oggi diverse modelle di successo, le ragazzine erano attese, negli Anni 80, da schiere di «playboy eoa mazzi di rose rosse e rampolli della Milano-bene» che si preoccupavano di trasferirle direttamente dal terminal nelle loro lenzuola. I festini proseguivano poi con «fiumi di cocaina» che a quanto sembra nella «Milano da bere» non mancavano mai. E oggi la situazione - a giudicare da quanto scrive Gross e continuano a confermare le top model - non sarebbe granché cambiata: solo meno coca, e meno festini, complice la crisi del '93 e il calo della lira. In Usa il libro di Gross sta già scatenando furiose polemiche: vi sono citati centinaia di nomi di modelle, fotografi, giornalisti della moda, addetti alle pubbliche relazioni, agenti pubblicitari, personaggi quasi tutti descritti in maniera non proprio lusinghiera. E molti di essi si sono già ribellati, indignandosi. Ora si attende la reazione dei «milanesi», che tra l'altro si vedono tacciati di far parte di «un mondo di puttane e lenoni che Milano eleva alla massima potenza». Accusa confermata anche da una modella piuttosto celebre, una di quelle che per meno di diecimila dollari al giorno non si alza nemmeno dal letto. Soldi fatti anche grazie alla «lenona» Milano, capitale immorale della moda. [r. cri.) I protagonisti delle sfilate si ribellano: «Non siamo drogati e corrotti e le top-model sono brave ragazze» Nel libro di Michael Gross un duro attacco all'Italia delle sfilate Per il manager delle modelle Riccardo Gay «quell'uomo è solo un topo di fogna» ■IWIIIIIIMlH I § A sinistra il regista Robert Altman, a destra gli stilisti Dolce e Gabbana A destra Carla Bruni Nella foto piccola Terry Broome