Milano, indagini a Lugano sui conti dell'imprenditore ucciso da un killer Gucci dietro il delitto gli affari

Milano, indagini a Lugano sui conti dell'imprenditore ucciso da un killer Milano, indagini a Lugano sui conti dell'imprenditore ucciso da un killer Guai, dietro il delitto gli affari Gli inquirenti seguono la pista svizzera MILANO. «Cherchez l'argent», annusa (e spera) il pubblico ministero Carlo Nocerino alla ricerca della pista da battere per risolvere l'omicidio che in 24 ore ha messo sotto sopra il mondo della moda, da via Palestra alla Fifth Avenue. Una pista: va bene quella dei tanti soldi, degli affari sbagliati, degli investimenti incerti? Parte forse da qui la storia di Maurizio Gucci, l'ultimo erede della griffe con la doppia «G» incrociata, finito a pistolettate su 4 gradini nell'androne di un palazzo bene della Milano per bene. E' solo un'ipotesi, ma per adesso non c'è altro. «Andremo anche in Svizzera, lì aveva degli affari in ballo», promette il magistrato. E si capisce perché: a Sant Moritz Gucci aveva la sua residenza e a Lugano c'è una delle ultime società costituite, l'interfaccia di quella «Viersee», via Palestra 20, dove un sicario lo ha aspettato con il colpo in canna e la determinazione di uccidere. Conti correnti bancari, operazioni finanziarie, contatti economici degli ultimi due anni, viene radiografato tutto. Anche le buste paga dei suoi dipendenti: 100 milioni al mese di stipendio per i 28 uomini che si occupavano delle sue barche. Più l'autista, più le impiegate, più i collaboratori più stretti. I soldi ma non si esclude nulla, nessun'altra ipotesi in questo vuoto dove l'unica cosa certa so- no quei 3 colpi di pistola e gli altri due finiti nel braccio del custode, testimone involontario. Allora «l'argent». Ma si indaga pure sulle barche, i casinò, le donne, l'usura «anche se per quella non c'è nemmeno un indizio» come dice il maggiore dei carabinieri Paolo La Forgia che chiede tempo pure lui. Per indagare, analizzare, capire, aspettare i risultati dell'autopsia di questa mattina. E sapere perché un uomo elegante di 46 anni, tra i promotori del «made in Italy» nel mondo, possa finire ucciso a pistolettate alle 8 e 40 del mattino. Il giudice Nocerino, prima di avere il fascicolo su questo omicidio si era occupato di banche e società, alta finanza, alta economia, alti e bassi della Borsa. Do¬ vrebbe essere il suo pane, questa indagine. Preferisce mettere le mani avanti: «E' troppo presto. Datemi almeno un mese di tempo. Risultano investimenti in molti campi, adesso li valuteremo uno ad uno». Uno dopo l'altro, a partire da quei 270 miliardi incassati dalla Arabian Investment Banking Corporation, la società del Bahrein arraffa tutto, da Tiffany a Bre'guet, da Chaumat a Sacks, e dal settembre '93 anche Gucci, la casa che ha fatto la moda della pelletteria nel mondo. Furono scontri con gli arabi, allora. Precipitosamente Maurizio Gucci dovette trovare 30 milioni di dollari per sanare un'operazione e per salvarsi la faccia. Fino all'accordo (miliardario) con cui l'ultimo dei Gucci lasciò tutto, l'azienda del nonno e la griffe, la fabbrica alle porte di Firenze, ridimensionata e adesso in Cile. «Mi sento come Rocky Marciano, il pugile che combatteva con la faccia piena di sangue ma alla fine vinceva», aveva detto Gucci commentando l'ultimo round con gli arabi della Investcorp. Ed è finita proprio così. Con il volto pieno di sangue, devastato da un proiettile calibro 7 e 65 caricato a piombo non ricoperto e sparato a bruciapelo. Prima due colpi nella schiena, poi ancora uno in testa. Altri due proiettili sono per il custode, Giuseppe Onorato, ieri secondo intervento chirurgico. «Un lavoro da professionisti», ripetono gli inquirenti. E di più non sanno di- Ancora non si sa se l'auto usata per la fuga sia una Clio o una Peugeot 106 verde. Se c'era un complice a bordo. Chi sia quell'uomo alto un metro e 75 tra i 40 e i 45 anni, con i capelli scuri, il volto tondeggiante, la corporatura robusta, il maglione girocollo, il giubbotto marrone e una 7 e 65 in mano. Non c'è nemmeno un identikit, per ora. Solo una bozza incerta, costruita comparando le indicazioni fornite dal custode e dall'unica testimone, una donna bionda che si è scontrata con lo sparatore mentre usciva dall'androne. Si sa che l'utilitaria francese sin dalle 8 era parcheggiata a spina di pesce dall'altro lato della via Palestra. Lo dice il custode. E aggiunge di aver visto lì accanto l'uomo che 40 minuti dopo avrebbe aperto il fuoco anche contro di lui. Troppo poco. Quasi niente anche per il commissario Ambrosi, quello dei romanzi di Olivieri che nelle prime pagine pure lui sospettava: «Cherchez l'argent». Fabio Paletti Al centro dell'inchiesta il riscatto delle azioni da vendere agli arabi Radiografati i conti delle società Nella foto a sinistra Maurizio Gucci (al centro). A destra un'immagine del delitto

Luoghi citati: Bahrein, Cile, Firenze, Lugano, Milano, Svizzera