Il premier all'Assolombarda: adesso ci sono tutte le condizioni per accelerare il passo Dini la Stet privata entro l'autunno di Valeria Sacchi

Il premier all'Assolombarda: adesso ci sono tutte le condizioni per accelerare il passo Il premier all'Assolombarda: adesso ci sono tutte le condizioni per accelerare il passo Dini: la Stet privata entro l'autunno «L'azionariato diffuso ruoterà attorno al nocciolo duro» «L'Eni partirà entro l'anno, per l'Enel aspetto l'authority» MILANO. «Le privatizzazioni costituiscono un'occasione unica per far avanzare uno dei mutamenti strutturali più profondi in corso nel Paese». E ancora: «La volontà del governo di procedere sulla strada intrapresa si è ulteriormente rafforzata. 11 passo in questa direzione è diventato più spedito, cresce l'attesa dei mercati, è aumentato il consenso dell'opinione pubblica, perfino parti politiche in passato contrarie a qualsiasi ipotesi di riduzione della sfera economica pubblica, ormai la considerano ragionevole e opportuna». Così il presidente del Consiglio, Lamberto Dini, attacca, con forza, il suo intervento all'Assolombarda, dove è venuto a parlare agli industriali milanesi, su invito di Ennio Presutti. 0 piuttosto a rispondere alle loro sollecitazioni di «fare in fretta». Sul palco ci sono Marco Tronchetti Provera e Lucio Rondelli, interessati in particolare alla Stet, in platea siedono il presidente di Mediobanca Francesco Cingano, Leopoldo Pirelli e Luigi Lucchini. Afferma Rondelli: «Le banche italiane hanno sperimentato con successo gli interventi nella crisi industriale del 1992/93, le banche possono offrire soluzioni per le privatizzazioni». Aggiunge Tronchetti: «Le risorse aisponibili ci sono, manca una chiara volontà politica. Nessuno vuole una privatizzazione selvaggia, ma le Authorities devono essere sganciate dalla politica». Il presidente del Consiglio tranquillizza: andiamo avanti e in fretta, ma «a nessuno può sfuggire» che le privatizzazioni delle imprese di servizi comportano «la necessità di una serie di regolamentazioni dei monopoli naturali» e la promozione della concorrenza. L'utilità di portare queste aziende al mercato non si può ridurre alla raccolta di un «buon incasso», bisogna assicurare servizi migliori, aumentare la concorrenza, dare un nuovo impulso al mercato. Poi a proposito di Stet, che sarà privatizzata entro l'autunno, dirà: «Il governo perseguirà la massima diffusione della proprietà della Stet, prevedendo però che nella società privatizzata vi sia un centro di indirizzo strategico e di controllo del management. Esso non potrà che risiedere in un gruppo stabile di azionisti di riferimento con caratteristiche di pluralità e senza predominio di singole posizioni. Il governo esaminerà le proposte pervenute da due gruppi di banche». Dini ricorda le altre privatizzazioni già fatte e quelle in fieri: i collocamenti di Imi e Ina, che prevedono una Opv associata ad un gruppo di azionisti stabili che potrà comprendere «soggetti italiani ed esteri», la messa sul mercato di Enel per la quale si aspetta il sì della Camera all'Authority. Conferma l'avvio «entro l'anno» della privatizzazione dell'Eni. Sottolinea i «poteri speciali» che il governo potrà utilizzare e quelli da conferire alle Authority, di vigilanza sulle tariffe ai fini degli interessi della collettività. Secondo Dini, la diarchia tra impresa pubblica e pochi gruppi privati creatasi negli Anni Trenta e, da allora, dominante, ha finito per sacrificare gli azionisti di minoranza. Il crollo del sistema del- le Partecipazioni statali ha «rimosso l'ostacolo principale che bloccava il mercato della proprietà delle grandi imprese». Oggi lo Stato si ritira ma deve garantire alcune cose: non imporre modelli proprietari ma evitare la futura instabilità delle imprese, favorire la massima diffusione azionaria, introdurre ove sia necessario il tetto azionario e difendere le minoranze col voto di lista. Infine, Dini rivendica il merito del deciso impulso alla privatizzazione delle banche controllate dalle fondazioni, che libereranno ingenti risorse finanziarie, e i passi avanti verso pensioni integrative che garantiscano «ampia libertà di scelta». Nelle conclusioni, una indiretta punzecchiatura a Berlusconi, quando assicura che si possono raggiungere presto risultati rilevanti, e «davvero utili se, indipendentemente dalle proprie sorti personali, chi governa saprà guardare al futuro del Paese». La platea segue attenta, compreso il presidente del Senato Carlo Scognamiglio. Al dibattito, moderato da Salvatore Carruba, il ministro dell'Industria Alberto Ciò porta il conforto delle prossime scadenze parlamentari, conferma il progetto di stralcio per l'Authority Stet, ai fini di accelerarne la privatizzazione. Attilio Ventura difende la Borsa, afferma: «Non è vero che non esiste il mercato, e lo dimostrano le precedenti privatizzazioni. Se mai, mi stupisco che, per aziende come la Stet che sono quotate, esistano ancora dubbi e discussioni sulla via da seguire per privatizzarle»; e si augura che gli azionisti di riferimento siano «un vero nocciolo duro ben visibile». Poi tocca a Mario Monti, nella veste di commissario Cee, ricordare gli influssi benefici dell'Unione europea sulle privatizzazioni in termini di mercato aperto, concorrenza e disciplina. Infine, un «suggerimento» arriva dal presidente della Confindustria Luigi Abete: «E' necessario che chi gestisce una concessione pubblica sia obbligato ad investire nel suo core-business, altrimenti si rischiano nuovi monopoli privati». Valeria Sacchi Il presidente del Consiglio Lamberto Dini accelera sulle privatizzazioni

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