E Prodi in discoteca debutta fra la «gente»

8 IL CANDIDATO A RIMINE E Prodi in discoteca debutta fra la «gente» RIMÌNI DAL NOSTRO INVIATO Quando compare Jasmine, labbra rosse, capelli biondi, trenta centimetri di tacchi e la metà di gonna. Romano Prodi sbarra appena appena gli occhi, poi sorride e nel fuoco d'artificio dei flash, abbraccia e bacia. Perbacco. Prodi passa come un fulmine dentro agli stand stroboscopici della Fiera dei discotecari, inseguito dalla musica e da parecchi sguardi di signorine carenate al minimo per offrire il massimo. Chiedono: ma chi sarebbe? Rispondono i cronisti: è Prodi, baby, l'antiberlusconi. E loro: Berlusconiii? Ma no, lasciamo stare. Anche perché il professore (che si guarda intorno come un turista giapponese: «Mai stato in una discoteca, ehm, non ho il fisico») scappa via veloce in questi labirinti di buio e frastuono. Mezz'ora di chiacchiere con i rappresentanti dei discotecari, molti elogi alla loro eccellenza economica (7 mila locali, 600 aziende, 6 mila miliardi di fatturato) e poi via in corsa chilometrica dentro alle Marche, con otto appuntamenti otto tra Pesaro, Fano e Ancona. Sole e nuvole di primavera sull'Adriatica, bagno di folla al cinema Politema di Fano poi anche a Senigallia, palasport, dove lo raggiungeranno le prime parole pronunciate da Berlusconi. Lo sa che l'ha chiamata professor Balanzone? E lui giù con una risata larga: «Ah sì? Ma aveva il discorso scritto o l'ha inventata lì per lì?». Prodi alza le spalle ma si capisco che la gara lo fa carburare per bene. «Lui ha le tv - dirà a metà pomeriggio - ma io ho il pullman, guardi quanta gente...». Ha il pullman e da oggi, anche una cassetta, proiettata per la prima volta nel cinema di Pesaro, in attesa della sua ascesa al palco. Cinque minuti di video girati a Bologna un paio di giorni fa, lui con maglione grigio e moglie accanto, che parla di sé e dei suoi progetti, prima in salotto, poi tra la gente in piazza, poi sotto casa. Genere berlusconiano? No, prodiano: «Certo che so i prezzi della frutta, se vuole glieli elenco...». Al Politeama compare tra gli applausi e quando gli chiedono di Berlusca, questa volta non si tira indietro. «Prima parlavamo di valori profondi, e io vi dico che li ha persi la destra, non la sinistra. Sapete come Vittorio Messori ha definito Berlusconi? Lo ha chiamato il grande scristianizzatore». E più avanti: «Mi chiedete quali siano le differenze tra noi due. Io sono per la libera concorrenza e lui è un monopolista. Io voglio privatizzare le aziende pubbliche, lui non ci pensa neanche. Io voglio tu- telare lo Stato sociale, lui vuole smantellarlo. Io penso a un risanamento economico del Paese proiettato sui tempi lunghi, lui ha la cultura dell'effimero e dei condoni. Vi basta?». A Senigallia stesso colpo d'occhio di platea, ma con più calore, più cori «Prodi, Prodi». Questa era (è?) terra democristiana, regno dell'Arnaldo Forlani che oggi è ridotto a ombra: mai neppure una do- manda sul potentissimo di ieri, ma molte, e preoccupate, sulla preponderanza del pds nella coalizione. Prodi, va secco: «Io non sono mai stato di sinistra. C'è solo Berlusconi che fa finta di crederlo. Mi sono dato un compito storico, riaggregare le forze cattoliche e quelle laiche, rendere forte il centro, favorire il cammino del pds verso il suo rinnovamento. Perché vedete - e questa volta il tono diventa suasi- vo - quello che fa ancora paura del pds non è il programma, ma l'apparato. Noi vinceremo se la sinistra saprà rinnovare gli uomini». A fine giornata, tra la gente che lascia la sala, senti cento volte le stesse impressioni: è bravo, peccato parli lento, peccato sia ancora poco conosciuto. Jasmine sarebbe d'accordo. Pino Corrias «Mi sono dato il compito di riaggregare cattolici e laici e aiutare il pds a rinnovarsi» Romano Prodi, leader dei progressisti

Luoghi citati: Ancona, Bologna, Fano, Marche, Pesaro, Senigallia