La «marmellata» della borghesia

La «marmellata» della borghesia Il santuario di Tatarella è sotto assedio dopo il terremoto tra vecchi e nuovi poteri La «marmellata» della borghesia Sulla Puglia l'ombra della maledizione di Moro BARI A forse perché, per la prima volta.. Jnella storia di sicuro, non nel caso della persona), finisce in galera per ragioni turpi, con gli ex ministri, «oh il sindaco in carica, con i boss regionali e con fior di boss mafiosi, il direttore di un grande giornale, il più grande che ci sia da Napoli in giù. Dire a Bari «Gazzetta del Mezzogiorno» è praticamente come evocare la Madonna. Non c'è «Corriere della Sera» o «Telenorba» (grande emittente pluriregionale con sede a Bari, condotta da tale Montrone) che tenga; non c'è Funari al mondo, che, nella sua ruspanteria, possa avere più appeal di un trafiletto positivo sulla «Gazzetta» per i baresi. Bene, sappiate che, dall'agosto scorso, sulla tolda del grande giornale barese si aggirava tale Franco Russo, giornalista sconosciuto ai più in Italia, ma ben noto in Puglia: non soltanto per la sua attività di cronista, che 10 aveva visto capo dell'ufficio di Foggia, ma soprattutto per la sua pregressa residenza in carcere, per un lungo trimestre, a causa di accuse per reati simili a quelli che oggi gli vengono contestati: la corruzione e l'estorsione. Qualche collega ricorda ancora, stupito, la familiarità di quel cronista barese con i secondini del carcere, quando si andava lì al seguito di brigatisti incarcerati. Perché ci era stato! E' vero, ne abbiamo viste ormai di tutti i colori e non soltanto a Bari. Chi si stupisce più? Ma mai avevamo visto il direttore di un grande giornale condotto in manette per estorsione. La storia della «Gazzetta» riassume bene 11 grande sisma barese, perché - come dire? - fa assurgere il giornale a stanza di compensazione dei multiformi poteri baresi, tutti uniti in una marmellata velenosa: la politica - non ideologica, per carità, ma Murattiana, capace di fare le cose e le case come fece Gioacchino Murat a Bari -, il commercio, l'anemica Grande Borghesia un po' imbelle, che considera il giornale soltanto come merce di scambio per qual- che modesto, quasi ridicolo privilegio. Si narra che quando ci fu la precedente epidemia di colera - non quella dell'anno scorso che ha fatto dell'allora vicepresidente del Consiglio Tatarella una specie di benefico Re Mida cittadino Moro andò in visita alle rotative della «Gazzetta», che in quei giorni, in un soprassalto, raccontava anche di sangue e pus degli ospedali scaricati direttamente in mare: «Me l'avete ridotta una fogna, questa Bari!», mormorò Moro al direttore che l'accompagnava. Perché il pus veniva scaricato in mare, o perché, per una volta, «La Gazzetta» ne parlava? Capite come «La Gazzetta» sia poi l'ultima misura di tutte le grandi vicende cittadine? Il potere più potere di tutti che compensa le nefandezze di tutti gli altri poteri. La Seconda Repubblica con i suoi borghesi timorati, i suoi trasformisti incerti tra cattolicesimo, socialismo e fascismo, l'ha messa in mano, per non sbagliare, a un direttore sospetto estorsore abituale. Per il resto, lo schema cittadino è semplice: il mito barese sarà pure stato il Podestà fascista Araldo Di Crollalanza, che edificò il Lungomare facendo persino meglio di Murat, e gratificò i negozianti, suprema forza barese, ma il famoso Camper in cui si siglò il Patto del Caf, tra Craxi, Andreotti e Forlani - lo dice la storia - era targato Bari. L'aveva messo a disposiziono - come dubitarne? - un commerciante barese. Con chi starà adesso quel signore? Difficile dire, perché caduto Craxi (e caduta la de), la corsa a Bari è diventata selvaggia. Di certo, il nostro non ha fornito il pullman a Prodi, né a Berlusconi, che, purtroppo, non ne ha bisogno, ma di certo s'è adoperato per far soffiare come sempre il refolo bizantino. Diciamo, per capirci, che a Bari comanda Tatarella, postfascista e vicepresidente del Consiglio di Berlusconi, ma anche mediatore apprezzato dalla sinistra per ciò che ha fatto per varare la legge elettorale regionale. Quando è diventato potente, alla sua porta hanno bussato