Armati di una penna contro i killer di Allah

Armati di una penna contro i killer di Allah CRONISTI NEL MIRINO Armati di una penna contro i killer di Allah LALGERI A stampa algerina ha pagato le sue battaglie per la democrazia e la libertà di stampa con l'uccisione del trentesimo giornalista, in tre anni di tragica crisi nazionale. Uccidendo Mohamed Abderrahmani, i gruppi armati dell'opposizione hanno voluto alzare il tiro e colpire il direttore di El Mudjahid (Il Combattente), il giornale simbolo della lotta di liberazione nazionale. Mohamed Abderrahmani, detto più brevemente «Abd», aveva militato nella Federazione di Francia del Fronte di Liberazione Nazionale; poi, ritornato nell'Algeria indipendente, aveva percorso rapidamente tutti i gradi del giornalista, da cronista a inviato speciale, infine da direttore, e anche «Abd» non si era mai fatto scortare, pur avvertendo il pericolo. Anzi usciva con amici e colleghi per la strada, per «sentire il senso del popolo». Ci si trovava spesso in una «caféterie» a cinquanta metri dal giornale. Instancabile narratore di storie popolari, vere o inventate, «Abd» qualche volta trovava la narrazione per ricordare un collega ucciso, e per celare l'emozione la voltava in sberleffo, dicendo: «Tanto prima o poi tocca a tutti, a te e, perché no, anche a me». Stavolta è toccato a lui. El Mudjahid fu fondato nel 1956, quale portavoce del Fronte. Concepito in gran parte in zone di guerra, veniva stampato in Tunisia sotto la direzione di Redah Malek. Poi prese forma di quotidiano in Algeria a partire dal 22 giugno 1965, diventando scuola di giornalismo e di formazione professionale. Dall'estero arriva la solidarietà di tutti i colleghi dell'ucciso. «In Algeria è in corso un vero e proprio massacro sistematico di giornalisti», ha denunciato a Bruxelles la Federazione internazionale dei giornalisti (Fij) in una nota. «I giornalisti algerini sono in prima linea nella battaglia per la democrazia - ha detto il segretario generale della federazione Aidan White -. I terroristi sbagliano se credono così di mettere in ginocchio i giornalisti», ha affermato White, invitando la stampa mondiale ad essere solidale con i colleghi algerini «per impedire che vinca questo terrorismo sanguinario». «Siamo determinati a fare sì che i nemici della democrazia che sono dietro questa campagna brutale vengono consegnati alla giustizia», ha aggiunto. Questa sera nelle redazioni dei giornali algerini si commenta il barbaro attentato alla stampa. Domani, in segno di lutto, nessun giornale o periodico sarà in edicola. Anzi, ci sarà un giornale unico. L'Associazione degli editori ha deciso che tutte le redazioni collaboreranno alla confezione di un unico giornale in memoria di Mohammed Abderahmani. Il giornale sarà realizzato nella redazione e nella tipografia di El Mudjahid. Dove la scorsa notte si è vegliato. Si fa il giro delle redazioni - da «El Watan» a «El Massa», fino a «Liberté». Si commenta la situazione, si recrimina per l'assoluta insicurezza, si parla del pericolo che può essere esteso a parenti e amici, infine c'è una tensione che rende lucidi gli occhi e rauca la voce. Come diceva «Abd», è sempre possibile che oggi tocchi a me, domani ad un altro, ma sempre a chi lotta apertamente e senza tentennare. Le autorità, senza farne clamore, assicurano una maggiore e più professionale protezione per gli operatori della stampa. Ma come proteggerà chi, per lavorare con serietà ed efficacia, deve andare in mezzo alla gente, ed esporsi? L'anno scorso, negli ambienti degli intellettuali algerini si diceva «o la valigia o il funerale». In diecimila gli intellettuali hanno scelto la valigia e la via dell'estero. I giornalisti algerini non hanno fatto la valigia, e se continua così andranno a popolare i cimiteri. Antonio Acone Nella foto grande in alto un poliziotto in assetto antiguerriglia e qui accanto il giornalista ucciso ieri dagli islamici Mohamed Abderrahmani (FOTO ANSA]

Persone citate: Aidan White, Antonio Acone, Mohammed Abderahmani

Luoghi citati: Algeria, Bruxelles, El Mudjahid, Francia, Tunisia