E quel pm incastrò «don Cicci»

E quel pm incastrò «don Cicci» E quel pm incastrò «don Cicci» Magrone, il Di Pietro delle Puglie BARI. Fu Nicola Magrone, magistrato con un passato di capostazione e un futuro di deputato, a mettere per primo gli occhi sugli affari di Francesco Cavallari, imprenditore con un passato di informatore farmaceutico e un destino di magnate della sanità privata sfociato nell'arresto. Quanto diversi siano, lo dice la loro storia. Agli inizi del '93 Magrone, uomo di sinistra, cane sciolto e anti-sistema, sfidò Cavallari, emblema del sistema, così abile da essere vicino a tutti i politici con una predilezione per la vecchia de. Aprì un'inchiesta, Magrone, sulle Case di Cura Riunite, impero da 1100 posti letto, 4200 posti di lavoro, 250 miliardi di fatturato. Quando i finanzieri misero il naso nella Gero Service, la società che gestiva le assunzioni per le dodici case di cura di Cavallari, capirono dalle schede memorizzate sui computer che la contabilità era assai particolare e che quei cognomi (Capriati, Montani, Anemolo, Parisi, i capi dei clan criminali baresi) non erano messi lì per caso. Sotto ogni cognome c'era l'elenco degli assunti, dei protetti beneficiati da una prebenda, degli accoliti dei boss insigniti di uno stipendio mensile anche se carcerati. E nelle schede c'erano i parlamentari e i loro raccomandati. Classico stile-Cavallari. Non bisognava scontentare nessuno. «Voto di scambio», disse Magrone prima che l'in¬ chiesta gli venisse sottratta per competenza dalla direzione distrettuale antimafia, che ipotizzò l'associazione mafiosa. Sicché il magistrato-parlamentare aggiunse al suo curriculum un'altra avocazione e, per colmo, finì dinanzi al Csm per un presunto errore procedurale nella conduzione dell'inchiesta. Ne uscì a testa alta accettando poi l'invito di candidarsi tra i progressisti. In Parlamento ritrova Berlusconi, incontrato per la prima volta agli inizi degli Anni Settanta, quando nella veste di pretore di Monza condannò la Edilnord e il direttore dell'Aviazione civile per la deviazione delle rotte aeree su Brugherio e Cernusco, per non disturbare Milano/2. Con Magrone siamo insomma agli antipodi di Cavallari, imprenditore rampante che nel '76 aprì la casa di cura «Santa Rita» e avviò, lambendo e pagando politici e affini, la costituzione del maggiore polo nefrologico in Italia e la gestione, per conto della Regione, del centro oncologico. Tutto modernissimo, ultra-efficiente. Quel che non faceva la Regione, lo faceva, con i soldi della Regione, «don Cicci». Fermo fino al 3 maggio '94, data del suo arresto - al crocevia di politica, imprenditoria e malavita dal quale buona parte della Bari che conta è passata per decenni. Tonio Aitino

Luoghi citati: Brugherio, Italia, Milano, Monza