tutti, ma, per la verità, lui non li ha ricevuti senza selezione e ha continuato a dire che a Bari si preparavano «Gli ultimi giorni di Pompei». Adesso che la lava è scesa, si può dire che, in linea diretta, nessuno dei reprobi accusati dalla Procura Antimafia, né il sindaco Giovanni Memola, proiettato - lui, ex socialista - tra Casini e Berlusconi, né De Lucia, Bellomo, Cologno o Caldarola, tutti più o meno assatanati tra Arcore e via Dell'Anima è stato troppo curato da Pinuccio Tatarella, detto Pinù. Ma, ironia della sorte, è stato curato assai dall'Eccellenza Franco Russo, sostituito ieri alla «Gazzetta» da quel Gran Borghese di Gorjoux, che ha ricambiato a suo tempo l'amicizia di Tata come poteva: facendolo intervistare per due volte nello stesso giorno. E' capitato - caso unico nel giornalismo mondiale - qualche mese fa, quando l'allora vicepresidente del Consiglio di Berlusconi riuscì a portare a Bari i Giochi del Mediterraneo, con relativi finanziamenti, e i soldi per il porto: «E' strabiliante, non ho parole», commentò allora Franco De Lucia, vicepresidente della Regione, arrestato l'ai- tro ieri. Povero Pinuccio, lui l'ha detto: «Io non voglio fare la de di fine secolo». Ma che volete farci, questa è, in fondo, l'unica cosa che lui sa fare bene, piuttosto che il partito del «cavourismo meridionale», che pure invoca quando conduce a cena qualche ospite nella Città Vecchia o nei pressi di San Nicola. Perché poi - scusate se è poco - c'è proprio la Città Vecchia, vissuta per i visitatori come luogo di delizie turistiche (e sessuali), per chi può, ma in realtà centro di delinquenza di livello europeo. E non ci sono forse i Parisi e i Capriati, grandi capiclan della Città Vecchia, tra i protagonisti dell'ultimo botto barese? E i Manzari, i Savinuccio, i Montani? Sono forse del tutto sconosciuti alla Cupola barese che oggi ama, insieme ai suoi eredi, quel Di Crollalanza, il fascista che votò Nenni come presidente della Repubblica, perché Mussolini gli aveva detto a suo tempo di aiutare quei bravi socialisti? Pinuccio, diciamolo, a Bari è un mito, cattura elettoralmente dal gelataio al prosseneta, come abbiamo potuto verificare di persona, e non gli faremo certo una colpa di essere amico del cuore di Rerè Augusto Gironda, avvocato di Luciano Liggio e di tutti i boss della malavita barese. Ma vorremmo almeno che ci dicesse sinceramente come giudica la marmellata di potere barese, di cui è coautore nelle spire della Seconda Repubblica. Non che non abbiamo provato a chiederglielo personalmente; secondo le regole della deontologia professionale e usando persino l'appellativo di Eccellenza, di moda nel Ventennio, appellativo che peraltro lui dice di voler dimenticare insieme al Ventennio, l'abbiamo inseguito per ore. Ma non è stato possibile raggiungerlo, siamo stati respinti con perdite. Peccato. Perché avremmo voluto porgli qualche piccolo interrogativo: Lei lo sa, Eccellenza Tatarella, che l'affarismo domina la sua città e che l'ex capo della Procura, che le sapeva quasi tutte, era soprannominato II Saponificatore, nel senso che saponificava le inchieste? Ignora forse, Eccellenza, che, qualunque simbolo scelgano, gli ex democristiani e gli ex socialisti che infestano Bari e il nuovo potere fanno riferimento a lei più che a Berlusconi? Le hanno detto, Eccellenza, di tutte le cose che stanno facendo, magari alle sue spalle, ma di cui lei - la avvertiamo - risponderà politicamente? Tace Tata, il padrone postfascista di Bari, che i prosseneti o i gelatai della Città Vecchia non oserebbero mai disturbare; ma parlano, finalmente, tutti quelli che, giorno per giorno, osservano ciò che capita: sarà silenziosa e non omicida la Cupola barese, soltanto perché finora non ha avuto bisogno della lupara e dei morti ammazzati per far affari? O la grande marmellata dei poteri, nuovi e vecchi, tra Caf, Neofascismo e imbelle borghesia tatarellian-berlusconiana farà, alla fine, Bari come Palermo? Ricordate che sussiste, indelebile, la maledizione di Aldo Moro. Alberto Staterà Bari sotto choc. A destra, il direttore della «Gazzetta del Mezzogiorno» Franco Russo, ' arrestato. ""Sotto; Giuseppe •Tatarella f